Da quanto mi pare di capire, il funzionamento dei sistemi Nova Somor, che riprende il meglio delle tecniche non solo del ventennio ma di cento anni di capacità creativa italica, capacità che contraddistingue la nostra identità, si basa sul riutilizzo dell’energia già presente in natura (sole, aria, ecc.), con un basso impatto e un basso consumo. In pratica si rientra in quella che un filosofo che forse più di tutti si è interessato alla questione della tecnica, Martin Heidegger, definiva come tecnica classica, che diversamente da quella moderna, riutilizza le energie presenti nel sistema, non le accumula, non usa la natura come fondo per estrarre e accumulare energia. Sei d’accordo con questa visione?
Completamente d’accordo. Si possono trovare gli stessi concetti nel nostro manifesto che si può leggere su www.novasomor.it alla pagina “il nostro progetto”.
Esprimiamo la nostra visione per un futuro migliore, dove la tecnologia torna ad essere semplice, duratura, riparabile e diffusa, a disposizione di tutti. Il nostro manifesto termina con una citazione di Nicolas Geurgesco Roegen, il padre della bioeconomia, che scrisse: “Ama le generazioni future come te stesso”.
Nei suoi scritti degli anni ‘70, troppo in anticipo sui tempi rispetto alla coscienza delle persone, postulava l’importanza di tornare, con tecnologie nuove, all’energia della natura e ad abbandonare il consumismo, vero cancro dei nostri tempi. A sua volta riprendeva la visione del già citato Giacomo Ciamician, che nel 1912 in La fotochimica dell’avvenire scriveva: “La civiltà moderna è figlia del carbon fossile; questo offre all’umanità civile l’energia solare nella forma più concentrata; accumulata nel tempo d’una lunga serie di secoli, l’uomo moderno se n’è servito e se ne serve con crescente avidità e spensierata prodigalità per la conquista del mondo. (…) Sull’arido suolo sorgeranno colonie industriali senza fuliggine e senza camini: selve di tubi di vetro e serre d’ogni dimensione – camere di vetro – s’innalzeranno al sole ed in questi apparecchi trasparenti si compiranno quei processi fotochimici di cui fino allora le sole piante avevano il segreto ed il privilegio, ma che l’industria umana avrà saputo carpire: essa saprà farli ben altrimenti fruttare perché la natura non ha fretta mentre l’umanità è frettolosa. E se giungerà in un lontano avvenire il momento in cui il carbone fossile sarà completamente esaurito, non per questo la civiltà avrà fine: chè la vita e la civiltà dureranno finché splende il sole! E se anche alla civiltà del carbone, nera e nervosa ed esaurientemente frettolosa dell’epoca nostra, dovesse fare seguito quella forse più tranquilla dell’energia solare, non ne verrebbe un gran male per il progresso e la felicità umana.”
Possibile che nel momento di apice dell’era elettrica, al tempo delle prodezze tecnologiche come le AI, sia possibile una svolta, o una parallela nuova direzione verso tecniche pre-elettriche o addirittura Carbon free, secondo sistemi ed esperienze, forse ancora nascoste, già in voga in varie zone del globo, dunque non solo nello sviluppato e avanzato Occidente, e ben narrate dal concetto di Jugaad Innovation? Altro che transizione ecologica e digitale mi verrebbe da dire…
La svolta è già in atto: l’innovazione frugale trova sempre più “adepti” in giro per il mondo, mentre la jugaad innovation si sviluppa in India fino a coinvolgere l’università.
Queste soluzioni tecnologiche viaggiano già in parallelo al nostro modello di sviluppo e noi faremmo bene a tenerle d’occhio e a farle nostre in ogni situazione in cui sono applicabili. La nostra tecnologia basata sull’elettricità e sull’elettronica, con l’energia, i dati, il cibo, l’acqua, ecc., prodotti in forma centralizzata e distribuiti con le varie reti agli utenti finali, è soggetta a rischi di collasso. Ad esempio, un blackout elettrico causato da un attacco hacker, da un sovraccarico della rete a livello europeo o da un brillamento solare particolarmente potente, farebbe rendere improvvisamente conto, specialmente a chi vive in città, quanto la sua esistenza dipende totalmente dall’esterno e da tecnologie basate sull’elettricità.
Immaginate una famiglia che abita al decimo piano al centro di una città: con il blackout non funziona l’ascensore, l’acqua non arriva più, il frigorifero si spegne, non è più possibile comunicare con gli smartphone, il riscaldamento non funziona e, una volta scesi in strada per cercare cibo e acqua nei negozi, si scoprirà che le transazioni con carta di credito non sono possibili.
L’India ha vissuto il peggior blackout di sempre a luglio 2012, quando 600 milioni di persone sono rimaste senza elettricità per 6 ore e fu il caos. Non stupisce che sia il paese in cui si sviluppa la jugaad innovation! Noi faremmo bene ad ispirarci, senza rinunciare alle nostre conquiste e comodità, ma preparandoci anche a situazioni difficili. Insomma l’ecologia non è l’unica buona ragione per sviluppare le linee di innovazione frugali di cui abbiamo parlato.
Roberto Siconolfi, classe ’83, campano, sociologo, saggista, mediologo. Uno dei suoi campi principali di ricerca è il mondo dei media, in tutti i suoi aspetti, da quello tecnico a quello storico e antropologico, fino a giungere al piano “sottile”, “magico”, “esoterico”.
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