Roberto Siconolfi – classe ’83, campano, sociologo, saggista, mediologo.
Maurizio Goetz affianca aziende e startup nell’innovazione della loro proposta di valore, fornendo strumenti per affrontare sfide complesse e cogliere opportunità nei mercati emergenti.
Combina creatività e metodologie multidisciplinari per guidare leader e team nell’esplorazione di scenari futuri, nella trasformazione di visioni radicali in soluzioni progettuali anticipanti e nella definizione di roadmap operative chiare.
L’approccio di Imagination Design Coaching promuove l’innovazione radicale e l’apprendimento generativo, supporta le organizzazioni a sviluppare competenze a prova di futuro, essenziali per prosperare in contesti in continua evoluzione.
Attraverso iniziative come gli Imagination Lab ei programmi di coaching strategico, favorisce la costruzione di una cultura aperta al cambiamento, in grado di tradurre visioni radicali, in strategie concrete e sostenibili.
A intervistare è Roberto Siconolfi , sociologo, saggista e mediologo. Collabora dal 2016 con numerose riviste e giornali cartacei e online. Scrive saggi e pubblicazioni scientifiche presso il CRIFU, ha insegnato Sociologia e mediologia alla UniTre, è relatore per il canale YouTube Libreria Cavour Esoterica. È, inoltre, relatore per Lab Academy e autore di molti dei nostri post sul blog.
Roberto Siconolfi: Maurizio, lei si definisce una corporate vision e un immagination designer. Sono ruoli innovativi e importanti per gli scenari aziendali del XXI secolo. Che tipo di ruoli sono? Quali le loro differenze fondamentali ed eventuali complementarità?
Maurizio Goetz: Il ruolo del corporate visioneer si concentra principalmente sulla definizione e sullo sviluppo di nuove catene del valore in nuove industrie nascenti, come ad esempio quella dell’ Advance Air Mobility , della logistica biomedicale con i droni o delle nuove forme di Edtech , che portano a lavorare in ambiti totalmente emergenti, in collaborazione con startup, università e spesso legislatori.
Questa figura professionale è impegnata nella codifica di nuove pratiche, nuove competenze e nuovi ruoli in settori di nuova formazione, anticipando le evoluzioni del mercato e integrando diverse tecnologie. L ‘imagination designer , d’altro canto, si focalizza sullo sviluppo di nuove capacità di anticipazione strategica , all’interno delle aziende, attraverso workshop e laboratori di immaginazione.
L’obiettivo è fornire alle risorse umane e al management competenze di immaginazione, comunicazione anticipante, foresight e pensiero aumentato, integrando strumenti come l’intelligenza artificiale generativa nei processi di apprendimento e innovazione. L’integrazione tra le due figure dipende dal tipo di interlocutore e dall’attività richiesta.
Nelle startup , il corporate visioner può identificare nuove aree di business , mentre l’ imagination designer può aiutare a sviluppare le competenze necessarie per operare in questi nuovi contesti. In aziende più consolidate, il corporate visioner può guidare la visione strategica verso nuovi orizzonti, e l’ imagination designer può facilitare il cambiamento culturale e l’adozione di nuove competenze.
Per fare un esempio concreto portare l’ intelligenza artificiale generativa nei processi di pre-innovazione e innovazione delle aziende è attualmente l’attività di consulenza maggiormente richieste.
Roberto Siconolfi: Venendo al corporate visioner, in quali campi ha prestato questo servizio? Ci sono esperienze concrete con le quali possiamo comprendere ulteriormente l’importanza di questo ruolo?
Maurizio Goetz: Un esempio concreto, come anticipavo, è l’ambito dei droni. Inizialmente utilizzati per ispezioni e riprese, oggi si stanno integrando nei processi aziendali. Nel settore della logistica dell’ultimo miglio per il trasporto di materiali urgenti come sangue e organi. Il corporate visioneer lavora per integrare diverse industrie (logistica, advanced mobility ) sfruttando tecnologie come il volo BV LOS ( Beyond Visual Line Of Sight ), l’ edge computing e l’intelligenza artificiale, in un contesto normativo in evoluzione.
Un altro esempio è l’agricoltura di precisione con droni , dove si passa da un loro utilizzo per la raccolta dei dati e l’analisi predittiva della situazione delle colture, allo spargimento di fertilizzanti, grazie ad un adeguamento anche nella legislazione, che porta ad uno spargimento di maggiore precisione e con minori derive. In entrambi i casi, il corporate visioner opera in modo sistemico per costruire una catena del valore che coinvolge tecnologia, processi, legislazione e attori industriali esistenti e nuovi.
Altri settori come le EdTech e l’ Human Resource Tech seguono dinamiche simili, integrando tecnologie come la robotica, l’intelligenza artificiale e le neuroscienze per creare nuove soluzioni e processi più performanti.
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Roberto Siconolfi : E per quanto riguarda l’ immagination designer ?
Maurizio Goetz: L’ immagination designer contribuisce allo sviluppo di processi di reskilling e upskilling delle risorse umane organizzando workshop e laboratori focalizzati sull’immaginazione e sulle competenze correlate. Le competenze chiave includono l’immaginazione progettuale, la comunicazione anticipante (la capacità di comunicare scenari futuri in modo efficace), il foresight (la capacità di anticipare i cambiamenti futuri) e il pensiero aumentato (l’integrazione di strumenti come l’intelligenza artificiale generativa per potenziare i processi cognitivi).
L’obiettivo è promuovere un cambiamento culturale all’interno delle aziende, spostando il focus non solo sulla tecnologia ma anche sullo sviluppo delle capacità umane di pensare in modo innovativo e di adattarsi a contesti in rapida evoluzione.
Questo approccio mira a integrare l’intelligenza artificiale come uno strumento di supporto cognitivo in un assemblaggio socio-tecnico , come lo definirebbe Cosimo Accoto.
Roberto Siconolfi : E in questa interazione partecipata uomo-macchina si crea quello che lei definisce come il “ terzo spazio creativo ”. Ci può chiarire meglio questo concetto, questo spazio ?
Maurizio Goetz: La relazione tra l’essere umano e l’intelligenza artificiale si evolve verso una dinamica dialogica emergente. In questo contesto, il “ terzo spazio creativo ” rappresenta un’area in cui, attraverso l’interazione tra le capacità umane e quelle dell’IA , emergono risposte e idee che né l’uomo né la macchina avrebbero potuto generare da soli.
Questo spazio si crea grazie alla capacità dell’IA di adattarsi al mindset e al frame cognitivo dell’utente, stimolando nuove intuizioni e prospettive.
Non si tratta di stabilire se l’IA sia creativa o meno, ma di esplorare il processo emergente che scaturisce dalla relazione dialogica, un processo che può portare a risultati dirompenti e inaspettati.
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Roberto Siconolfi: E riguardo questo processo emergente, che cos’è l’“ apprendimento emergente ”?
Maurizio Goetz: L’intelligenza artificiale influenza profondamente i processi di apprendimento, spostando l’attenzione verso un “ apprendimento emergente aumentato “.
Questo approccio sfrutta la capacità dell’IA di elaborare informazioni in modo non lineare e di fare ragionamenti paralleli e multidimensionali, a differenza del tradizionale pensiero lineare umano.
La “ elaborazione non lineare ” degli output generati riflette questa capacità dell’IA di connettere elementi apparentemente distanti, creando nuove associazioni e percorsi di pensiero.
L’apprendimento emergente aumentato si basa sulla costruzione di nuovi processi che integrano le capacità dell’IA per favorire un apprendimento più dinamico, personalizzato e capace di affrontare la complessità del mondo attuale, con quelle dei team.
Roberto Siconolfi: Il suo è una sorta di panpsichismo , dove tutte le forme umane o macchine, o anche animali, vegetali e minerali, possiedono una propria porzione di intelligenza, di psiche per essere più precisi, concorrendo al Tutto cosmico . Mi pare che definisce specificamente questa visione nel concetto di “cogni sfera”?
Maurizio Goetz: La “cogni sfera” può essere definita come una sfera cognitiva interconnessa che include sia le menti umane che i sistemi di intelligenza artificiale. L’intelligenza artificiale contribuisce a questa cogni sfera ampliando le capacità cognitive collettive, facilitando connessioni tra informazioni e individui, e rendendo più evidenti dinamiche di interconnessione che potrebbero già esistere ad un livello più sottile.
L’IA, integrandosi con le capacità umane, può potenziare la creazione di conoscenza e l’emergere di nuove forme di intelligenza, inclusa una possibile “ intelligenza ambientale ” derivante dalla sua capacità di interagire con e interpretare dati provenienti dal mondo fisico attraverso sensori di diverso tipo.
Roberto Siconolfi: C’è in tutto questo, dunque, una notevole base epistemologica, ma anche filosofica, oserei dire metafisica : l’ingresso di nuove tecnologie sempre più evolute e sofisticate ci impone anche un cambio di paradigma dal punto di vista della filosofia, della conoscenza e del modo di stare al mondo più in generale?
Maurizio Goetz: Filosoficamente, la relazione uomo-macchina solleva questioni fondamentali sulla natura della creatività e della coscienza. Mentre alcuni dibattono sulla possibilità che l’IA possa sviluppare una coscienza o una creatività paragonabile a quella umana, un approccio alternativo si concentra sulla relazione dialogica e sul “ terzo spazio creativo “.
In questa prospettiva, la creatività emerge dall’interazione, e la macchina diventa uno strumento di simulazione cognitiva che può estendere e potenziare le capacità umane. La tecnologia può essere vista come un elemento che si integra con l’essere umano, influenzando il suo modo di pensare e di interagire con la realtà.
Roberto Siconolfi: Come si può intendere la creatività nel contesto delle macchine e dei sistemi di intelligenza artificiale, anche in assenza di una coscienza umana?
Maurizio Goetz: Nel contesto delle macchine, la creatività può essere intesa in un senso più ampio come la capacità di adattarsi ad un ambiente in mutazione .
Da questo punto di vista, anche in assenza di una coscienza umana simile alla nostra, un sistema di intelligenza artificiale può dimostrare una forma di “ creatività adattiva ” attraverso la sua capacità di generare nuove soluzioni, connettere informazioni in modi inaspettati e rispondere a stimoli ambientali in maniera innovativa.
Questa prospettiva si discosta dalla tradizionale concezione antropocentrica della creatività e guarda alle capacità emergenti dei sistemi complessi di evolvere e di trovare nuove forme di interazione e di soluzione.
L’imagination designer , in questo senso, utilizza l’immaginazione come una facoltà per colmare i vuoti di conoscenza e per esplorare ciò che non esiste ancora, indipendentemente da come venga definita la creatività delle macchine.
Roberto Siconolfi, classe ’83, campano, sociologo, saggista, mediologo. Uno dei suoi campi principali di ricerca è il mondo dei media, in tutti i suoi aspetti, da quello tecnico a quello storico e antropologico, fino a giungere al piano “sottile”, “magico”, “esoterico”.