Un chip nel cervello: le tecnoscienze oggi
Oggi le tecnoscienze si muovono su settori svariati che potremmo suddividere in:
- Conoscenza e manipolazione, se non creazione, della vita umana, e dell’interno del corpo (biotecnologie e genetica);
- Conoscenza e la manipolazione di tutto ciò che è al di fuori dell’uomo (spazio);
- Conoscenza e manipolazione di quelle forze che consentono la vita stessa e la relazione tra la vita stessa (energia e comunicazione).
Dal punto di vista della biotecnologia e della genetica si è giunti a CRISPR-Cas9: una tecnica di editing genetico che consente di modificare il DNA con precisione, molto utile in biomedicina e l’agricoltura.
Poi il progetto genoma umano: che consente una mappatura completa del DNA umano, aprendo nuove strade alla medicina personalizzata.
Sul fronte spazio abbiamo le missioni spaziali, con lo sviluppo di tecnologie per l’esplorazione spaziale, come i rover su Marte e le missioni di SpaceX sempre di Elon Musk o NASA, con l’obiettivo di colonizzare altri pianeti. E poi, gli osservatori astrofisici, con telescopi come il James Webb Space Telescope che esplorano l’universo profondo, migliorando la nostra comprensione dell’origine e della struttura del cosmo.
Sulla questione energetica, abbiamo la ricerca per le rinnovabili, con lo sviluppo di tecnologie solari, eoliche e di altre fonti rinnovabili per combattere il cambiamento climatico.
E poi il campo delle batterie ad alta capacità, sempre per energie rinnovabili e veicoli elettrici.
Un chip nel cervello: tra auspici, fantasticherie ed hype
Ma le tecnoscienze hanno anche un altro livello, un livello potremmo dire ideologico, a tratti religioso, quello costituito dal cosiddetto transumanesimo.
In questo senso, le ricerche e le conquiste in ambito medico e scientifico diventano il mezzo, se non il pretesto, per progetti di potenziamento, o di superamento, dell’umano con l’ausilio delle tecnoscienze. E pur non potendo considerare Elon Musk un vero transumanista, ma bensì un lungotermista, questo è anche il caso di Telepathy, atto, secondo le idee di Musk, a realizzare una vera simbiosi uomo-macchina, e a potenziare l’umano, per difenderci da uno scenario dominato da una IA malvagia.
Sul transumanesimo, così come sul postumanesimo e su tutta una serie di tendenze sub-culturali legate al recente progresso tecno-scientifico, abbiamo scritto in altri articoli.
In generale vi sono delle aspirazioni legate sia allo sviluppo di frontiera delle tecnoscienze, sia ai desiderata delle suddette ideologie.
E questo In particolare nei settori delle nanotecnologie, biotecnologie, neurotecnologie, occhi, orecchi, muscoli e cuore artificiali, training della memoria, e poi terapie anti-age e ricerca longevità, garage biology, robot emozionali, ectogenesi, modificazioni corporee, riprogettazione sistema digestivo e del cervello, programmazione del sangue, espansione oltre il sistema solare (vedere teoria della Singolarità), nanoarmi e polveri intelligenti (vedere progetti DARPA), e tanto altro ancora.
Tuttavia i risultati allo stato attuale sono molto limitati, non si riesce ad andare oltre quella gigantesca bolla di entusiasmo, generata anche come vera e propria strategia di marketing, e che viene definita hype, e dalla quale lo stesso Elon Musk non sembra esente, con continui annunci roboanti circa le prodezze della sua ricerca, utili a ricevere fondi.
Su questo si innesta il meccanismo primavere-inverni, che sta alla base soprattutto degli sviluppi delle Intelligenze Artificiali.
Un chip nel cervello: la spirale primavera-inverno
Se a detta di Andrew Ng, capo scienziato presso Baidu Research e figura di spicco nel campo dell’apprendimento automatico e dell’intelligenza artificiale, i miglioramenti sono giunti a un livello tale che il boom può durare, ma per altri invece l’inverno sta già arrivando.
La spirale primavera-inverno, sta alla base del progresso sulle IA, e consiste nell’accumularsi di tutta una serie di entusiasmi iniziali, i quali caricano a molla le aspettative, seguiti da risultati che però non arrivano, finanziamenti che si bloccano, interessi che svaniscono, e pessimismo che comincia a circolare. Una reazione a catena, insomma, che porta a un collasso del settore e della ricerca, e tutto l’entusiasmo esplode come in una bolla.
I primi a coniare il termine Inverno dell’IA furono, nel 1984, Roger Schank e Marvin Minsky, i quali avvertirono che l’entusiasmo degli anni ’80 avrebbe portato a delusioni simili a un inverno nucleare, con riduzioni dei finanziamenti e la fine della ricerca seria.
Nella storia diversi sono stati i periodi definiti come inverni delle IA, a partire dagli anni ‘60.
L’interesse per l’IA è rinato intorno al 2012 con aumenti di investimenti, grazie soprattutto ai progressi nell’apprendimento automatico, ma un nuovo inverno si è ripresentato tra il 2020 e il 2022 probabilmente a causa del Covid-19.
Infine, abbiamo una nuova primavera dal 2022, con livelli record di interesse, finanziamenti, e innovazioni, e con successi come Google Translate, AlphaGo e ChatGPT, oltre ad altre numerose applicazioni quotidiane e professionali.
Un chip nel cervello: le conquiste tecnologiche effettive
Più in generale, andando oltre sia la questione del chip che della dinamica dell’hype e della spirale primavera-inverno, possiamo effettuare alcune considerazioni.
In altri articoli, abbiamo detto che potremmo considerare l’uomo già come transumano, data la connessione sempre più mediata che egli ha con gli ambienti e gli altri uomini, e proprio grazie allo sviluppo dei nuovi media.
È opinione anche di filosofi come Roberto Marchesini che la tecnica sia già incarnata, e addirittura nel nostro patrimonio genetico, il quale vive la tecnica proprio come una specie di pressione selettiva all’interno dell’andamento evoluzionistico.
Tra l’altro tale è il livello di immersione nella cosiddetta Infosfera, nel cyberspazio, che secondo un Luciano Floridi possiamo considerarci On Life, più che On Line o Off Line.
In altri articoli, addirittura, abbiamo affrontato i nuovi media da un punto di vista magico, andando cioè a vedere quei piani sottili che sono messi in gioco da tali dispositivi, e sostenendo la tesi che fondamentalmente essi, se letti in una chiave opportuna, aiutano a vedere la connessione già esistente tra le varie menti, di cui sono solo il tramite, per così dire, materiale – la tecnica rivela diceva Heidegger.
In ultima analisi, possiamo dire, che attraverso i personal computer, l’informatica, la telematica, il cyberspazio, e gli sviluppi già attuali delle IA, il grosso della rivoluzione tecnologico-digitale sia già avvenuta.
Ci sarà altro? lo scopriremo, per ora abbiamo le IA, in grado di processare grandi quantità di dati e darci informazioni, se vogliamo, a un livello maggiore quantitativamente e qualitativamente rispetto ad applicazioni come Google o Photoshop.
Attendiamo il resto, oltre primavere e inverni…
Un chip nel cervello: la tecnologia oltre la dicotomia
Questa chiosa arriva anche a concludere ulteriormente lo spirito dell’articolo, che a partire dallo stato di evoluzione del chip della Neuralink, vuole portarci con i piedi per terra rispetto a tutta una serie di dinamiche. Dinamiche più culturali, se non ideologiche, che non effettive.
Se il progresso delle IA, e tecno-scientifico più in generale, procede per primavere e inverni, il discorso culturale intorno ad esso procede secondo la dinamica degli apocalittici, e dei super-entusiasti, diversamente dalla dinamica “apocalittici e integrati” della quale parlava Umberto Eco in una sua celebre opera[1].
Da un lato, abbiamo infatti coloro che promettono le più grandi prodezze della scienza e della vita, pensiamo a un transumanista alla Ray Kurzweil, il quale addirittura parla nella sua teoria della Singolarità, di una sesta epoca dell’universo, nella quale l’universo coscientizza se stesso, diventando così ogni fenomeno pienamente intelligente e consapevole[2].
Dall’altro, invece, abbiamo chi praticamente sostiene che le tecnologie si evolveranno ad un livello tale da portare ad una catastrofe globale, magari forgiandosi di suggestioni escatologiche che vengono fuori da certe ricerche attuali che potrebbero tornare a dare la vista ai ciechi, come Gesù Cristo, o forse come l’Anti-Cristo.
Una partita tra ideologi del transumanesimo da un lato e posizioni neo-luddiste dall’altro, che vedono nella tecnologia e nei suoi progressi una specie di demone in salsa contemporanea.
Un chip nel cervello: viaggiare a quote più normali
In sintesi, è fondamentale nel nostro tempo restare con i piedi per terra, evitando di farsi sbilanciare in un’epoca di grandi cambiamenti, anche tecnologici, che sono effettivamente sconvolgenti.
Entrambi i fronti possono avere le loro ragioni, se ben ponderate, e preferiamo rimanere a quote più normali, con le quali leggere gli sviluppi delle tecnoscienze, apprezzandone le utilità, senza ideologismi, ma comprendendone i limiti, non privi di effettivi grandi rischi, ma rimanendo sul punto di vista della concretezza e della realizzazione.
Su questa sottile linea ci muoviamo per affrontare il nostro mondo e il progresso tecno-scientifico.
Bibliografia
[1] Cfr. Eco U., Apocalittici e integrati: comunicazioni di massa e teorie della cultura di massa, Bompiani, 1964.
[2] Kurzweil R., La singolarità è vicina, Apogeo Education, 2008, pp. 20-21, pp. 339-365.
Roberto Siconolfi, classe ’83, campano, sociologo, saggista, mediologo. Uno dei suoi campi principali di ricerca è il mondo dei media, in tutti i suoi aspetti, da quello tecnico a quello storico e antropologico, fino a giungere al piano “sottile”, “magico”, “esoterico”.
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