Daniel Casarin – Imprenditore ed analista indipendente, si dedica al mondo della comunicazione, del marketing, del business design e della trasformazione digitale.
L’evoluzione della situazione socio-sanitaria causata del COVID-19 ha costretto IKEA a chiudere temporaneamente circa 350 dei loro negozi (circa il 75%) tra marzo e agosto 2020, eppure la loro è una delle aziende che meno ha risentito di questa crisi economica; paradossalmente, il momento storico e la loro gestione hanno contribuito a migliorare un modello di business ritenuto già ottimo.
Provate a chiedere a tutte le persone che conoscete se hanno mai sentito parlare di IKEA. La risposta sarà quasi sicuramente sì. Provate a chiedere loro se hanno mai effettuato acquisti da IKEA o se lo consiglierebbero ad altre persone. Anche in questo caso, la risposta sarà quasi sicuramente affermativa.
Punti chiave dell’articolo:
Rispetto alla concorrenza, IKEA è riuscita a imporsi sul mercato applicando la psicologia al marketing, dando vita a ciò che viene chiamato Effetto IKEA
Dallo studio degli articoli alla disposizione delle aree espositive, passando per i bar e i ristoranti presenti all’interno dei negozi IKEA, tutto viene curato nei minimi dettagli con un preciso obiettivo: spingere il cliente all’acquisto
I concetti alla base dell’Effetto IKEA possono essere estrapolati e adattati in altre realtà aziendali, per migliorarne l’efficacia e la produttività
Perché IKEA ha avuto e continua ad avere così tanto successo? Perché non hanno incontrato e continuano a non incontrare particolari problemi nel fidelizzare la propria clientela ed espandere la propria rete di vendita?
È fondamentale rispondere a queste e ad altre domande in merito a ciò che viene definito come un vero e proprio fenomeno, meglio conosciuto come Effetto IKEA (IKEA Effect).
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Come gestire una pandemia globale
secondo IKEA
Spesso in questo ultimo anno abbiamo letto di tante aziende e imprese costrette a ridurre i loro affari o a cessare del tutto (o quasi) le proprie attività.
La recessione economica che stiamo affrontando a livello globale non sta facendo sconti a nessuno e il clima di incertezza che si è creato non contribuisce a schiarire i dubbi e le preoccupazioni per il futuro.
Questo però non sembra condizionare particolarmente IKEA , azienda leader nel settore arredi. Perché? Qual è il segreto del loro successo?
Secondo i dati aggiornati al 2019, attualmente esistono 433 negozi IKEA in tutto il mondo per un totale di circa 210,000 dipendenti (Statista).
I numeri di IKEA nell’ultimo anno
Per quanto riguarda gli acquisti in negozio, nell’anno fiscale 2020 IKEA ha dato il benvenuto a circa 825 milioni di clienti rispetto a 1 miliardo di clienti nell’anno fiscale 2019, con guadagni pari a € 39.6 miliardi rispetto ai € 41.3 miliardi dell’anno precedente.
Secondo quanto riportato, il 2020 ha indirettamente contribuito a cambiare le abitudini stesse dei clienti .
Se prima si effettuavano acquisti di natura più “variegata”, in linea con la filosofia che
guida IKEA, nell’ultimo anno si è notato un incremento non indifferente nella vendita di arredi di
media-grossa taglia (dai “singoli pezzi” come i divani o gli armadi alle “stanze intere” come cucine, camere da letto e bagni, acquistati “in blocco”).
Un primato rispetto all’acquisto degli accessori come gli oggetti per la casa (posate, bicchieri, lampade) o comunque mobili di dimensioni medio-piccole (sedie, tavolini, comodini).
Il motivo principale è dovuto ovviamente alla necessità di doversi confrontare quotidianamente con i rischi posti dal Covid-19, che ha limitato esponenzialmente gli spostamenti fisici
rispetto al passato.
Ma bisogna anche considerare il cambio di mentalità che questa pandemia sta contribuendo a creare in tanti clienti IKEA.
Oggi, nel 2021, ci si approccia allo shopping in maniera più razionale, prediligendo l’utilità e la necessità al superfluo e all’impulsività.
L’efficacia della vendita online
Soprattutto nei mesi più critici della pandemia, nello specifico tra marzo e aprile 2020, anche IKEA ha visto un incremento nella vendita online.
Contrariamente a quanto si possa pensare, il ramo eCommerce di IKEA non è mai stato “decisivo” in termini di guadagni e profitti, infatti fino al 2019 le vendite online ammontavano ad “appena” il 10% del fatturato totale.
Nel corso del 2020, invece, il sito web di IKEA è stato letteralmente travolto dalla loro clientela (abituale e non), contando più di 4 miliardi di visite e incrementando le vendite online del 45% sull’anno precedente. Dati che, se messi in prospettiva, ammontano a circa il 16% delle vendite totali di IKEA nel solo anno fiscale 2020.
In totale, al netto delle tasse e delle spese operative sostenute, IKEA ha comunque chiuso il proprio bilancio 2020 con un profitto di €1.731 milioni (Fonte: IKEA).
Come invogliare i clienti all’acquisto?
Nel settore degli arredi, IKEA ha numerosi concorrenti in tutto il mondo, tanto nei mercati locali quanto in quelli internazionali, eppure non tutti riescono a competere efficacemente con il colosso svedese.
Se avete visitato un negozio IKEA almeno una volta nella vostra vita, avrete sicuramente notato un rapporto qualità-prezzo estremamente vantaggioso rispetto alla concorrenza .
Potreste aver dato per scontato che la motivazione riguardi i materiali utilizzati nella maggior parte dei prodotti offerti (principalmente legno o truciolato), sicuramente più economici di altri legni di maggior pregio metalli.
Ma non è sempre così.
Il segreto alla base di questo rapporto qualità-prezzo è una strategia di marketing studiata con attenzione.
In fase di R&D (ricerca e sviluppo), la priorità di IKEA è il prezzo finale al quale verrà poi offerto il prodotto al cliente.
Ci si impone un budget massimo per ogni nuovo oggetto e si concentra lo studio attorno a quel budget, tenendo in conto:
Estetica
Funzionalità
Montaggio finale (che sarà ad opera del cliente)
A differenza dei propri concorrenti, IKEA non si focalizza necessariamente sulla “bellezza estetica” in sé, ma sulla possibilità di offrire un determinato prodotto ad un prezzo prestabilito.
IKEA vende un’esperienza
La strategia di marketing di IKEA fa in modo che i clienti si sentano invogliati all’acquisto non soltanto perché attratti dall’estetica di un determinato prodotto, ma dall’insieme dei 3 fattori appena citati, ossia estetica, funzionalità e montaggio finale.
Se un prodotto è “bello”, funzionale e costa (relativamente) poco, sarà sicuramente più attraente di un prodotto offerto da un’azienda concorrente.
Ma non solo.
Qual è l’esperienza che si può vivere con un prodotto? Sicuramente uno dei primi momenti offerti da IKEA riguarda
la fase di assemblaggio del prodotto stesso.
Da un punto di vista puramente logistico, se i prodotti non sono preassemblati è innegabile che i costi di fabbricazione e spedizione (dai fornitori ai negozi IKEA e da questi ultimi agli acquirenti) siano decisamente inferiori.
Ma IKEA, a differenza della concorrenza, non pone in questo aspetto un limite ma considera questa “necessità” logistica come un ulteriore valore aggiunto da offrire al cliente al momento della vendita.
In ‘The “IKEA Effect”: When Labor Leads to Love’ , uno studio del 2011-2012 dell’Università di Harvard a cura di Michael I. Norton, Daniel Mochon e Dan Ariely, è stato dimostrato quanto importante sia l’impatto psicologico sul (potenziale) cliente nei confronti di un prodotto IKEA da assemblare, rispetto ad un prodotto “già finito”.
In questo esperimento, è stato chiesto ai partecipanti di assemblare diversi prodotti (tra cui alcuni a marchio IKEA) e di esprimere in seguito le proprie opinioni sull’intero processo di montaggio.
I risultati sono stati interessanti.
Il grado di apprezzamento è stato più alto in quei candidati in grado di completare con successo l’assemblaggio, indicando soddisfazione nell’intero processo e vero e proprio orgoglio nell’ammirare in seguito il prodotto da loro costruito .
Si giunge ad una situazione all’interno della quale i clienti considerano la fase di montaggio dei loro prodotti, parte integrante del valore stesso dei loro acquisti.
Secondo questo studio, l’Effetto IKEA non si conclude al momento dell’acquisto.
L’Effetto IKEA passa per il momento dell’acquisto ma si sviluppa anche molto oltre.
È proprio questa sensazione di soddisfazione e orgoglio personale a costituire il vero segreto
di IKEA.
Come si trasforma il superfluo in necessario?
Vi è mai capitato di entrare in un negozio IKEA con l’intenzione di comprare uno o più articoli specifici e uscire con il carrello pieno di oggetti o mobili diversi da quelli inizialmente stabiliti?
Se la risposta a questa domanda è affermativa, allora l’Effetto IKEA ha funzionato anche
su di voi.
Questo perché ogni negozio IKEA è interamente progettato per questo scopo: catturare la totale attenzione del cliente e indurlo a considerare una miriade di acquisti come corollario della richiesta principale.
Se siete mai entrati in un negozio IKEA, avrete sicuramente notato, sul pavimento, qualcosa di molto simile ad una vera e propria segnaletica stradale, oltre ad una disposizione delle aree espositive talmente intricate da sembrare un labirinto.
Il concetto del labirinto funzionale
Secondo Marcus Engman, global chief designer di IKEA, la motivazione alla base di questa disposizione “particolare” delle aree espositive all’interno dei loro negozi è quella di accompagnare i clienti in un vero e proprio viaggio , come accade spesso nelle esposizioni all’interno dei musei.
Ciascun prodotto, ciascun oggetto, ciascun mobile, ciascuna “stanza”.
Tutto è accuratamente disposto in un ordine ben preciso e ha un posto specifico all’interno del viaggio.
Questo perché, sempre secondo Marcus Engman, noi esseri umani molto spesso cerchiamo ispirazione da quello che fanno gli altri.
Nel caso dell’arredamento di interni, oppure di esterni, questa costante ricerca di idee porta a cercare qualcosa di “già fatto” oppure di “già pronto” per prendervi spunto e immaginare così come potrebbe essere la propria casa o il proprio ufficio ideale.
Anche soltanto per la scelta di singoli oggetti presenti all’interno delle nostre case, poter vedere un contesto completo dove potrebbero essere inserite aiuta molto le nostre menti ed allontana la frustrazione tra l’ideale ed il reale.
L’intenzione è quella di far sentire i clienti a proprio agio, a casa, e di mettere loro nella condizione di effettuare acquisti per sentirsi bene con sé stessi e non soltanto per necessità .
La disposizione labirintica e a tratti claustrofobica delle varie aree espositive, è assolutamente importante in questo senso.
Da un punto di vista più pratico, invece la disposizione a labirinto spinge il cliente ad aggiungere più prodotti nel carrello, per evitare la spiacevole situazione di dover tornare indietro.
Ma gli aspetti curati da IKEA sono molteplici e non finiscono qui.
Avrete sicuramente notato la (quasi) totale assenza di finestre per favorire il ricorso a luci artificiali piuttosto che naturali.
Proprio come nei casinò, senza finestre e senza orologi è più facile perdere la cognizione del tempo e immergersi totalmente nell’atmosfera da shopping.
L’impulsività come guida all’acquisto
Dal punto di vista del neuromarketing, IKEA ritiene che se si escludono alcuni elementi naturali come ad esempio la luce solare, è possibile fare in modo che la mente venga stimolata in tutti i suoi 5 sensi in maniera artificiale.
In questo modo si offre ai clienti IKEA un’esperienza “pilotata” e in grado di influenzarne il potere decisionale: dagli acquisti sistematici e “ragionati”, si passa agli acquisti impulsivi ed “emotivi”.
Si cerca inoltre di stimolare il subconscio anche cercando di mettere il cliente nella condizione del doversi sentire quasi “obbligato” ad effettuare un acquisto, visto il tempo speso e l’impegno richiesto per navigare attraverso il labirinto.
Un’altra variabile cruciale del neuromarketing si basa sul numero limitato di scelte.
Molti studi hanno dimostrato che quando un cliente ha troppe opzioni di scelta tende a confondersi e a non acquistare nulla. Per questo motivo, nonostante l’immensa proposta, IKEA offre per ciascun pezzo una gamma limitata di colori e di variabili.
Secondo Alan Penn, professore della University College London, inoltre l’illusione della casualità nella disposizione degli articoli all’interno dei negozi è in realtà accuratamente ricercata , per fare in modo che i clienti vedano tutto ciò che IKEA ha da offrire loro e li spinga ad effettuare acquisti impulsivi piuttosto che razionali.
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Come si batte la concorrenza secondo IKEA
Il successo di IKEA è innegabile, ma seppur abbia radici svedesi, è ormai un’azienda estremamente globalizzata e al tempo stesso un’azienda che è sistematicamente in grado di imporsi sul mercato, sia locale che internazionale.
Ma come è possibile? Stiamo affrontando questo articolo partendo dalla convinzione che ci sia tanta psicologia e neuromarketing alle spalle della strategia di marketing adottata da IKEA, ma come viene impiegata questa psicologia nella vendita al dettaglio?
L’Effetto IKEA non si limita solamente alla disposizione degli oggetti all’interno del punto vendita, alla disposizione delle aree espositive, all’incentivare il fai da te, né tantomeno si limita nel concetto di unire l’utile (il fare acquisti) al dilettevole (il concedersi un po’ di relax), come vedremo nel paragrafo successivo.
L’Effetto IKEA lo si ritrova anche nello studio stesso dei prodotti che verranno poi messi in esposizione, e di conseguenza in vendita.
In particolare, esistono 5 caratteristiche essenziali che tutti i prodotti IKEA devono avere per poter essere messi in commercio :
Forma : che deve essere piacevole dal punto di vista estetico
Funzione : oggetti pratici che funzionino adeguatamente nella vita di tutti i giorni
Qualità : ammessi solo materiali che durino a lungo
Sostenibilità : impiegare esclusivamente materiali riciclabili (obiettivo entro il 2030)
Prezzo : che sia accessibile a tutti
IKEA ritiene che rispettando questi 5 punti, ci si assicurerà un vantaggio strategico non indifferente. Altre aziende concorrenti spesso si concentrano invece solamente su una o due di questi elementi.
Così facendo, riducono esponenzialmente la propria (potenziale) clientela perché non tutti saranno disposti, ad esempio, a pagare prezzi elevati per prodotti di qualità non alla pari con la richiesta economica, oppure prodotti che abbiano un design accattivante ma che siano poco funzionali in un contesto pratico.
IKEA invece questo lo ha capito molto bene ed è per questo che comunica a livello di tutti e 5 questi aspetti con efficacia.
L’acquisto e la sazietà: IKEA e la ristorazione
Mai fare acquisti con la fame: da questa massima IKEA ha tratto una strategia di marketing talmente efficace, da trasformare una scommessa in un vero e proprio impero (culinario), in grado di ergersi autonomamente al fianco dell’attività principale dell’azienda.
Entrando in un negozio IKEA, vi sarà sicuramente capitato di notare il bar/caffetteria interno, ma vi siete mai chiesti perché è posto quasi sempre in prossimità dell’ingresso?
Una risposta a questa domanda potrebbe essere di natura “logistica”, nel senso che un punto di ristoro, per essere funzionale e accogliente, necessita di spazi e attrezzature dedicate, impossibili da installare all’interno del labirinto vero e proprio.
Installarli all’esterno del negozio stesso, contribuirebbe invece ad accrescere un senso di “distacco” tra il fare la spesa e il fermarsi a bere un caffè o a consumare un pasto, che è l’esatto opposto di quelli che sono gli obiettivi di IKEA.
In realtà, la risposta più corretta è che anche in questo caso si tratta di una scelta di marketing ben precisa e ponderata; sicuramente tenendo in considerazione le necessità pratiche e di natura logistica, ma pur sempre una scelta radicata e intrecciata con il marketing stesso di IKEA.
Ingvar Kamprad, storico fondatore di IKEA, riteneva che “non si possono fare affari a stomaco vuoto” e per certi versi aveva ragione.
Un cliente non del tutto “sazio”, da un punto di vista dell’appetito, spesso si approccerà agli acquisti in maniera frettolosa.
La sua mente inizierà a concentrarsi sempre di più su quel bisogno di mangiare non prestando attenzione a tutto il resto.
Questo significa che la maggior parte dei prodotti in esposizione verranno quasi snobbati in favore di una spesa mirata o comunque ristretta al minimo essenziale.
Cosa che ovviamente si trova in diretto contrasto con la strategia di marketing di IKEA che, conseguentemente, andrebbe a ridurre (o addirittura annullare del tutto) l’Effetto IKEA, punto cardine della strategia stessa.
Ma non è sempre stato così.
L’evoluzione degli IKEA Cafè e degli IKEA Restaurant
In origine, questi punti di ristoro erano stati concepiti come un luogo in cui accogliere i clienti e offrire loro una possibilità per fare una pausa dagli acquisti, consumando una bevanda fresca oppure un pasto caldo; farli sentire semplicemente a casa.
Per fare un paragone, immaginatevi un bar situato in una stazione ferroviaria o in un aeroporto, oppure un’area ristoro adiacente alle stazioni di servizio in autostrada.
Il primo ristorante IKEA, risalente al 1956, aveva uno scopo e una finalità simili: offrire un’opportunità per rifocillarsi mantenendo al tempo stesso la praticità di un semplice
punto di passaggio.
La permanenza nelle aree di ristoro non era e non è quasi mai prolungata. Lo stesso valse anche per il primo ristorante IKEA e così sono andate le cose fino agli anni ’80.
Riprendendo il concetto del fondatore di IKEA, Ingvar Kamprad, ossia che fosse difficile fare affari a stomaco vuoto, negli anni ’80 il reparto marketing di IKEA incominciò a rendersi conto dell’effettivo potenziale di questi punti di ristoro.
Fu il momento dell’introduzione nel menù delle famose polpette di carne e questo non fece altro che accelerare una rivoluzione tanto inaspettata quanto inarrestabile.
Le sole polpette di carne diventarono talmente famose e rinomate, che ancora oggi IKEA ne serve più di un miliardo all’anno in tutti i suoi ristoranti ed è il singolo prodotto a marchio IKEA più venduto in assoluto nella storia dell’azienda.
Gerd Diewald, che si occupa della catena di distribuzione alimentare negli Stati Uniti per conto di IKEA, ha dichiarato che le polpette di carne sono considerate come il miglior metodo per vendere un divano.
Ovviamente, è un concetto che va ad espandersi e a coprire l’intero menù dei ristoranti IKEA, ma che contribuisce a rendere l’idea.
Far sentire a casa i clienti, contribuisce a migliorare il loro umore. Se sono di buon umore, saranno più inclini ad effettuare acquisti e andranno via spendendo più di quanto originariamente preventivato.
Ma IKEA non si è fermata qui
Al giorno d’oggi, i bar e i ristoranti IKEA hanno un’offerta di prodotti, pietanze e persino “materie prime” talmente vasta da essere diventati molto più di un semplice strumento di marketing per vendere divani, e anche molto più di semplici ristoranti o bar dove servire un drink o un piatto di polpette di carne.
Oggi è possibile acquistare prodotti culinari a marchio IKEA ed è possibile contribuire a salvare il pianeta, mangiando da IKEA.
Negli ultimi anni infatti, IKEA ha iniziato ad ampliare la propria offerta con cibi e ingredienti più salutari, più trasparenza nell’indicarne la provenienza, senza però dimenticare le origini.
Il risultato è un vero e proprio impero in grado di generare circa 2 miliardi di dollari annui.
Secondo Michael La Cour, direttore generale di IKEA Food Services, il segreto di questo enorme successo è da ricercarsi in tre aree distinte:
Maggiore efficienza : è innegabile che il produrre pietanze generi rifiuti da smaltire. IKEA si impegna a rendere il più efficiente possibile l’intero “dietro le quinte” della produzione e distribuzione dei prodotti culinari offerti dall’azienda, riducendo non solo l’impatto sull’ambiente, ma anche i costi derivanti dall’operazione.
Prezzi contenuti : i prezzi non devono essere eccessivamente alti. IKEA nasce e continua ad operare come azienda leader nel settore arredi e basa il suo successo sul rapporto qualità/prezzo dei suoi prodotti. Applicare lo stesso concetto alle loro offerte culinarie significa quindi ideare un menù che sia sfizioso, invitante, appetitoso, ma che non costi troppo.
“Uniformare” l’offerta : IKEA Food Services si è resa conto che per soddisfare i due precedenti punti, era importante assicurarsi che le loro proposte culinarie fossero quanto più possibile in linea con gli arredi offerti dalla “casa madre”. Soprattutto in fase di ricerca e sviluppo, si cerca di rispettare gli stessi 5 principi fondamentali che ciascun oggetto a marchio IKEA debba avere per poter essere messo in vendita, di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente: forma, funzione, qualità, sostenibilità e prezzo contenuto.
Cosa riserva il futuro per IKEA Food Services?
Esprimendosi in merito, Michael La Cour aveva delineato un progetto di espansione a medio-lungo termine, che aveva come obiettivo la separazione parziale degli IKEA Café e IKEA Restaurant dai negozi principali, in modo tale da creare una catena di bar e ristoranti più “tradizionali” in sedi distaccate, più vicine al centro città e di conseguenza più accessibili alla clientela.
Attualmente, IKEA Food Services serve circa 650 milioni di persone ogni anno in tutto il mondo, e secondo le loro proiezioni, questo numero non potrebbe fare altro che continuare a crescere in futuro.
Con una clientela abituale sempre più numerosa, ci si è resi conto che una quantità sempre maggiore di persone preferisce pranzare o cenare in un ristorante IKEA, anche senza poi effettuare acquisti. Sarebbe un’ottima opportunità espandere l’attività aprendo dei ristoranti “indipendenti” in aree più comodamente raggiungibili anche senza spostarsi in auto.
Il Covid-19 ha però rallentato questi piani espansionistici.
Non avrebbe infatti senso investire in ulteriori strutture, in una situazione così delicata a livello globale.
Come detto in precedenza, IKEA seppur sia una delle aziende che meno sta risentendo di questa crisi economica, è in ogni caso vincolata dalla necessità del dover mantenere alti i profitti a fronte degli ingenti costi di gestione.
Aprendo una vera e propria catena di ristoranti in un periodo come questo, non basterebbe una clientela già fidelizzata e “affezionata” per avere successo.
In attesa di tempi migliori, loro sono pronti a ripartire e ad accogliere i clienti nei loro ristoranti.
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L’Effetto IKEA può essere ripetuto?
Come detto in precedenza, l’Effetto IKEA non è un concetto ristretto ad un singolo aspetto della realtà aziendale.
Nel caso specifico di IKEA, i clienti non effettueranno acquisti basandosi esclusivamente sul prezzo di listino. Gli acquirenti “crederanno” solamente di effettuare acquisti basandosi sul prezzo di listino. Cosa significa?
L’Effetto IKEA sfrutta i processi cognitivi della nostra mente e ci fa credere che più alto sia il “coinvolgimento” nella creazione di qualcosa, più alto diventi anche il suo valore.
In tal senso, si sarà più disposti ad acquistare mobili e arredi da assemblare manualmente rispetto ai corrispettivi già assemblati, perché il grado di soddisfazione nel creare qualcosa con le proprie mani sarà sempre più alto rispetto al solo acquisto di un oggetto fine a sé stesso.
Arrivati a questo punto, vi starete chiedendo se queste applicazioni del neuromarketing siano circoscritte esclusivamente alla realtà svedese IKEA. La risposta non è così scontata.
Innanzitutto, bisogna fare una premessa e chiarire che non tutte le tipologie di aziende si prestano ad una “adozione” dell’Effetto IKEA.
Questo non significa però che non sia possibile prenderne spunto per creare il vostro Effetto IKEA, pensato accuratamente per la vostra azienda.
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Bisogni e necessità realistiche
Le persone non acquistano da IKEA perché vogliono sperimentare l’Effetto IKEA (del resto, è un processo cognitivo che agisce sul subconscio).
Le persone acquistano da IKEA perché vogliono una tavola attorno alla quale accomodarsi per mangiare, una scrivania su cui appoggiare il proprio computer per lavorare, una libreria dove raccogliere ed esporre i propri libri, un letto in cui dormire .
Si tratta, per la maggior parte, di soddisfare un bisogno o una necessità.
Ad incrociare questa consapevolezza, ci sono anche gli obiettivi aziendali.
In un contesto aziendale, non dovete sottovalutare l’importanza dell’avere a mente una lista chiara di obiettivi da conseguire e dovete mettere a punto una strategia efficace per coinvolgere in maniera produttiva le risorse interne.
La necessità e il bisogno di conseguire un obiettivo comune è ciò che incentiva alla comunicazione, al confronto, alla produttività.
Lavorare per la soddisfazione del cliente
Uno degli obiettivi principali di IKEA è quello di rendere migliore la vita di tutti i giorni per il maggior numero possibile di persone.
Similarmente, dovreste considerare anche voi l’importanza della collettività.
Non ci si dovrebbe concentrare esclusivamente sul vendere i vostri prodotti.
Bisognerebbe concentrarsi sul fare in modo che i vostri prodotti non soltanto vengano acquistati, ma che i vostri clienti trovino utili e soddisfacenti gli acquisti.
È necessario dare valore alla loro esperienza d’acquisto.
Una clientela fidelizzata è una clientela felice.
Aggiungere un tocco personale
Spesso IKEA permette alla propria clientela di personalizzare gli arredi e i mobili che andranno poi ad acquistare.
Questo permette di accrescere il valore percepito che l’acquirente attribuisce al prodotto, perché la personalizzazione degli oggetti spesso si traduce in una soddisfazione maggiore nel vederli poi all’interno delle proprie abitazioni.
La vostra azienda invece potrebbe beneficiarne per un motivo diverso.
Come accennato in precedenza, bisogna cercare di incentivare il confronto e il dialogo tra i dipendenti e i dirigenti, così come tra i dipendenti stessi.
Proporre idee, avere un dibattito e ascoltare le opinioni altrui, giungendo insieme ad una soluzione non farà altro che migliorare le relazioni interpersonali all’interno della vostra azienda e aumentarne la produttività.
Dall’Effetto IKEA alla tua azienda con Adv Media Lab
IKEA è una realtà presente in tutto il mondo con una notorietà impensabile per gran parte delle aziende.
Questa grandezza però è stata costruita a partire da una visione chiara e strategica sin dall’inizio. Per questo motivo, ancora oggi continua ad essere un colosso e ad avere qualcosa da insegnare a tutti.
Un’azienda che vuole crescere sul mercato e guadagnare terreno rispetto ai competitor dovrebbe partire da qui e prendere quegli aspetti che possono essere cruciali nella propria realtà.
Per intraprendere questi percorsi, un’azienda potrebbe sentire il bisogno di un supporto tecnico e professionale.
Noi di Adv Media Lab, da anni accompagniamo le aziende lungo queste trasformazioni.
Con un team di oltre 40 esperti, partiamo da consulenze personalizzate per individuare una digital business strategy e per definire gli step da seguire.
Un percorso che coinvolge tutta l’azienda, nel potenziamento e nella formazione delle risorse interne.
Una strada da seguire insieme, per guardare all’Effetto IKEA e per misurarlo sui propri obiettivi specifici.
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Effetto IKEA: un modello da imitare
L’Effetto IKEA è un argomento di studio decisamente affascinante, ma ricco di dettagli che possono fare la differenza tra una strategia di marketing vincente e una non altrettanto valida.
IKEA è riuscita a creare un impero sfruttando i vantaggi offerti dall’applicazione del neuromarketing, ma non significa che debba essere l’unica realtà ad esserci riuscita.
Da dove partire per provare a sviluppare l’Effetto IKEA nella propria attività?
Bisogna partire dal cliente e dalle sue esigenze.
L’obiettivo è andare oltre il prodotto e costruire una vera e propria esperienza. Proprio come IKEA ogni dettaglio ed ogni elemento dovrebbero essere studiati per costruire un percorso coerente ed efficace.
Un approccio che può e deve guidare tutte le aziende, a prescindere dalle dimensioni, e che può essere messo in atto negli store fisici ma anche negli eCommerce.
Daniel Casarin, imprenditore ed analista indipendente, si dedica al mondo della comunicazione, del marketing, del business design e della trasformazione digitale. Con oltre 20 anni di esperienza, esplora l’impatto delle tecnologie emergenti in ambito economico e organizzativo. Attraverso Adv Media Lab e altre iniziative imprenditoriali, collega la sua expertise multidisciplinare al mondo dell’impresa.