Postmodernità: l’epoca di Dioniso
Tuttavia vi è un importante passaggio di fase, un passaggio di epoca, che segna un cambiamento nel modo di concepire il mondo e del modo stesso di stare al mondo, almeno in Occidente.
Il passaggio dalla modernità alla postmodernità si consacra per un cambiamento anche dei suddetti modi.
La modernità si consacra come l’epoca delle filosofie e delle scienze dualiste, che dividono il soggetto dall’oggetto, che lo scindono, scindendolo anche dal Tutto.
A detta di Michel Maffesoli in Le réenchantement du monde[11], la modernità è portatrice delle grandi ideologie, grandi narrazioni di massa, che sulla base del kantiano dover essere, proiettano di continuo l’uomo al di fuori di sé, eludendo l’aspetto dell’esser-ci, alla maniera e in concomitanza della religione giudaico-cristiana, che estromette il divino dal mondo rendendolo doveroso di culto, come di un qualcosa che è separato dal mondo.
Con l’avvento della postmodernità, invece, sempre per il sociologo francese, in qualche modo si ha il ritorno di una paganità pre-cristiana, riscontrabile in tanti aspetti, dal ritorno dell’importanza della natura, dall’edonismo, da determinati modi di aggregazione tribalistici, dove alla luce di un totem, di un principio comune (squadra di calcio, genere musicale, modo di vestire e stile di vita, ecc.) si fa comunità – discorso che vale pure per le community internettiane.
Aggregazione tribalistica, rituali sociali, effervescenze emotive e momenti di ek-stasi collettiva, un’ek-stasi che è appunto uscita da sé, ma in compagnia dell’altro.
Bene in tutto questo quadro, sempre per Maffesoli, vi sono le tracce del ritorno di Dioniso, altra divinità del pantheon greco, opposto e complementare secondo Friedrich Nietzsche ad Apollo[12], in quanto rappresentante delle forze vitalistiche, della natura, irrazionali e diversamente da quelle ordinatrici della forma.
Spesso scambiato per un demone, da certe tendenze cristiane, celebrato da culti specifici e riti misterici, definito anche in termini psicoanalitici da Jung e Hillman, di questa figura viene celebrato il ritorno nel nostro tempo, anche come aspetto femminile del Sé, e dunque di una riemersione della parte creativa dell’essere, a discapito di quella semplicemente fredda e calcolante.
L’epoca di Dioniso: il dio dell’estro e della vitalità
La nostra epoca come epoca di Dioniso, una divinità particolare, unica, dagli aspetti controversi, contraddittori, ibridi (dio/animale, maschio/femmina, ecc.) e i cui culti per tali caratteristiche sono stati sovente banditi o limitati (impero romano), o demonizzati, o ancora il dio stesso è stato scambiato per un demone (cristianesimo medievale).
Accompagnato da menadi e sacerdotesse, portatore di brezze, frenesie, identificato con Bacco dai romani, diverse sono le fonti della sua storia.
Secondo la teogonia di Esiodo, è figlio di Zeus e Semele, ecco perché Dioniso (dal greco nysos di Zeus, giovane figlio di Zeus).
Apollonio Rodio lo definisce come nato due volte, il fanciullo dalla doppia porta – da Semele e Zeus, e poi alla morte di Semele dalla coscia di Zeus, il quale l’aveva protetto per evitare che morisse come la madre.
Definito anche divinità errante, punito con la pazzia da Era la quale non poteva fare a meno di riconoscerlo come figlio di Zeus, in quanto gelosa per l’ennesima unione di Zeus con una mortale, Dioniso vagava con il suo corteo di satiri e baccanti tra l’Egitto, l’India e la Tracia, dove affrontò varie battaglie (dai titani alle amazzoni).
Diverse le sue relazioni amorose, anche omosessuali, la sua storia fu descritta anche dalla tradizione orfica, un culto misterico della Grecia del V.I. secolo a.C.; ribattezzato Zagreo, viene fatto a pezzi dai titani e ricomposto da Apollo.
Intensità (cit. Roberto Calasso), contraddizione (cit. Giorgio Colli), vitalità, estro, la figura di Dioniso è centrale sia nell’ambito divino, intendendo per divino quell’insieme di forze e centri di energia presenti all’interno dello stesso uomo, sia in ambito storico, ma anche in ambito filosofico, psicanalitico e culturale ad ampio raggio.
James Hillman, riprendendo Carl Gustav Jung, critica però l’approccio psicoanalitico classico che privilegia la figura e l’espressione di stati di carattere apollineo, lucenti, ordinatori a discapito del lato emotivo e in ultima analisi del dionisiaco.
Questo provoca a detta di Hillman una non comprensione della persona, nella sua interezza di determinate sue pulsioni, le quali, se rimosse, vengono fuori sotto forma di comportamenti poi bollati come femminei, isterici, incontrollati, ecc.
Tecno-maghi: il dionisiaco nella nostra epoca
Nella nostra epoca l’importanza assunta dal medium ha sconvolto completamente la stessa sua nozione e concezione. Il medium non è più qualcosa di statico, di utilizzabile all’occorrenza, ma è un vero e proprio ente, sempre presente nella nostra realtà. Tutto è medium direbbe McLuhan, pure il denaro, le automobili, ecc.
Persino i vestiti, i quali rappresentano quella interfaccia che media tra il soggetto e il mondo esterno, l’estensione della nostra pelle, che a sua volta si fonde col messaggio, e che esprime la nostra stessa personalità, la modella, dunque non semplicemente un qualcosa per coprirsi o per rapportarsi al mondo esterno.
Per Baudrillard anche gli oggetti sono un medium, trascendono il loro scopo, il medium permea oramai tutto il nostro ambiente, direbbe Joshua Meyrowitz, la modificazione che è apportata da essi e dalla tecnologia più in generale è tale da aver alterato completamente il rapporto tra spazio e territorio, creando nuove forme di spazialità, metropoli elettroniche, plasmando e riplasmando tutto e le stesse relazioni sociali[13].
Plasmare e riplasmare la realtà, opera dei media, di tutta la scienza della cosiddetta postmedialità, opera dei nuovi media, opera della tecnologia, di tutta la tecnologia.
Un’opera tecno-magica, dove estro, creatività, si legano all’azione in questo ambito, radicandosi nei ritmi e nelle forze vitalistiche della natura, che sono insite nell’uomo stesso.
In tutto e per tutto l’opera di Dioniso nel mondo attuale, l’opera di Dioniso con i mezzi attuali.
Al di là della prometeica volontà di potenza, della volontà fredda e calcolatrice, questo è l’altro approccio, basato sul radicamento dinamico a quelle forze che si trovano nella natura ma anche dentro l’uomo, appunto.
Tecnologia e divino, o magico, un connubio sul quale pochi giurerebbero, eppure è questo il brodo di coltura, l’ispirazione profonda che ha spinto oltre oceano i guru della Silicon Valley a fondare la loro cittadella, e a dar vita alle proprie scoperte, così come ad altri miti della scoperta tecnologica (pensiamo a Jack Parsons e al campo della missilistica) a trarre la linfa per le loro intuizioni.
E così potremmo a ritroso tornare ai primordi dell’umanità.
Dioniso o Prometeo: il divino è presente anche nella nostra epoca
Il divino nella nostra epoca (apparentemente) materialista e consumista, il divino presente nell’opera tecnologica, multimediatica, nei grandi avanzamenti della scienza e delle tecno-scienze.
Nell’alternativa tra Prometeo e Dioniso c’è l’alternativa tra due modi di intendere tale opera e tali avanzamenti nei rapporti con la natura, a partire da quella umana.
Volontà di dimostrarsi potenti, ed eventualmente di sottomettere la natura con freddo calcolo e raziocinio, oppure scatenare il proprio estro, le proprie pulsioni assecondando la natura, seguendo i suoi ritmi e le sue dinamiche?
Questa è l’alternativa tra Prometeo e Dioniso, un’alternativa presente in tante manifestazioni della vita, non solo in ambito tecnologico e tecno-scientifico, ma anche in quello politico, sociale, psicologico.
Una cosa è sicura, il dato meramente tecnico, materiale, o legato alla produzione e al consumo, sono solo una parte, forse quella più superficiale del fenomeno da noi analizzato, e che la nostra epoca è forse tutt’altra epoca rispetto a quella intesa dal senso comune e a partire proprio da quella che è la cultura dominante.
Bibliografia
[1] Heidegger M., Die Frage nach der Technik (1953), in Vorträge und Aufsätze, Neske, 1957, trad. it. La questione della tecnica, in Saggi e discorsi, Mursia, 1976, pp. 5-27.
[2] Engels F., Marx K, Manifesto del Partito Comunista, Manes Editori, 1998, p. 7.
[3] Cartesio, Opere filosofiche, a cura di Garin E., 4 voll., Laterza, 1986.
[4] Maffesoli M., Il reincanto della tecnica, in Pireddu M. & Serra M., Mediologia, Napoli, Liguori, 2012, pp.127-133.
[5] de Toqueville A., La democrazia in America, a cura di Matteucci N., Collana Classici del pensiero, Utet, 2007.
[6] Esiodo, Teogonia, in Cassanmagnago C. (a cura di), Esiodo Opere, Bompiani, 2009.
[7] Snell B., Eschilo e l’azione drammatica, trad. it. Lampugnani Nigri, 1969, p. 121.
[8] Eschilo, Supplici – Prometeo Incatenato, a cura di Medda L., Oscar Mondadori, 2009.
[9] VV. AA., Prometheica Volume primo, Polemos editrice, 2021.
[10] Faye G., Archeofuturismo, Aga editrice, 2020.
[11] Maffesoli M., Le réenchantement du monde. Une éthique pour notre temps, La Table Ronde, 2007.
[12] Nietzsche F., La nascita della tragedia, a cura di Vivarelli V., Einaudi, 2009.
[13] Meyrowitz J., Oltre il senso del luogo. L’impatto dei media elettronici sul comportamento sociale, in Pireddu M. & Serra M., Mediologia, Napoli, Liguori, 2012, pp 224-239.
Roberto Siconolfi, classe ’83, campano, sociologo, saggista, mediologo. Uno dei suoi campi principali di ricerca è il mondo dei media, in tutti i suoi aspetti, da quello tecnico a quello storico e antropologico, fino a giungere al piano “sottile”, “magico”, “esoterico”.
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