Serena M. Calabrò: Tra le tematiche affrontate nel tuo libro c’è quella dell’ingegneria sociale, che associ alla sicurezza delle informazioni. Fornisci vari esempi, soprattutto in relazione a come il Professore organizza il piano, riconoscendolo come un altro personaggio chiave. A proposito di ingegneria sociale, vorrei sapere quanta consapevolezza hanno le aziende sull’importanza di questa tematica e quali possono essere le conseguenze di una trascuratezza riguardo la sicurezza delle informazioni.
Alessandro Manzo: L’ingegneria sociale è la scienza che studia i comportamenti legati ai sistemi organizzativi, in senso ampio, e si occupa anche del mondo dell’hacking. Pertanto, l’intrusione informatica è un tema centrale.
Citando un dato, anche se la fonte è basata su un ricordo, gli esperti concordano sul fatto che più della metà degli incidenti informatici sono causati da comportamenti errati. Quindi, non si tratta solo di disporre di strumenti informatici preventivi, ma è fondamentale la consapevolezza degli utenti sui comportamenti da evitare.
Un esempio diffuso è il phishing, ovvero email ingannevoli che invitano a cliccare su link per ricevere premi inesistenti. Nonostante esista una consapevolezza di base sull’ingegneria sociale, sia a livello privato che aziendale, la protezione dei dati dipende molto dal livello di sicurezza che si desidera mantenere.
Le aziende, disponendo di risorse limitate, devono stabilire priorità nella protezione dei dati. La serie ci offre una metafora utile su questo tema, mostrando come un gruppo di persone, attraverso l’inganno, riesca a penetrare sistemi ben protetti, come quello della Zecca di Stato. Questo esempio evidenzia fino a che punto un attaccante possa arrivare per introdursi in sistemi protetti informatici o in perimetri.
Serena M. Calabrò: Certo, l’ingegneria sociale è un tema che approfondisci nel libro “Fidati del Piano”. In conclusione, affronti anche l’argomento dell’approccio e della mentalità infinita. Potresti spiegarlo meglio e raccontarci come applicarlo praticamente in azienda?
Alessandro Manzo: La mentalità infinita è un principio espresso da Simon Sinek, antropologo. Questo concetto, sebbene non originariamente suo, è divenuto celebre con il suo libro “Il Gioco Infinito”. Il principio si basa sulla teoria dei giochi, secondo cui le aziende partecipano a un gioco non finito, ovvero non conforme alla definizione matematica di un gioco finito, caratterizzato da regole fisse, una durata predefinita e attori noti.
Per esempio, il calcio è un gioco finito: si conoscono gli avversari, la partita dura 90 minuti e le regole sono stabilite. Al contrario, nel gioco infinito, questi parametri non esistono. Un esempio nel contesto militare potrebbe essere la guerriglia, dove l’obiettivo del guerrigliero non è vincere immediatamente, ma continuare a combattere finché l’avversario non cessa di lottare. La guerra del Vietnam è un esempio classico di come l’esercito vietnamita abbia adottato la mentalità infinita.
Durante la guerra del Vietnam, i nord vietnamiti hanno perso circa 2 milioni di persone e praticamente tutte le battaglie. Tuttavia, sono passati alla storia come vincitori perché, a un certo punto, gli americani si sono ritirati, abbandonando il conflitto. Questo esemplifica la mentalità infinita: nel mercato delle imprese, si tratta di un gioco infinito senza un unico interlocutore, senza limiti temporali e con regole in costante evoluzione. È fondamentale adottare il principio del miglioramento continuo, non combattere contro i concorrenti, ma migliorare se stessi. Questo principio è collegato anche allo spirito della banda nella serie, per cui l’essenza era lo stare insieme, rendendo la coesione dell’unità l’obiettivo principale.
Serena M. Calabrò: Certo, adesso vorrei cambiare argomento per concentrarci su ciò che è successo dopo l’uscita di “Fidati del Piano”, ispirato alla serie di Netflix che, come abbiamo detto, è stata alternativamente amata e odiata. Sono curiosa: secondo te, come hanno reagito gli haters al tuo libro? Lo avranno letto? Hanno espresso considerazioni che potrebbero averli spinti a guardare “La casa di carta”? Hai qualche esempio concreto?
Alessandro Manzo: Sì, ci sono persone che, ad esempio, non hanno visto la serie ma hanno letto il libro. Quest’ultimo è stato scritto in modo tale da essere comprensibile anche a chi non ha seguito la serie, essendo pensato per un pubblico ampio.
Molte persone, dopo aver letto il libro, si sono poi dedicate alla visione della serie. Devo dire che il mio libro, pur essendo di carattere tecnico, è stato apprezzato dagli addetti ai lavori. Molti hanno evidenziato il suo aspetto divertente, un riscontro che mi fa piacere. Pur trattandosi di un testo tecnico, personalmente non sono un grande appassionato di serie televisive; non ho visto molte serie oltre a “La casa di carta”, forse solo due o tre. La narrazione non è così centrale per me. Tuttavia, la trama della serie si è rivelata perfettamente in linea e idonea a illustrare il mio lavoro, su questo non ci sono dubbi.
Serena M. Calabrò: Ottimo. E, per usare un termine alla Netflix, prevedi un sequel o una seconda stagione di “Fidati del Piano”?
Alessandro Manzo: Sì, è già in fase di lavorazione un seguito che, rivelandolo in anteprima, uscirà a settembre 2024. Questo libro racconterà il futuro dei sistemi di gestione, spiegato attraverso “La casa di carta”. Nel primo libro ho illustrato cosa sono i sistemi di gestione; nel secondo, esporrò la tendenza su cosa diventeranno nei prossimi anni, tendenza di cui già ora si intravedono i segnali. Sarà fondamentale conoscere e comprendere questi sviluppi per creare sistemi di gestione organizzativi adeguati. Quindi, sì, ci sarà un seguito.
Serena M. Calabrò: Ho finito le domande ma ho una curiosità finale: ami gli origami? Chi ha visto la serie sa a cosa mi riferisco!
Alessandro Manzo: Sì, l’origami rappresenta il simbolo del Professore, il suo scacciapensieri. Grazie al libro, ho scoperto cosa sono realmente, poiché all’inizio credevo fossero semplici creazioni di carta.
Il grafico del libro, che è anche un esperto nazionale di kendo, mi ha rivelato che gli origami incarnano una filosofia profonda. Questo era nuovo per me: gli origami, fogli di carta piegati che si trasformano in figure o animali, venivano anticamente usati per inviare messaggi segreti.
Apprendendo questo, ho pensato sarebbe stato interessante trasmettere il messaggio finale del libro attraverso il significato degli origami, simboleggiando qualcosa come un’organizzazione, un piano o un progetto che, nella sua essenza, nasconde concetti più profondi e velati, proprio come accade nei grandi progetti aziendali.
Se si tratta di progetti di alto livello, non sono mai limitati all’aspetto organizzativo o economico-finanziario; influenzano la vita delle persone, incidendo prima di tutto sulla loro esperienza. È quindi una metafora perfetta. Ho apprezzato questa prospettiva grazie a Guido, il grafico che ha realizzato una copertina molto bella, a mio parere, merito suo.
Serena M. Calabrò: Concordo! Benissimo io ho finito con le curiosità quindi ti ringrazio per la disponibilità, ci risentiremo più avanti per la “seconda stagione”, grazie mille!
Alessandro Manzo: Grazie ad Adv Media Lab per avermi dato l’opportunità di parlare della di questa piccola e grande avventura letteraria!
Serena è operation manager, Account Based Marketing e Account Based Growth specialist per Adv Media Lab. Con esperienza pluriennale specialistica tra marketing e advertising in grandi aziende, la sua attività ogni giorno gravita intorno allo sviluppo e pianificazione di strategie volte all’integrazione tra area marketing e vendite.
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