IA e postmodernità: la rivoluzione informatica e impatto nel mondo del lavoro
Da un punto di vista lavorativo, così come l’avvento dell’industria, delle rivoluzioni industriali, delle rivoluzioni capitaliste provocò i fenomeni sopradescritti di sovrappopolazione delle città e sottopopolazione delle campagne, di trasformazione del tessuto lavorativo, tanto industriale quanto agricolo, anche le ultime rivoluzioni industriali (la terza, e poi la quarta) hanno provocato fenomeni simili.
L’avvento dell’informatica, del computer, delle ICT, ha provocato cambiamenti strutturali del modo di produrre e fenomeni scompensativi di disoccupazione, ma anche compensativi di riqualificazione, reimpiego e conversione della forza lavoro.
Innanzitutto abbiamo l’automatizzazione dei processi, di attività svolte da persone, con la conseguente riduzione della domanda di lavoro in settori come la produzione industriale e l’amministrazione.
Una riduzione della richiesta di lavoro vi è stata sempre per via dell’automatizzazione di compiti ripetitivi e routinari. Questo ha portato alla riduzione della richiesta di lavoratori per svolgere queste mansioni.
Ma anche lavori altamente qualificati possono essere sostituiti.
E con lo sviluppo di algoritmi sofisticati e l’intelligenza artificiale (tema che affronteremo meglio nel prossimo paragrafo), pure alcuni compiti precedentemente eseguiti da professionisti come avvocati, contabili e medici possono ora essere automatizzati, riducendo la domanda di lavoratori in questi settori.
Inoltre, l’informatica ha reso possibile il trasferimento di lavori in paesi con costi del lavoro più bassi attraverso per via dell’outsourcing (esternalizzazione) e dei processi di globalizzazione.
Molte aziende hanno trasferito attività come il supporto clienti e lo sviluppo software in paesi dove i salari sono più bassi, causando la perdita di posti di lavoro nei paesi sviluppati.
IA e postmodernità: informatica e impatto occupazionale
L’informatica ha anche cambiato la natura del mercato del lavoro, rendendolo più volatile e competitivo.
Le competenze richieste evolvono rapidamente, il che può portare ad obsolescenza delle competenze della forza lavoro, amenochè non vi sia una riqualificazione.
Tuttavia, è importante notare che l’informatica ha anche creato nuove opportunità di lavoro in settori come lo sviluppo software, l’analisi dei dati, la sicurezza informatica e molti altri.
La chiave per affrontare la disoccupazione causata dall’informatica è l’adattabilità e la riqualificazione professionale, al fine di mantenere le competenze rilevanti nel mercato del lavoro in evoluzione.
IA e postmodernità: dati della disoccupazione tecnologica
Da un punto di vista tangibile, possiamo dire che i tassi di disoccupazione in molti paesi industrializzati sono stati influenzati dall’automatizzazione e dall’informatica.
I cambiamenti strutturali nel mercato del lavoro li rileviamo negli Stati Uniti.
Oppure settori come la manifattura e l’amministrazione sono stati particolarmente colpiti, mentre per compensazione settori emergenti come la tecnologia dell’informazione hanno visto un aumento dell’occupazione.
Inoltre l’impatto dell’informatica sulla disoccupazione può variare notevolmente da regione a regione, a seconda del livello di automazione, della presenza di industrie tecnologicamente avanzate e di altri fattori economici e sociali.
Ma l’impatto procede anche per un livello temporale, con ritmi di cambiamento nell’occupazione che possono essere accelerati dall’innovazione tecnologica.
In questi settori che subiscono una rapida automazione si riscontrano le variazioni più significative nell’occupazione.
Infine, anche in questo caso, un movimento di compensazione occupativa è possibile, grazie alla riqualificazione del lavoro e alla creazione di nuove opportunità.
E proprio nel settore tecnologico si può notare un aumento dell’occupazione in professioni legate allo sviluppo software, all’analisi dei dati e alla sicurezza informatica.
IA e postmodernità: misurazione innovazione tecnologica
Ma vi sono anche alcuni approcci per misurare l’impatto tecnologico sull’economia e la società nel suo complesso.
Questi sono essenzialmente 4:
- L’utilizzo di modelli autoregressivi vettoriali con restrizioni a lungo termine per individuare lo shock tecnologico[22][23]
- LA creazione di una misura del cambiamento tecnologico aggregato mediante residui di Solow ampliati[24]
- L’impiego di indicatori diretti come ricerca e sviluppo (R&D), spesa e numero di brevetti[25][26]
- L’utilizzo del numero di nuovi titoli pubblicati nel campo della tecnologia e dell’informatica per misurare il progresso tecnologico, che è coerente con la spesa per R&D e in grado di misurare il ritardo tra un cambiamento tecnologico e l’altro[27].
IA e impatto nel mondo del lavoro: le compensazioni
Anche con l’avvento dell’IA, avanzamento ulteriore della rivoluzione informatica e digitale, si immaginano contraccolpi, molti dei quali sono già in atto, oltre alle compensazioni.
Secondo “The Future of Employment: How Susceptible Are Jobs to Computerisation?” (uno studio di Carl Benedikt Frey e Michael A. Osborn), innanzitutto si prevede una tendenza verso la polarizzazione del mercato del lavoro, con la crescita dell’occupazione in lavori cognitivi ad alto reddito e in lavori manuali a basso reddito, a scapito dei lavori intermedi di routine.
E che le tecnologie avanzate, come il Machine Learning e la Visione Artificiale, porteranno a ulteriori cambiamenti nel mercato del lavoro, con alcune occupazioni che diventeranno automatizzate mentre altre no.
Sebbene l’estensione di questi sviluppi debba ancora essere valutata completamente, stime di MGI suggeriscono che algoritmi sofisticati potrebbero sostituire circa 140 milioni di lavoratori della conoscenza a tempo pieno in tutto il mondo.
In definitiva, il progresso tecnologico nel XXI secolo potrebbe contribuire a una vasta gamma di compiti cognitivi, che finora sono rimasti principalmente nel dominio umano.
Tuttavia, pochi sono i tentativi di leggere i futuri cambiamenti nella composizione occupazionale del mercato del lavoro.
Mentre le proiezioni occupazionali del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti per il periodo 2010-2020 prevedono una crescita netta dell’occupazione negli Stati Uniti in base ai modelli storici di personale, si specula su tecnologie che si trovano solo nelle prime fasi di sviluppo.
Ciò significa che i dati storici sull’impatto dei recenti sviluppi tecnologici osservati non sono disponibili.
Pertanto, ci concentriamo sull’impatto dell’automatizzazione sulla miscela di lavori esistenti nel 2010.
IA e impatto nel mondo del lavoro: computerizzazione e rischi
L’impatto occupazionale previsto è riportato nella Figura III (dello studio), e distingue tra occupazioni ad alto, medio e basso rischio, a seconda della loro probabilità di computerizzazione.
Secondo la stima, il 47% dell’occupazione totale negli Stati Uniti è nella categoria ad alto rischio, il che significa che le occupazioni associate sono potenzialmente automatizzabili in un numero non specificato di anni, forse un decennio o due.
Il modello prevede che la secondo ondata di computerizzazione dipenderà principalmente dal superamento dei problemi ingegneristici legati all’intelligenza creativa e sociale.
Ciò implica che le professioni in cui il lavoro umano ha un vantaggio comparato nei compiti che richiedono una maggiore intelligenza sociale e creativa sono meno suscettibili alla computerizzazione nel futuro prossimo.
IA e impatto nel mondo del lavoro: automazione, computer, algoritmi per big data
Nella storia, l’automatizzazione è stata principalmente legata a compiti ripetitivi e basati su regole.
Tuttavia, recentemente gli algoritmi per i big data e i robot avanzati stanno entrando in settori che richiedono riconoscimento di pattern e capacità manuali, cambiando così la natura del lavoro.
Nello studio, si valuta quanto i lavori attuali siano suscettibili a questi sviluppi tecnologici. Utilizzando una nuova metodologia, si stima la probabilità di computerizzazione per diverse occupazioni e si analizzano gli impatti previsti sulla domanda di lavoro, concentrandosi sul numero di posti di lavoro a rischio e sulla relazione tra probabilità di computerizzazione, salari e istruzione.
Si conclude che una percentuale significativa di posti di lavoro, soprattutto nei settori dei trasporti, degli uffici e dei servizi, è a rischio di automazione.
Inoltre, si nota una forte correlazione tra probabilità di computerizzazione, salario e istruzione, suggerendo una polarizzazione del mercato del lavoro verso occupazioni a basso salario e bassa qualifica.
IA: occupazione e disoccupazione oltre le logiche superficiali
Tuttavia, secondo AI and Jobs: The Role of Demand, un articolo di James Bessen, si sottolinea che l’effetto della tecnologia sull’occupazione va oltre la semplice logica dell'”automazione che provoca perdita di posti di lavoro” nelle industrie interessate.
L’automazione può influenzare pure la domanda e quindi l’occupazione, aumentandole.
Infatti, le nuove tecnologie non sostituiscono solo la manodopera con macchine, ma riducono anche i prezzi e possono migliorare la qualità, la personalizzazione o la velocità di consegna del prodotto.
La stessa domanda media l’impatto dell’automazione. E se l’IA non sostituisce completamente gli esseri umani e se la domanda è sufficientemente elastica, il cambiamento tecnico creerà posti di lavoro anziché distruggerli.
Infine, secondo The Impact of Artificial Intelligence on Employment di Giorgios Petropoulos, l’impatto dell’intelligenza artificiale sull’occupazione comporta la sfida di capire quale dei due effetti sul mercato del lavoro – sostituzione o produttività – prevarrà.
Alcuni studi si concentrano sull’impatto dei robot industriali avuto sull’occupazione finora, senza fare previsioni per il futuro.
Questi studi suggeriscono che l’effetto di sostituzione domina l’effetto produttività.
Ma il dibattito rimane aperto, e richiede una consultazione aperta di tutte le parti coinvolte per definire un approccio verso l’era dell’intelligenza artificiale.
Infine, è essenziale progettare e attuare politiche che ci aiutino ad adattarci alle nuove possibilità tecnologiche, ad esempio riqualificando i lavoratori per collaborare in modo efficiente con le macchine e potenziando le competenze digitali pertinenti.
IA: scommesse per il futuro
L’IA si presenta dunque come una grande scommessa per il futuro.
Lo abbiamo visto in vari campi, da quello sulle possibilità evolutive di una intelligenza artificiale, fino a quello della creatività, nei suoi lati negativi quanto positivi, nell’abbassamento delle capacità creative del genere umano, quanto nel supporto alle qualità creative, tanto nel campo delle arti quanto del lavoro.
Anche quello del lavoro, riguardo non solo la qualità ma anche la quantità – posti di lavoro e disoccupazione – è uno dei campi investiti da questa grande innovazione.
Già la storia dello sviluppo economico umano ha dimostrato quanto potente possa essere l’impatto della tecnica, e questa disamina ne mette in evidenza i passaggi chiave, oltre alle scommesse che si giocano proprio in questo tempo.
Bibliografia
[1] Si veda Sermonti G. e Fondi R., Dopo Darwin, Rusconi, 1980.
[2] Marchesini R., Posthuman. Verso nuovi modelli di esistenza, Bollati Boringhieri, 2001, Dal Chopper al chip, pp. 251-266.
[3] Ivi., pp.251-252.
[4] Sloterdijk P., Non siamo ancora stati salvati. Saggi dopo Heidegger (2001), a cura di Anna Calligaris e Stefano Crosara, Bompiani, 2004, pp. 142-148.
[5] Woodburn J., Egalitarian Societies (PDF), in Journal of the Royal Anthropological Institute, vol. 17, n. 3, settembre 1982, pp. 431-451,
[6] Sacks K. B. e Gailey C. W., Civilization in Crisis: Essays in Honor of Stanley Diamond, Anthropological Perspectives, Vol. 1, in Ethnohistory, vol. 41, n. 1, 1993, p. 198.
[7] Barnard A., Social origins: sharing, exchange, kinship, in Rudolf Botha e Chris Knight (a cura di), The Cradle of Language (Studies in the Evolution of Language 12), Oxford University Press, 2008, pp. 219-35.
[8] Lewis J., Ekila: “Blood, Bodies and Egalitarian Societies” (PDF), in Journal of the Royal Anthropological Institute, vol. 14, n. 2, 2008, pp. 297-315.
[9] Boehm C., Hierarchy in the Forest. The evolution of egalitarian behavior, Harvard University Press, 2001.
[10] Knight C., Language and revolutionary consciousness, in Wray (a cura di), The Transition to Language, Oxford University Press, 2002, pp. 138-160.
[11] Knight C. e Lewis J., Vocal deception, laughter, and the linguistic significance of reverse dominance, in Daniel Dor, Chris Knight e Jerome Lewis (a cura di), The Social Origins of Language, Oxford University Press, 2014.
[12] Engels F., L’ origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, Shake, 2016.
[13] Orliac M., “Microlithe” in: Dictionnaire de la Préhistoire, A. Leroi-Gourhan, (Éd.), PUF, 1988, p. 721.
[14] Pelegrin J, Débitage expérimental par pression. Du plus petit au plus grand in Technologie préhistorique. Journée d’études technologiques en Préhistoire, (Note e monografie tecniche, nº 25), 1988, pp. 37-53.
[15] Liverani M., Antico Oriente. Storia, società, economia, Laterza, 2009, p. 108.
[16] Shlapentokh V., Woods J., Feudal America, Pennsylvania State University, 2011, p. 4 s.
[17] Montanari M., Storia medievale, 7ª ed., Laterza, 2006, p. 69.
[18] Woirol G. R., The Technological Unemployment and Structural Unemployment Debates, Praeger, 1996, p. 17.
[19] Si veda Schumpeter, J.A., Capitalism, socialism and democracy, Harper & Row, 1962.
[20] Vivarelli M., Innovation, Employment and Skills in Advanced and Developing Countries: A Survey of the Literature (PDF), su ftp.iza.org, Institute for the Study of Labor, gennaio 2012. URL consultato il 14 luglio 2015.
[21] Blaug M., Economic Theory in Retrospects, Cambridge University Press, 1997, p. 187.
[22] Gali J., Technology, Employment, and the Business Cycle: Do Technology Shocks Explain Aggregate Fluctuations?, in American Economic Review, vol. 89, n. 1, 1999, pp. 249-271.
[23] Francis N. e Ramey V., Is the Technology-Driven Real Business Cycle Hypothesis Dead? Shocks and Aggregate Fluctuations Revisited., in Journal of Monetary Economics, vol. 52, n. 8, 2005, pp. 1379-1399.
[24] Basu S., Fernald J. e Kimball M., Are Technology Improvements Contractionary?, in American Economic Review, vol. 96, n. 5, 2006, pp. 1418-48.
[25] Shea J.,, What Do Technology Shocks Do?, in NBER Macroeconomics Annual, vol. 13, 1998, pp. 275-322.
[26] Alexopoulos M. e Cohen J., Volumes of evidence: examining technical change in the last century through a new lens., in Canadian Journal of Economics, vol. 44, n. 2, 2011, pp. 413-450.
[27] Alexopoulos M., Read All about It!! What Happens Following a Technology Shock?, in American Economic Review, vol. 101, 2011, pp. 1144-1179.
Roberto Siconolfi, classe ’83, campano, sociologo, saggista, mediologo. Uno dei suoi campi principali di ricerca è il mondo dei media, in tutti i suoi aspetti, da quello tecnico a quello storico e antropologico, fino a giungere al piano “sottile”, “magico”, “esoterico”.
Come possiamo aiutarti?
Costruisci un’impresa resiliente reinventando le funzioni aziendali per supportare l’innovazione agile e modi migliori per soddisfare le mutevoli esigenze dei tuoi dipendenti e dei tuoi clienti. Consenti esperienze fluide, personalizzate e intuitive. Vuoi saperne di più?