L’impero del web: populismi mediatici e sacche di resistenza
Ma l’impero del web non è uniforme, totalizzante, anche se in qualche modo vi aspira, e ha delle opposizioni interne, anche molto nette, oltre che delle sacche alternative, controculturali e contro-informative.
Sicuramente tutto quel complesso di forze definito con disprezzo populista è l’opposizione più netta, e contro la quale più che in ogni altro si abbatte la scure della censura, del ban, del blocco degli account, o, in altri casi, come stiamo vedendo proprio in questo momento storico in Inghilterra l’applicazione dell’Online Safety Act, addirittura l’arresto e la condanna per via giudiziaria.
Abbiamo parlato già in altri articoli di questi fenomeni, del tutto avulsi da ogni giurisdizione di carattere liberal-democratico, nella quale dovremmo vivere.
In questo ambito ci soffermiamo più nella comprensione del movimento, della conformazione generale dell’impero del web anche da un punto di vista politico nelle sue opposizioni, o anche nelle sue sacche più alternative.
È questo il caso di tutti quei circuiti alternativi, legati al radicalismo politico di varia natura, da quello anarcoide, caratterizzato da quella che Manuel Castells definiva etica pirata, a quello legato alla destra (su tutti la alt right americana), la sinistra forse un po’ meno, essendo i suoi mantra molto più allineati al pensiero unico portato avanti dallo stesso nuovo impero.
A questi associamo tutta quella galassia di canali YouTube, profili e pagine facebook, canali Telegram (soprattutto in quanto piattaforma russa, meno sottoposto all’egemonia da noi descritta), galassia che costituisce quell’esercito contro-informativo, alter-informativo, che su ogni tematica del presente e in ambito storico, politico e scientifico, produce contenuti di vario genere, sia altamente qualificati, che viceversa di dubbia, molto dubbia, provenienza e metodologia.
Riguardo Telegram, il social network russo, come non menzionare l’arresto del suo fondatore Pavel Durov in Francia, per motivi che appaiono giudiziariamente abbastanza pretestuosi, in un probabile gioco di approvvigionamento, di un asset fondamentale della comunicazione mondiale, situato in un campo non geopoliticamente-corretto.
L’impero del web: socialità, tribù e community
Da un punto di vista sociale, invece, si tende a concepire la società odierna come una società individualista, in quanto il web, stacca le persone dalle relazioni umane, e poi anche per via del modello economico-politico neoliberale che alimenterebbe la competizione e il dissolvimento delle comunità.
In realtà, l’impero del web, anche alla luce delle ideologie socialisteggianti di cui sopra, crea comunità. Le community altri non sono che comunità virtuali, orientate in quella modalità che un Michel Maffesoli avrebbe definito di tipo tribalistico.
Le community si orientano in base ai loro totem, che siano influencer, attori, squadre di calcio, star della musica o del jet set, e generi e subculture musicali, movimenti, partiti e personaggi politici.
In base a quel totem, le community si aggregano, o anche sulla base di un’area tematica di riferimento, sulla quale sviluppare dibattito o semplicemente chiacchierare, con il tran tran tipico delle rete, e dunque fare gruppo, comunità.
La logica tribalistica la si rivede anche in alcuni comportamenti primordiali di killeraggio mediatico di questo o quell’influencer sgradito, magari prima adorato, e adorato dagli stessi che ora lo odiano.
La logica tribale, si verifica anche nell’attacco alle altre tribù, che a loro volta seguono influencer o personaggi sgraditi.
La community, ad un livello più profondo, lega insieme le individualità del mondo postmoderno, allo stato gassoso, potremmo dire, e integrandole nell’impero del web.
L’impero del web: l’economia
Abbiamo già parlato dell’importanza, della potenza, dei profitti delle Big Tech, le grandi corporation della tecnologia, dell’informatica, e della diversità dei loro impieghi, del loro servizio (dall’e-commerce, ai social network, a tutte le varie app conosciute).
Quello che ci preme evidenziare in questa disamina è come l’attività economica umana sia stata incorporata attraverso il web, lo spazio infosferico, il cyberspazio, l’autostrada dell’informazione, come definita da Al Gore.
Tutta l’attività economica, da quella bancaria, a quella commerciale, ma gli stessi terminali di quella industriale, è letteralmente traslata su tale spazio.
Alla base un intreccio tra capitalismo cognitivo, economia finanziaria, e fluttuazioni immateriali di acquisto di beni e servizi materiali.
La nuova economia dell’impero del web è centralizzata, sincronizzata, simultanea, proprio come nelle disquisizioni di McLuhan nell’epoca del nuovo villaggio globale dell’era elettrica [2].
La totalità organica del nuovo impero, del nuovo mondo, si esprime attraverso l’istantaneità del flusso, che sia finanziario, commerciale, e produttivo in senso lato (anche culturale), un flusso immateriale non sempre collegato alla materialità ‒ e qui tutti i riferimenti sono puramente casuali alle bolle speculative del mercato…
L’impero del web: impresa, programmazione e chaos engineering
Con l’automazione gli scenari vengono programmati, progettati, ed eseguiti dalle IA, come sempre un McLuhan profetizzava, o meglio, leggeva, nella forza dell’automazione già in atto nel suo tempo.
Secondo McLuhan, l’onnipervasività dell’energia elettrica la rende totale e non specialistica, permettendo allo stesso tempo una serie di attività diverse, senza dettare ciò che deve essere fatto. E in questo ben si coniuga a informazione e conoscenza, fondendo in un tutt’uno produzione, consumo e conoscenza, dove, appunto, l’apprendimento diviene il tipo principale di produzione e di consumo, avendo l’automazione liberato notevole mano d’opera dall’industria [3].
Automatizzando forza fisica, capacità cognitiva, relazione mercantile e superando le forme organizzative classiche, antiche divisioni del lavoro e pratiche produttive.
Con gli agenti artificiali autonomi, sulla base di un determinato obiettivo, si definiscono i compiti iniziali attingendo anche alla sua memoria (corta e lunga) e creando in autonomia sottotask/goal, eseguendoli, ed evocando gli strumenti e le risorse necessari, raccogliendo i primi feedback, e su queste basi generando nuovi compiti, in un ciclo continuo fino al conseguimento finale dell’obiettivo.
Scenari che vengono pianificati, anche nella loro forma più estrema, catastrofica, come con il chaos engineering, dove, appunto l’iniezione di chaos nel sistema, serve a testare la stabilità dello stesso, in situazioni estreme e di chaos, appunto.
La sequenza delle azioni (agenti pianificanti step-by-step), succede dunque alle IA basate sulla sequenza di parole (modelli linguistici su larga scala). Modelli che possono essere disincarnati come i modelli linguistici oppure, in questo caso, incarnati dentro un corpo robotico dando vita ai LAM (Large Action Model).
L’impero del web: la Cina
In ultimo della nostra analisi non possiamo non menzionare l’ascesa dell’impero cinese, una potenza globale strettamente legata agli sviluppi della tecnologia in vari ambiti. Infatti la Cina si specializza in:
- Rivoluzione industriale e tecnologia avanzata, intraprendendo dagli anni ’80 in poi, una massiccia industrializzazione, diventando la fabbrica del mondo, rivedendo, dalla morte di Mao Tse Tung, molti postulati del socialismo reale e integrando sempre maggiori porzioni di economia capitalista. L’adozione di tecnologie avanzate e la capacità di produrre beni su larga scala a costi contenuti hanno permesso alla Cina di dominare i mercati globali.
- L’industrializzazione cinese è stata sostenuta da investimenti in infrastrutture come dighe, autostrade e città industriali, che hanno richiesto tecniche ingegneristiche all’avanguardia
Innovazione digitale e tecnologica, con aziende come Huawei, Alibaba, Tencent e ByteDance (TikTok), che negli ultimi anni hanno trasformato il panorama tecnologico globale. La Cina ha investito enormemente in settori come l’intelligenza artificiale, la rete 5G, e la tecnologia quantistica, posizionandosi come leader in queste aree. Il governo cinese ha inoltre promosso programmi come Made in China 2025, miranti a spostare l’economia da una produzione a basso valore aggiunto a una basata su alta tecnologia e innovazione.
L’impero del web: il modello cinese, tra controllo, scienza e influenza economica
Il modello cinese, ovvero quel complesso di modalità di governo interne della Cina, ma che talvolta vengono prese a modello anche in Occidente, si basa innanzitutto su un peso maggiore di quello che potremmo definire come un deep State cinese nel resto del mondo, e sul sistema di controllo sociale attraverso le nuove tecnologie.
Infatti, infrastrutture globali, come la Belt and Road Initiative (BRI), lanciata nel 2013, è forse il più grande progetto infrastrutturale globale mai concepito. Questo ambizioso piano mira a collegare la Cina all’Europa, all’Africa e ad altre regioni attraverso una rete di infrastrutture terrestri e marittime. La costruzione di porti, ferrovie, strade e centrali energetiche in tutto il mondo è resa possibile grazie alle tecniche ingegneristiche avanzate della Cina.
La Cina ha, poi, sviluppato un sofisticato sistema di sorveglianza digitale e controllo sociale attraverso l’uso di tecnologie come il riconoscimento facciale, l’intelligenza artificiale e il big data. Il sistema di credito sociale, ad esempio, utilizza tecnologie avanzate per monitorare il comportamento dei cittadini e delle imprese, premiando o penalizzando in base alla conformità alle norme sociali e legali. Questo modello, sebbene controverso, rappresenta una fusione unica di tecnica e governance autocratica se non autoritaria.
Infine, massicci investimenti sono anche nel settore spaziale, diventando la terza nazione a inviare un rover sulla Luna e la seconda a mettere una sonda su Marte. L’espansione nello spazio non è solo una dimostrazione di potenza tecnologica, ma anche una componente della strategia di lungo termine della Cina per affermarsi come leader globale in tutte le aree della scienza e della tecnologia.
L’Impero del web: USA, Cina, UE
Ma l’impero del web, che come abbiamo visto ha intrecci anche con con le entità statali nazionali, a partire dagli USA, alla Cina e passando per la UE, proprio per questi suoi intrecci è comunque sottoposto a legislazioni, da parte di queste entità in grado di regolamentarne il più possibile lo spazio d’azione.
Gli Stati Uniti tendono a favorire un modello di mercato libero e orientato al profitto, che si concentra sulla protezione della libertà di parola, di un internet libero e di incentivi all’innovazione.
Tuttavia, anche negli Stati Uniti i venti politici stanno cambiando. Il pubblico e i leader politici stanno iniziando a mettere in discussione le virtù dell’internet libero e il ruolo crescente delle più grandi aziende tecnologiche nell’ordinamento sociale.
La Cina ha un approccio statalista e centralizzato, e sfrutta la tecnologia per alimentare la crescita economica e lo sviluppo del paese. In nome della stabilità sociale, il governo cinese ‒ ma non solo quello cinese come abbiamo visto ‒ utilizza anche la tecnologia come strumento di controllo politico, sorveglianza e propaganda.
La Cina sta guadagnando influenza globale costruendo infrastrutture digitali in tutto il mondo. La Cina ha anche gradualmente assunto il controllo di posizioni chiave nelle organizzazioni internazionali rilevanti, coinvolte nella definizione di standard tra le tecnologie, consentendo ulteriormente al governo cinese di consolidare in tutto il mondo i suoi di standard normativi e le pratiche di sorveglianza, e, con ciò, i suoi valori.
Infine, l’Unione Europea che promuove un modello più focalizzato sui diritti e sulla privacy degli utenti. La UE afferma il suo potere normativo in nome del rispetto dei diritti individuali e collettivi, della protezione dei valori democratici e dell’inaugurazione di una società digitale equa e incentrata sull’uomo.
Queste divergenze hanno creato una sorta di battaglia per stabilire quale modello prevarrà nel plasmare il futuro digitale.
L’impero del web: il futuro
Come abbiamo visto, dunque, l’impero del web è una nuova conformazione politica, legislativa, giuridica, sociale, economica, culturale, per certi versi spirituale.
Ma l’impero del web si intreccia anche con entità di carattere statale-nazionale, e dunque localizzate, o comunque con esse si interfaccia nella sua regolamentazione e sviluppo, e forse nasce proprio su loro spinta.
Gli USA, come la Cina, forse ancor di più, ma anche la UE, costituiscono queste entità.
Ma l’impero del web, con i suoi relativi intrecci con le entità menzionate, è solo l’ultimo di uno sviluppo evolutivo, quello della storia umana e di questo pianeta.
In che modo, e dove, sarà diretto questo sviluppo?
A vantaggio dell’uomo e del miglioramento della vita sulla terra, anche nell’integrazione con le forze della natura, oltre che della tecnologia?
È questo forse l’interrogativo principale che bisogna porsi in questa fase cruciale della storia umana.
Bibliografia
[1] Turner F., La frontiera nella storia americana, Il Mulino, 1959, p. 6.
[2] McLuhan M, Gli strumenti del comunicare, il Saggiatore, 2015, pp. 317-318.
[3] Ivi., pp.312-313.
Roberto Siconolfi, classe ’83, campano, sociologo, saggista, mediologo. Uno dei suoi campi principali di ricerca è il mondo dei media, in tutti i suoi aspetti, da quello tecnico a quello storico e antropologico, fino a giungere al piano “sottile”, “magico”, “esoterico”.
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