Intelligenza Artificiale: grandi rischi potenziali
È più che ovvio che una realtà così notevole come l’Intelligenza Artificiale presenti dei rischi, rischi non derubricabili come semplici eventi spiacevoli della storia, e nemmeno, dal nostro punto di vista, come piccole tragedie quotidiane, le quali accadono per motivi più o meno accidentali, più o meno colposi.
Siamo in presenza di un possibile sconvolgimento totale della realtà, un qualcosa di paragonabile all’impatto che ha avuto l’energia nucleare sulla vita umana, per rimanere in tempi recenti.
Rischi sono messi in evidenza anche tra i sostenitori di un avvento e anche di una necessità di una singolarità.
Tra questi vi è Bill Joy, co-fondatore di Sun Microsystems, il quale nel n. 2000 di Wired, in un articolo dal titolo Perché il futuro non ha bisogno di noi chiede proprio di fare tesoro dall’esperienza degli scienziati atomici, per evitare che le cose si evolvano troppo in fretta ed assumano una vita propria creando in pochissimo tempo problemi insormontabili.
Tra l’altro vi sono delle differenze con quell’esperienza che aumentano i potenziali di rischi, in quanto all’epoca solo alcuni governi potevano accedere a quel tipo di tecnologie distruttive, per via della complessità, dei costi e dei materiali.
L’allarme di Joy è rivolto in particolare alle tecnologie più potenti del XXI secolo, ovvero la robotica, le nanotecnologie e l’ingegneria genetica.
Ma investe tutta una serie di preoccupazioni socio-politiche, a base di scenari distopici con scienziati pazzi e ribellioni dei robot.
Intelligenza Artificiale: gli altri rischi
Ma altre problematiche possono riguardare il campo dell’immagazzinamento ed utilizzo dei dati, quelli maggiormente legati alla privacy o alle geolocalizzazioni ad esempio. O ancora, una cattiva programmazione dell’IA, con dati inseriti oppure recepiti dalle stesse in maniera erronea.
E qui si apre tutto lo scenario relativo a politica e informazione, con Yuval Noha Harari il quale si preoccupa della circolazione di idee nocive per l’ordine internazionale, proprio grazia all’IA.
Preoccupazione completamente capovolgibile nei confronti dei gruppi di potere che rappresenta lo stesso Harari, i quali potrebbero attraverso essa ottenere un controllo totale sulla popolazione mondiale.
A riguardo un alto grado di perturbanza è stata provocata dalla circolazione delle foto di Donald Trump agli arresti, foto generate grazie ai programmi di IA.
Ma ancora, preoccupazioni sono date dalla possibilità secondo la quale un algoritmo può prendere decisioni notevolmente dannose nei confronti di una persona (in ambito medico, finanziario, poliziesco, ecc.)
A completamento dei rischi la mancanza di trasparenza nel comprendere come sono stati generati gli output, i processi in grado di elaborare e prendere una decisione; l’ambiguità riguardante i soggetti giuridicamente responsabili nel caso di danni provocati da IA armata; il livello di disoccupazione che diversamente dalle prime rivoluzioni industriali questa volta coinvolgerebbe i colletti bianchi; la possibilità di risolvere i problemi ma in maniera catastrofica (es. distruggendo la terra, uccidendo il proprio capo sul lavoro, ecc.).
Intelligenza Artificiale: questione etica e moratoria
L’intelligenza artificiale amichevole è un termine coniato dal ricercatore Eliezer Yudkowsky per indicare una tipologia di macchine progettate sin dall’inizio per fare scelte in favore degli esseri umani.
Ciò si inserisce nella questione della moralità computazionale, ovvero l’importanza del far si che macchine dotate di grandi capacità di intelligenza possano prendere decisioni etiche.
Se da un lato grandi personalità di potere come Henry Kissinger, l’uomo d’affari Eric Schmidt, l’informatico Daniel Huttenlocher con una dichiarazione congiunta nel novembre 2021 chiedono una commissione governativa per regolamentare l’IA relativamente a diritti umani e valori democratici.
Dall’altro va segnalata sicuramente la famosa lettera per la moratoria dell’IA ad opera del Future of Life Institute, lettera che vede la firma di oltre 1000 tra ricercatori, manager ed esperti del settore, tra i quli figura Elon Musk e il co-fondatore di Apple Steve Wozniak.
Nella lettera si dice, tra le altre, che “Come affermato nei principi di Asilomar per l’intelligenza artificiale ampiamente approvati, l’IA avanzata potrebbe rappresentare un cambiamento profondo nella storia della vita sulla Terra e dovrebbe essere pianificata e gestita con cura e risorse adeguate. Sfortunatamente, questo livello di pianificazione e gestione non sta avvenendo, anche se negli ultimi mesi i laboratori di IA si sono impegnati in una corsa fuori controllo per sviluppare e impiegare menti digitali sempre più potenti che nessuno – nemmeno i loro creatori – è in grado di comprendere, prevedere o controllare in modo affidabile”.
Intelligenza Artificiale e possibili catastrofi
Il discorso sui rischi potenziali dell’Intelligenza Artificiale, o in maniera più neutra sugli impatti che una singolarità tecnologica può provocare sulla vita umana, avrebbe bisogno di un dibattito aperto, senza pregiudizi, complesso, plurale, al quale per forza di cose devono partecipare tutte le intelligenze planetarie e al di là del loro orientamento culturale.
Troppo spesso invece notiamo limiti riguardo dibattiti di questo tipo, limiti dovuti alle idee dominanti in ambito scientifico-filosofico (positivismo, scientismo, materialismo, evoluzionismo, ecc.). Ma anche limiti, o meglio censure, dovute allo schieramento di forze attualmente al potere, in particolar modo in Occidente.
I rischi potenziali, epocali, sono stati più o meno elencati, ma in particolar modo sarebbe il caso di approfondire il paragone con l’utilizzo dell’energia nucleare.
L’esplosione della bomba atomica è stata forse quell’evento che più di tutti ha colpito l’immaginario mondiale, e non solo, sui rischi globali e letali, dal punto di vista dell’umanità tutta, di una tecnologia.
Proprio di recente uscita Oppenheimer, il film sul maggiore scienziato del progetto Manhattan, progetto che ha dato poi vita alla bomba atomica sganciata su Hiroshima e Nagasaki al termine della seconda guerra mondiale.
Anche in quel caso, le conseguenze dell’uso di una tecnologia così impattante non furono probabilmente approfondite, non si pensava si potesse giungere a tanto, o si è preferito glissare, per amore della scienza, o forse per seduzione della scienza.
Intelligenza Artificiale ed evoluzione: altri scenari
Se riuscissimo ad ampliare il dibattito sull’Intelligenza Artificiale, e sulle tecnologie più in generale, potremmo ridiscutere molti dei suoi parametri, parametri sui quali viene immaginato anche un illimitato sviluppo.
Illimitato sviluppo tale da giungere ad una supposta singolarità.
Potremmo innanzitutto ridiscutere il concetto di evoluzione lineare, che seppur rivisitata dai profeti del progresso tecnologico con il concetto di singolarità, ovvero quel momento in cui l’evoluzione lineare subisce una brusca virata, o meglio una curvatura, tale da far compiere un salto di specie, allo stesso modo dovrebbe maggiormente essere presa in considerazione l’idea di un arresto, o di una involuzione, come per altro fatto da alcuni ricercatori da noi menzionati.
Un discorso simile che già Marshall McLuhan faceva in Gli strumenti del comunicare, quando parlava di quelle che sembravano creazioni imminenti, come le automobili volanti, ma che poi non si sono verificate, in quanto la mente umana in sé legge le evoluzioni in base ai suoi parametri, e non in base all’evoluzione propria dei media[7] – ricordiamo che nella concezione integrale dei media per McLuhan essi sono anche le automobili, gli aeroplani, i vestiti, persino il denaro e la luce.
Un discorso utile a ricalibrare meglio, in maniera decisiva direi, il rapporto tra uomo e tecnologia, oltre che tra tecnologia e natura, ricercando parametri di equilibrio non tanto in una forsennata corsa all’innovazione, ma nella tollerabilità da parte dell’umano e della coscienza umana di determinate tecnologie.
Intelligenza Artificiale e singolarità: quale futuro per l’umanità?
Tra le nostre riflessioni sul mondo contemporaneo non poteva mancare quella sulle potenzialità negative, se non catastrofiche, di un deragliamento del progresso tecnologico.
Un discorso che se per i filosofi della comunicazione, dell’evoluzione mediatica e tecnologica può non avere senso, in quanto un tale sviluppo ha inevitabilmente una capacità ristrutturante, anche brusca, della vita umana, così come è storicamente sempre accaduto.
Riteniamo, quindi, a maggior ragione, che data la potenzialità d’impatto di così sofisticate ed elaborate tecnologie, uno sforzo allo stesso modo sovrumano vada concepito nella elaborazione di idee e strumenti da mettere in campo per accettare la sfida.
“Che cos’è l’uomo?”, la domanda fondamentale, che proprio in presenza di tecnologie così impattanti e pericolose per la specie umana, necessita di una altrettanto impattante ricerca.
O altrimenti, così come per la bomba atomica, il rischio di viverlo questo impatto, nel senso negativo del termine.
Una via che anch’essa sbuca da qualche parte, nel bene o nel male, nel corso della storia.
Bibliografia
[1] Vinge V., Il vero nome, tr. it. Zuddas G., Cosmo. Editrice Nord, 2003.
[2] Vinge V., The Coming Technological Singularity: How to Survive in the Post-Human Era, in Whole Earth Review, Winter, 1993.
[3] Kurzweil R., La singolarità è vicina, Apogeo Education, 2008.
[4] Modis T., Why the Singularity Cannot Happen, Published in Eden, Amnon H. et al (Eds.) 2012.
[5] Modis T., The Singularity Myth Archived 2021-02-15 at the Wayback Machine, Technological Forecasting & Social Change, February 2006, pp. 104 – 112.
[6] Lanier J., Who Owns the Future?, New York: Simon & Schuster, Archived from the original on 13 May 2016.
[7] McLuhan M., Gli strumenti del comunicare,Cap. 23, L’automobile, Il Saggiatore, 2010,.
Roberto Siconolfi, classe ’83, campano, sociologo, saggista, mediologo. Uno dei suoi campi principali di ricerca è il mondo dei media, in tutti i suoi aspetti, da quello tecnico a quello storico e antropologico, fino a giungere al piano “sottile”, “magico”, “esoterico”.
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