Silicon Valley: l’Atlantide della tecnologia
Passiamo a quella che forse è la punta più avanzata della concezione della tecnologia come salvezza dell’umanità, quella che possiamo definire non a torto come un’Atlantide tecnologica, una terra perfetta, utopica, dove il progresso scientifico e tecnologico si mischia ad atmosfere e culture di stampo esoterico-paganeggianti.
Una conoscenza senza limiti della realtà, a similitudine delle suddette atmosfere e culture, e sempre a similitudine, o forse a parodia, di certe concezioni gnostiche sulla possibilità dell’uomo di potersi elevare da sé, senza limiti, giungendo ad una piena conoscenza e comprensione della realtà.
La Silicon Valley nasce proprio in questo mix a sfondo esoterico-tecnologico, che riprende, e in molti casi scimmiotta, determinate dottrine altamente sapienziali, riproponendole nella versione più contemporanea, occidentale, hippie, cyberpunk, utopico socialisteggiante, anarcoide e con venature gerarchico-meritocratiche.
Ma la Silicon Valley e tutto l’apparato tecnico-scientifico da essa generato, prende piede anche per l’utilità del sistema militare e spionistico della più grande potenza mondiale, gli USA, e contemporaneamente come testa d’ariete di una novella forma imperiale, non più basata su confini spaziali, ma creatrice di nuove frontiere, allo stesso modo territoriali e disciplinanti.
Sebbene situata in un territorio preciso, tra San Francisco a San Jose, essa si traspone su quello virtuale, formato dalle più grandi imprese hi-tech del nostro tempo (Amazon di Jeff Bezos, Apple di Steve Jobs, Meta di Mark Zuckerberg, Microsoft di Bill Gates, e poi Linkedin, eBay, Intel, PayPal, Nvidia, ecc.), e da questo piano ancora a quello politico, nel senso neo-imperiale, di un impero a-geografico, come da noi brevemente descritto.
Postumanesimo e transumanesimo: la liberazione attraverso la tecnologia
In questo quadro, che vede nella tecnologia una specie di terra promessa, uno strumento per la liberazione della specie umana, nascono due correnti di pensiero il postumanesimo e il transumanesimo.
La prima più di taglio filosofico-scientifico riflette sull’avanzata del progresso tecnologico, dalle biotecnologie fino all’ibridazione con l’umano, e su tutte le ricadute conseguenti da un punto di vista della concezione antropologica oltre che etica e filosofica.
Secondo Roberto Marchesini il postumanesimo, e la nuova figura del Multividuo, si caratterizzano per un’apertura costante all’alterità, la quale non è più concepita come un qualcosa di impuro, alla maniera degli umanisti oppure degli essenzialisti[5].
L’uomo si apre permanentemente all’alterità, si ibrida con il non umano, e non ha più identità, centri di gravità, non ha essenza, appunto, non ha un centro di coesione.
Se il postumanesimo definisce le possibilità di evoluzione antropologica e degli aspetti filosofici, umanistici e biologici, il transumanesimo è un vero e proprio movimento sub-culturale, per certi versi politico.
Un movimento che ritiene l’umanità ancora incompiuta, e che mira a raggiungere la compiutezza proprio attraverso lo sviluppo tecno-scientifico, pur nella consapevolezza di quanto di oscuro ciò possa comportare.
Il transumanesimo si batte per la possibilità dell’uomo di condurre liberamente la propria vita, includendo in ciò la possibilità di modificazioni antropologiche e tecnologiche, propugnando politiche inclusive e un’eguaglianza tra tutti gli esseri non solo umani, e dunque anche animali e macchine[6].
Il transumanesimo e il postumanesimo affondano le loro radici, inoltre, nella letteratura cyberpunk e fantascientifica, nella body art, e nel cinema sempre fantascientifico o body horror.
In generale da un punto di vista estetico viene celebrato quel sex appeal, che miscela organico ed inorganico, pulsioni sessuali con oggetti inanimati, scenari distopici e futuristici.
La nuova alba della tecnologia: dichiarazione transumanista
Il movimento transumanista propone una vera e propria nuova alba della tecnologia in grado di liberare, emancipare e realizzare definitivamente l’essere umano e la sua libertà.
Ecco la sintesi della dichiarazione (l’ultima versione del 2009), firmata dai principali esponenti del movimento:
- L’umanità sarà profondamente trasformata dalla scienza e dalla tecnologia del futuro
- Crediamo che il potenziale dell’umanità sia ancora in gran parte irrealizzato
- Siamo consapevoli di come l’umanità si trovi ad affrontare gravi rischi, in particolare derivanti dal cattivo uso delle nuove tecnologie
- Sforzi di ricerca sistematici vanno indirizzati alla comprensione di tali prospettive
- La riduzione dei rischi esistenziali, lo sviluppo dei mezzi per la preservazione della vita e della salute, l’alleviamento delle sofferenze gravi, e il miglioramento della lungimiranza e della saggezza umana
- La formulazione delle politiche dovrebbe essere guidata da una visione morale responsabile e inclusiva
- Sosteniamo il benessere di tutti gli esseri senzienti
- Siamo favorevoli che agli individui venga riconosciuta un’ampia libertà di scelta su come condurre le proprie vite
Accelerazionismo, prometeismo, archeofuturismo: tecnologia e movimenti politici radicali
Poi ci sono movimenti più propriamente politici, che hanno la tecnologia come fondamento della propria visione, e in un’ottica assai radicale e volta a superare lo status quo, sia in un ambito economico e che socio-politico.
Il primo è sicuramente l’accelerazionismo, nelle sua varianti di sinistra e di destra, che propugna un’accelerazione delle dinamiche capitaliste, al fine di distruggere e superare tale sistema economico.
Da un lato la sinistra vuole l’evoluzione tecnologica per fini di emancipazione sociale (vedere Mark Fisher, o anche Nick Srnicek ), la destra invece, con una matrice maggiormente capitalista, vuole promuovere una gerarchia ed una sorta di super razza (vedere le teorie di Nick Land).
Il centro nevralgico dell’accelerazionismo è il Cybernetic Culture Research Unit (CCRU) fondato da Nick Land e Sadie Plant all’Università di Warwick in Gran Bretagna nel 1995, dove si miscelano influenze cyberpunk, horror gotiche, esoterismo, numerologia, demonologia, e sperimentazioni di musica elettronica e sostanze psicotrope.
L’accelerazionismo alla Nick Land, ritratto nelle sue opere, in particolare in Dark Enlightenment[7] è sicuramente tra i punti di riferimento della cosiddetta alt-right, la destra alternativa americana, pur divergendo per la vocazione di questa in senso populista e anti-capitalista.
Ma sempre in seno alla destra alternativa, stavolta europea, nasce il prometeismo, e a partire dall’opera dell’intellettuale francese Guillaume Faye, già facente parte del movimento della Nuvelle Droite e del Groupement de recherche et d’études pour la civilisation européenne (GRECE) ma che ruppe con questo nel 1986.
L’intellettuale in Archeofuturismo[8] delinea nella sua visione la coniugazione dei valori originari del mondo arcaico, con l’avanzata del progresso tecnico e tecnologico.
La figura di Prometeo, che darà vita anche a tutto il movimento culturale conseguente, viene letta come il Dio, che non facendosi scrupoli di una certa morale cattolica, supera determinati limiti, ma non a fini prettamente sovversivi, anti-divini, ma per servire in qualche modo l’uomo e la sua conoscenza.
Tecnologia e potere: il transumanesimo delle élite
Altro tema fondamentale di questa rassegna è il rapporto tra tecnologia e potere, affrontato non tanto nell’aspetto critico, come abbiamo visto con nei primi paragrafi.
Determinate idee, orientamenti, prassi sono frutto dello spirito del tempo, delle idee collettive e della forma mentis di un dato periodo.
Da questo punto di vista tutto quello che riguarda il postumanesimo, il transumanesimo, ecc., è inevitabilmente parte, con le dovute differenze, anche della cultura dominante. È il brodo di coltura del XXI secolo, del mondo postmoderno, degli esordi del nuovo millennio, un brodo di coltura nel quale affondano determinati gruppi di potere.
Tra questi vi è sicuramente il World Economic Forum (WEF), con l’uomo di punta Klaus Schwab, autore de La quarta rivoluzione industriale[9], il quale analizza, prefigura, e progetta, un mondo dove la componente robotica, di intelligenza artificiale, sia preponderante, fino a giungere a delle vere e proprie modifiche antropologiche, degli ordinamenti giuridico-politici e della struttura socio-politica mondiale.
Tutte idee dominanti anche in ambito politico, pensiamo alla UE e ai suoi piani relativi alla transizione ecologica e digitale.
Altro progetto d’élite è il Great Reset, un piano articolato insieme all’Agenda 2030 dell’ONU e sostenuto dallo stesso WEF, volto ad una riarticolazione della vita sul pianeta (per ora si riscontra molto nel cosiddetto Occidente), al fine di creare un rapporto ottimale tra uomo e natura e attraverso le nuove tecnologie.
Ma ancora tra i potenti transumanisti non possiamo non citare il magnate Elon Musk (Tesla, Neuralink, Twitter, Space X, ecc.). Le sue idee, i suoi desideri, talvolta i suoi capricci, sono di dominio pubblico attraverso le sue stravaganti uscite. Anch’egli uno degli uomini di punta della rivoluzione digitale, forgiatosi proprio tra gli ambienti della Silicon Valley.
Interessante notare anche il suo riposizionamento politico da quando è divenuto il proprietario di Twitter (ora X), facendo sbloccare l’account del presidente Donald Trump con il quale sembra aver instaurato una simpatia e comunanza di intenti.
È tra i firmatari, inoltre, della moratoria internazionale per l’Intelligenza Artificiale, paventando i sinistri scenari ai quali questa può portare.
Tecnologia, oltre male e salvezza: la terza via
Oltre i fronti anti-tecnologico e pro se non ipertecnologico è possibile tracciare una possibilità alternativa, una terza via alla tecnologia.
Una terza via che tenga conto delle criticità espresse dai due fronti in tutte le loro sfaccettature, ma che sia basata sostanzialmente sulla presenza mentale.
Il vivere la realtà che abbiamo sottomano implica il confronto inevitabile con la tecnologia, le nuove tecnologie multimediali, il digitale.
È importante, dal nostro punto di vista, fare propria la lezione di Marshall McLuhan secondo la quale medium is the message, e che dunque la componente dei media è fondamentale nella vita e nella storia umana, tanto da riconfigurare la sua stessa antropologia e nei suoi vari aspetti.
Tra i filosofi della comunicazione del nostro tempo vi è sicuramente Cosimo Accoto, il quale in alcuni suoi scritti riferisce esplicitamente sull’erroneità dell’atteggiamento di respingimento oppure di ingenuo entusiasmo.
L’era inflazionaria, alla quale andiamo incontro va affrontata secondo il filosofo italiano, dal punto di vista della tollerabilità da parte dell’umano dei continui input, stimoli e avanzamenti tecnologici.
Ma potremmo citare anche Luciano Floridi, il quale nel suo concetto di On life riferisce che oramai le coscienze umane sono già connesse e viventi in una gigantesca Infosfera[10], che ricalca il concetto di Noosfera elaborato dal filosofo gesuita Teilhard de Chardin.
Sempre dal nostro punto di vista, però, l’unico strumento che ci può garantire di far fronte all’avanzata travolgente, all’uncanny valley delle nuove tecnologie, è la coscienza.
Più il soggetto è presente a se stesso, cosciente, più sarà in grado di affrontare il mondo per come si sta dispiegando, compresi gli aspetti più strabilianti come la modifica antropologica postumana.
Su questa linea, va superata anche quella vecchia concezione positivista del mezzo, visto come sganciato dal fine. Anche in questo caso medium is the message, medium che ha una capacità travolgente e non può essere vissuto come neutro e semplicemente utile o non utile a qualcosa.
Esso configura, ricrea, pervade, e dunque solo un’attività umana estremamente cosciente può dirigerlo.
Tecnologia: una porta d’accesso alla conoscenza della realtà
In un senso ancor più profondo tutta una serie di riflessioni possono essere fatte e grazie alla conoscenza che si ha della tecnologia e di tutto il movimento di trasformazione della realtà dovuto ad essa.
Attraverso l’uso della tecnologia, dei nuovi media in particolare, è possibile comprendere il funzionamento della realtà nelle sue leggi universali, così come abbiamo chiarito in precedenti elaborazioni scritte e in alcuni dei nostri webinar.
È possibile trovare quelle connessioni psichiche che fanno del mondo un tutt’uno, per così dire, è possibile notare quei risvolti karmici dovuti alla nostra carica emozionale sul mondo (nell’uso dei social media in particolare), è possibile notare quelle integrazioni verso i nostri stessi dispositivi che li rendono oramai parte di noi e del nostro tessuto neuro-cognitivo, seppure in forma invisibile.
Ma ancora, è possibile comprendere chi è il dominatore, il creatore di tutto ciò, e cioè l’uomo, e da qui comprendere che la macchina potrà solo emulare l’uomo, e i suoi sistemi algoritmici essere solo una riduzione descrittiva dell’esperienza umana, come chiarisce l’inventore del microprocessore Federico Faggin in Irriducibile[11].
E questo segna un punto a svantaggio di tutte quelle concezioni meramente evoluzioniste e materialiste che assimilano l’uomo e il suo cervello ad una specie di macchinario meramente computazionale che si evolve sostanzialmente a caso, seguendo delle leggi di mera convenienza naturale.
Il creatore della tecnologia: l’uomo
È l’uomo che crea tutte queste meraviglie a partire da una visione più profonda, che è situata inevitabilmente in altri mondi, invisibili, che sono quelli che poi si appoggiano, si incarnano, agli organi materiali (il cervello), dando vita al mondo per come lo conosciamo e al progresso della tecnologia.
A riguardo sempre le riflessioni di Faggin sull’invenzione del primo computer ad opera di Alan Turing, frutto proprio di una visione profonda, un’intuizione sovrasensibile per dirla con Platone, una connessione tra mondi visibili e invisibili, con il computer che in qualche modo è stato già generato in questi ultimi.
A riguardo tutto lo studio e la ricerca sulle relazioni tra tecnologia e magia, che vede nella pubblicazione di Andrea Venanzoni Il trono oscuro[12] un’esaustiva disamina storica e intellettuale sul come, e in quali ambienti esoterici, determinate scoperte siano state partorite.
Bibliografia
[1] Horkheimer, M. & Adorno, T. W., Dialettica dell’illuminismo (R. Solmi, trad.). Einaudi, 2010.
[2] Marcuse, H., L’uomo a una dimensione. L’ideologia della società industriale avanzata, Einaudi, 1967.
[3] Heidegger M., Die Frage nach der Technik (1953), in Vorträge und Aufsätze, Neske, 1957, trad. it. La questione della tecnica, in Saggi e discorsi, Mursia, 1976.
[4] Guénon R., Il regno della quantità e i segni dei tempi, Adelphi, 2009.
[5] Marchesini R., Posthuman. Verso nuovi modelli di esistenza, Bollati Boringhieri, 2001
[6] Haraway D., Manifesto cyborg. Donne, tecnologie e biopolitiche del corpo, Milano, Feltrinelli, 1995
[7] Land N., Illuminismo oscuro, Gog, 2021.
[8] Faye G., Archeofuturismo, Aga editrice, 2020.
[9] Schwab K., La quarta rivoluzione industriale, Franco Angeli, 2016.
[10] Floridi L., La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo, Milano, Raffaello Cortina, 2017.
[11] Faggin F., Irriducibile. La coscienza, la vita. i computer e la nostra natura, Mondadori, 2022.
[12] Venanzoni A, Il Trono Oscuro. Magia, potere e tecnologia nel mondo contemporaneo, Luiss University Press, 2021.
Roberto Siconolfi, classe ’83, campano, sociologo, saggista, mediologo. Uno dei suoi campi principali di ricerca è il mondo dei media, in tutti i suoi aspetti, da quello tecnico a quello storico e antropologico, fino a giungere al piano “sottile”, “magico”, “esoterico”.
Come possiamo aiutarti?
Costruisci un’impresa resiliente reinventando le funzioni aziendali per supportare l’innovazione agile e modi migliori per soddisfare le mutevoli esigenze dei tuoi dipendenti e dei tuoi clienti. Consenti esperienze fluide, personalizzate e intuitive. Vuoi saperne di più?