Roberto Siconolfi – classe ’83, campano, sociologo, saggista, mediologo.
Massimiliano Pappalardo primo Filosofo del lavoro in Italia. Laureato in Filosofia e Storia presso l’Università degli Studi di Catania con una tesi sul Personalismo di Emmanuel Mounier.
Si occupa per ragioni di studio e ricerca di temi quali la consapevolezza, la responsabilità, il pensiero critico e il linguaggio delle relazioni , su cui tiene corsi e seminari presso grandi gruppi imprenditoriali in tutta Italia, dopo aver ricoperto ruoli manageriali in contesti accademici come direttore responsabile e didattico del campus Città Studi del Politecnico di Milano e dell’Università Vita-Salute dell’Ospedale San Raffaele, lavorando a stretto contatto con Massimo Cacciari e don Verzé.
Da Maggio 2023 docente a contratto di Filosofia del lavoro presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania e consulente per l’etica dell’IA in numerose aziende italiane.
Scrittore e saggista, tra i miei libri più recenti mi piace ricordare: Filosofia dell’educazione (2018), Filosofia della bellezza (2020) e Essere antifragili (2021), Filosofia del lavoro (2023) editi da Effatà Editrice, Che fine hai fatto papà? (2023), edito da Feltrinelli.
Con Laura Guzzo ho pubblicato nel 2013 il libro Dammi Vita! Le parole delle relazioni (Effatà Editrice).
La sua idea di lavoro è storicamente e filosoficamente correlata a quella dei maestri di bottega rinascimentali , dove il capo era al contempo mastro e maestro e l’allievo cresceva e imparava un mestiere contemplando nel particolare, nel dettaglio una tensione al bene comune e alla bellezza, al fine di edificare noi stessi attraverso la nostra opera.
A intervistarlo è Roberto Siconolfi , sociologo, saggista e mediologo. Collabora dal 2016 con numerose riviste e giornali cartacei e on line. Scrive saggi e pubblicazioni scientifiche presso il CRIFU, ha insegnato Sociologia e mediologia alla UniTre, è relatore per il canale YouTube Libreria Cavour Esoterica. È, inoltre, relatore per Lab Academy e autore di molti dei nostri blog post.
Roberto Siconolfi : Professor Pappalardo, tra le sue opere di punta Filosofia del lavoro. L’impresa del pensiero nella gestione manageriale (Effatà editrice, 2023), ci può dare una definizione di lavoro, qual è il suo vero senso, e anche del termine fatica, forse passato troppe volte in un’accezione negativa?
Massimiliano Pappalardo : Il lavoro è etimologicamente fatica, travaglio . Ma dopo ogni travaglio vi è la possibilità della vita che nasce. Senza fatica non c’è lavoro, ma performance. La fatica trasforma, se ben orientata a un senso, il lavoro in Opera.
Roberto Siconolfi : A riguardo quanto danno sta facendo una certa svolta pauperista dell’economia capitalista, tanto in voga in Occidente, dove, alla luce di principi ideologici assai opinabili e pretestuosi, come certe forme di pseudo-ambientalismo, si mette sotto accusa la figura del lavoratore, oltre che dell’imprenditore, in favore di un regime fatto di grosse corporation, consumo ‒ ma green ‒, e assistenzialismo di massa?
Massimiliano Pappalardo : Le multinazionali rischiano di essere un immenso agglomerato di ammortizzatori sociali deluxe . Nei fatti la persona è ridotta a matricola o a numero, in virtù della inevitabilità e ridondanza ancora oggi della fabbrica di spilli. L’impresa è una società forte, ma genera comunità fragili o nulle.
Roberto Siconolfi : Prof. per la sua partecipazione al festival Giovani Adulti, organizzato proprio in questi giorni dall’associazione Fiori di Ciliegio e diretto da Francesco Borgonovo, anche lei è diventato bersaglio dei soliti guardiani del pensiero politicamente corretto, perché con i temi da lei presentati ha offeso la pubblica sensibilità, anzi, pardon l’“educazione all’affettività” ‒ sic! ‒ e vorrebbe riflettere sul ruolo di padre e madre in una maniera un po’ più ampia rispetto alla solita lotta al patriarcato. Bene, facciamo una cosa allora, affondiamo ancor di più il colpo, stavolta parlando di lavoro, e proprio come ne parla lei: il lavoro come vocazione! È forse anche questo un modo per uscire da certe logiche contemporanee, oserei dire moderne ed egualitariste, secondo le quali tutti possono, o devono, fare tutto? Vi è forse una naturale differenza tra gli uomini, che non vuol dire discriminazione e nemmeno gerarchia di valore, bensì il fatto che i talenti, le vocazioni, non si distribuiscono in modo uguale, ma ognuno è portatore di una sua peculiarità, e che forse questo rende l’uomo unico e l’umanità unica pur nella sua differenza?
Massimiliano Pappalardo : È proprio così, come dice Luca Ricolfi, il talento cade dove vuole, non guarda in faccia censo o classe . È dono di natura dicevano i nonni, per cui “evangelicamente” non deve esser disperso. Pena l’infecondità di una vita che sceglie di non potersi esprimere. È chiaro che supremo dovere di chi fa impresa, è quello di esser vocazione, terreno fertile al fine di poter trasformare il seme del talento nel frutto buono della competenza.
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Roberto Siconolfi : E poi, venendo a un’altro leit motiv del nostro tempo: come troppo spesso si dice “l’importante è portare i soldi a casa”, “per pagare le bollette” e ragionamenti del genere. Lei come inquadra il lavoro? È tutto riducibile a questo piano meramente economico, oppure c’è dell’altro, che ha più a che fare con le vocazioni, le arti liberali, i mestieri, ovvero con tutto quello spirito tipico del mondo medievale prima e rinascimentale poi, o forse prima ancora cristiano (la parabola dei talenti), o addirittura dell’antica India, con il dharma, l’antica legge cosmica secondo la quale non si ha solo il diritto ma proprio il dovere di mettere in atto ciò per cui si è venuti al mondo?
Massimiliano Pappalardo : Condivido che il lavoro è un diritto esclusivamente nei termini di pari opportunità ai nastri di partenza (come regola la Costituzione) ma è dovere cercarlo e tenerselo. Il lavoro si merita non è diritto acquisito . Il lavoro si edifica, ed edificandolo nella nostra opera abbiamo la grande possibilità di edificare noi stessi.
Roberto Siconolfi : E ancora, nella leadership aziendale, possiamo distinguere un modello fondato sul comando, molto moderno e anche anglo-sassone, da uno invece dove il leader era un maestro, con tutto ciò che ne concerne?
Massimiliano Pappalardo : Possiamo scegliere una volta leader, se agire una leadership o una…leaderSheep…. Il primo è maestro, il secondo è un burocrate, il primo un bypass il secondo un ictus.
Roberto Siconolfi : E sempre facendo un tuffo nel passato, un passato ancora presente, vi è una distinzione che possiamo fare tra economia e finanza?
Massimiliano Pappalardo : L’economia è strutturalmente disciplina norma della dimora, della propria casa, riguarda il “proprio” da custodire al fine precipuo del bene. La finanza è la forma consumistica che trasforma il capitale da profittevole a debitorio. Nel debito il capitalismo finanziario soggioga e impaurisce , il debito non è rimesso come nel cristianesimo. La finanza ontologicamente non ammette il concetto di per-DONO. Nulla è gratuito, tutto è merce.
Roberto Siconolfi : E anche nel valore, nel senso del lavoro, del perché si produce, con quale fine, c’è una differenza tra ieri e oggi?
Massimiliano Pappalardo : Ieri i fini dell’impresa erano il comune bene e la qualità di un prodotto/servizio. Richiedevano progettazione, studio, indugio. Oggi il prodotto evapora nella sua spendibilità a prioristica. Il marketing influenza i mercati prima che il prodotto arrivi o possa influenzare il Mercato reale.
Roberto Siconolfi : Massimiliano, venendo a temi più di taglio antropologico, psicologico, esistenziale, in Dammi vita. Le parole delle relazioni, (Effatà editrice, 2023), smonti un’altra credenza tipica delle ideologie in voga nell’Occidente contemporaneo, quella del mito dell’alterità, per cui c’è sempre un altro al quale dar conto, per il quale doversi spendere, nel bene e nel male, che sia un singolo ma che sia anche un popolo – magari lontano mille miglia – pena l’essere definito un egoista. Invece tu inverti la direzione e sostieni praticamente che “il primo tu sei te stesso”, ci vuoi chiarire meglio questa nuova direzione, e che cosa essa comporti anche nella vita relazionale?
Massimiliano Pappalardo : L’altro, il Tu è un’esperienza primaria, elementare, genuina. La mamma, il papà ma anche quel tu con cui tutti i giorni dobbiamo fare i conti allo specchio. Un equilibrio che raggiungiamo (forse) a fatica , un amore di sé che non travalichi non debordi in narcisismo o egoismo. Impariamo e cresciamo nel poter pronunciare la parola io, ma solo dopo la parola Tu.
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Roberto Siconolfi : In un modello umano imperante, tutto fondato sull’alterità, sul mondo esterno, e che per forza di cose poi porta a scaricare verso la famosa questione sociale le nostre responsabilità, e dove la padronanza di se stessi è bandita e su tanti fronti – non ultimo quello emotivo -, tanto c’è sempre chi ci perdona e il mondo ha il dovere di accettarci per come siamo, tu invece sostieni che noi siamo pienamente responsabili della nostra vita, una responsabilità profonda, del nostro Io, e che attiene a una chiamata. Ci vuoi chiarire questa tua idea e a quale chiamata ti riferisci?
Massimiliano Pappalardo : La realtà non è solo un’entità cui porre domande, ma come dice Frankl il luogo cui poter dare delle risposte. La Responsabilità è al contempo risposta e (spondeo = prometto) Promessa. Rispondendo alle quotidiane sollecitazioni del reale quotidiano, promettiamo o illudiamo. Siamo soggetti che prendono coscienza di sé e possono dire Io ci sono. Ecco con quale fine? Siamo Risposta a continue (pro)vocAzioni.
Roberto Siconolfi : E ancora, una domanda di taglio antropologico, anche se sotto mentite spoglie: intelligenza artificiale e digitalizzazione. Dove sta il pericolo secondo te? In quelli denunciati dal senso comune (es. le macchine sono un problema perché sostituiranno il lavoratore, ecc.), oppure la cosa è più nascosta, se non addirittura invertita?
Massimiliano Pappalardo : Le macchine non credo che potranno sostituire quella parte ancora molto poco nota come la relazione tra mente e cervello, poiché senza modello esatto non è possibile replica esatta. Tuttavia, siamo noi ad aver già sostituito i robot (con i nostri tempo zero, asap, prima di ieri, sfide, efficace ed efficiente), parola che significa servo.
Roberto Siconolfi, classe ’83, campano, sociologo, saggista, mediologo. Uno dei suoi campi principali di ricerca è il mondo dei media, in tutti i suoi aspetti, da quello tecnico a quello storico e antropologico, fino a giungere al piano “sottile”, “magico”, “esoterico”.