Concluse le celebrazioni, il concertone, le promesse e le dichiarazioni, si ritorna alla quotidianità lavorativa come in ogni altra giornata.
Gli antropologi sostengono che il fine della festività sia quello di riaffermare e reintegrare il tempo ordinario. Fino al prossimo Primo Maggio, il tempo lavorativo scorrerà in maniera ininterrotta, senza che alcunché sia mutato.
Nel frattempo nell’era dell’IA e della digitalizzazione vengono meno i partiti, i sindacati ed i simulacri ottocenteschi.
Il vero arcano in Italia purtroppo risiede in questo: un attento insegnamento alla rassegnazione e all’accettazione del “potrebbe essere peggio”, nel ponderato impoverire senza giungere alla fame, o ancora meglio nel moderato spostamento verso il declino che possa essere scambiato per la naturale forza di gravità. Naturalmente tutto questo avviene insieme a quell’innegabile presenza di un sottile strato di malcontento, quell’effervescenza di ansia riguardo al futuro e una percezione di incertezza e instabilità. Nessuno viene escluso…
Mano a mano che le onde d’urto tecnologiche (sintetiche e simulative) accelerano, trasformando ondata dopo ondata tutto quello che toccano, il digitale diventa la pietra angolare della competitività e della crescita delle imprese, portando sia opportunità che rischi.
Gli impatti di queste ondate intensificheranno la concorrenza in tutti i settori (l’abbiamo approfondito giusto in questo evento) e richiederanno lo sviluppo di nuove competenze di tutti: persone comuni, dipendenti, imprenditori e manager. Il punto essenziale da comprendere è che non si tratta però solo di economia.
Quella che stiamo vivendo è senza dubbio l’era in cui si susseguono – e si susseguiranno – più rapidamente dei cambi di paradigma economici e sociali dettati dall’avvento di tecnologie sempre più innovative e anche invasive.
Finiamola con il settarismo, l’irragionevole pensiero binario, il fanatismo e l’approccio puerile nei confronti di questioni complesse.
Questo implica la disponibilità a confrontarsi seriamente e a riesaminare criticamente le proprie posizioni. Recuperiamo il senso della complessità e costruiamo un pensiero ed una visione culturale autonoma.
Deve sorgere il Faber, l’uomo tecnico che abbatte vincoli e li volge a suo favore, se dotato di Volontà di Potenza.