Roberto Siconolfi – classe ’83, campano, sociologo, saggista, mediologo.
Il postumano rappresenta una mutazione antropologica rispetto all’uomo per come lo conosciamo.
Alla base di ciò l’ibridazione con la macchina e le nuove tecnologie multimediali, e tutta una serie di teorie specifiche. Teoria non prive di aspetti critici.
Da un lato, abbiamo una modifica antropologica effettiva, concreta, che andremo ad analizzare e che è già nell’ordine delle cose, vista quella che è una vera e propria incorporazione di determinate tecnologie nella vita umana e nella sua sfera neuro-cognitiva.
Dall’altro, una teorizzazione fatta di biologia, neuroscienze e filosofia.
Su queste basi, metteremo in luce anche le criticità, e quelle che dal nostro punto di vista sono delle vere e proprie cognizioni errate che animano il paradigma teorico postumanista.
Il postumano: lo scenario
L’affermazione del postumano avviene con condizioni storiche ed esistenziali ben precise.
Abbiamo più volte riferito nei nostri articoli circa una nuova forma di realtà, che va oltre il mondo materiale per come da noi conosciuto. La tecnologia mediatica, la cibernetica, l’informatica, come un nuovo mondo fatto di una materia nuova, un nuovo mondo elaborato in altri mondi.
Un gioco di parole che rende bene l’idea di come in realtà anche questa grande trasformazione storica, antropologica oltre che tecnologica, sia stata frutto di intuizioni e operazioni che hanno la loro sede in un campo esoterico, magico, metafisico .
La nuova realtà sorpassa quella dell’industria pesante e della materia pesante, e abbraccia quella della produzione sottile e della materia sottile. La nuova realtà sostituisce e aggiunge al mondo fatto di piante, fiumi, laghi, montagne dell’antichità, e poi idrocarburi, macchine a vapore, centrali industriali, telefoni e televisioni della modernità: silicio, chip, connessioni, cablature, cyberspazio, metaverso, ecc.
Parallelamente si passa dalle concezioni scientifico-filosofiche a base materialista , che a loro volta avevano sostituito le concezioni sacrali della vita, a nuovi modelli di pensiero che rispecchiano la nuova percezione post-materiale , smaterializzata, della realtà.
Filosofie postmoderne, neuroscienze e fisica quantistica, abbinate ad una riemersione delle discipline orientali, ma anche di nuove forme di gnosticismo e magia operativa coadiuvata da droghe psichedeliche e dispositivi informatici e tecnologici, body art, letteratura cyberpunk, cinematografia sci-fi, body-horror e distopica: ecco lo scenario con il quale si afferma il postumano!
Il postumano: la nuova forma antropologica
In questo quadro, l’essere umano prende notevolmente le sue coordinate, permeandosi, ibridandosi, riconfigurandosi e dando vita a quello che definiamo come postumano.
Il postumano è già oggi , e non bisogna aspettare ulteriori forme di ibridazione uomo/macchina.
Il postumano è già ora in senso fisico, con l’integrazione corporea di protesi o dispositivi di carattere tecnologico, in campo medico ad esempio (pensiamo alle protesi ortopediche), ma anche in campo più sofisticato o cerebrale.
E poi, oltre a quel mondo sempre più in sviluppo che sono i microchip, già oggi, l’uomo è ibridato con la macchina, le sue reti neurali sono già cablate con quelle della macchina (PC, Smartphone, ecc.), la quale in qualche modo è già incarnata, senza bisogno di installazioni corporee particolari.
Tutti uniti da un collegamento sottile in un campo unificato, in una gigantesca Infosfera , nella quale le nostre parti psichiche ed emozionali sono sempre connesse, e sempre connesse a quelle dell’umanità intera.
Un movimento storico che ha prodotto l’ibridazione tra l’uomo (la materia, e non solo) e la macchina (la nuova materia), costruendo questa nuova forma.
Una nuova forma sulla base della quale vi è un articolato dibattito filosofico, scientifico e culturale.
Il postumano necessita di un paradigma conoscitivo, un paradigma che sia all’altezza della sfida.
Webinar & Live Q&A – 7 Marzo dalle 16:00
Il pensiero postumano: oltre l’umanesimo
Diversamente dal transumanesimo, che mira a potenziare le facoltà umane attraverso l’uso di biotecnologie, ingegneria genetica, nanotecnologie, protesi e intelligenze artificiali, ibridazioni uomo/macchina, ecc., il pensiero postumano, invece, mira a costruire una vera e propria concezione del mondo e della realtà , che vada oltre l’umanesimo.
Per il postumanesimo è fondamentale soprattutto superare l’antropocentrismo, tipico dell’umanesimo – e aggiungerei della modernità –, e per questo spesso i filosofi postumanisti vedono nel transumanesimo un iperumanismo , semplice oltrepassamento dei limiti dell’umano, pur rimanendo, però nel paradigma antropocentrico, e dunque con l’uomo a cui tutto è permesso, anche di strumentalizzare, e in modi inimmaginabili questa volta, la natura. Tra i filosofi di punta del pensiero postumano, citiamo l’etologo Roberto Marchesini , in particolare con Post-Human [1].
È proprio attraverso l’etologia applicata, approccio multidisciplinare alla scienza del mondo animale, che Marchesini stabilisce le direttive della sua filosofia postumanista.
Attraverso l’osservazione del comportamento animale è possibile rintracciare anche il comportamento umano , e dare una nuova direzione al comportamento umano.
Una direzione che si apra all’alterità, al non-umano, animale o macchina, per una ontopoiesi , che miri non alla purificazione del mondo, alla maniera degli umanisti, essenzialisti ed antropocentristi, bensì ad un continuo sporcarsi con il mondo, verso nuove forme postumane.
Pensiero postumano e antropocene
La questione antropocentrica viene vista come fondamentale dai postumanisti.
A partire dal Rinascimento, infatti, nei vari ambiti dello scibile e della vita umana, dalle arti, alla scienza, alla filosofia, l’uomo viene messo al centro di tutte le cose , divenendo il signore di tutte le cose, compresa la natura e gli animali (considerati esseri meramente meccanici).
Sarà Cartesio a presentare la differenza tra res cogitans e res extensa , nella quale, l’uomo è dotato di res cogitans oltre che di res extensa, e dunque è a tutti gli effetti un essere centrale, in grado e nella possibilità di utilizzare per il suo bene la res extensa1 .
A tutto ciò si aggiunge la notevole attività industriale a partire proprio dalla prima rivoluzione, e prima ancora la sete di conquista che a partire dalla fine del medioevo ha portato l’uomo civilizzato europeo a sottomettere popoli e culture disparate, e a intervenire in nuovi contesti a lui estranei.
Più in generale se con il Rinascimento grandi prodigi sono iniziati, accompagnando la storia dell’uomo, con il dispiegarsi storico nuove problematiche sorgono, in particolare quelle dovute all’arroganza con la quale l’uomo si pone nei confronti della natura (antropocentrismo), e con la quale alcuni uomini si porranno nei confronti degli altri (eurocentrismo).
Su questa scia, si inizierà a parlare dalla fine dell’800 di antropocene , ovvero di quell’era storico-evolutiva dove l’agire dell’uomo provoca un impatto , prima di allora, inconcepito e inconcepibile nei processi ecosistemici – l’uomo come nuova forza tellurica (cit. Antonio Stoppani[2] ).
Il pensiero postumano: oltre le dicotomie e il mito della purezza
Uno dei massimi problemi sollevati da Marchesini e del quale si fa carico il postumano-pensiero è quello del superamento delle dicotomie .
È una questione che si riallaccia ad altri nostri scritti precedenti sulla nuova concezione postmoderna della realtà, salutata da filosofi e sociologi come Michel Maffesoli, e che vedono nel mondo postmoderno un ritorno della paganità in nuove forme e dunque anche un superamento dei dualismi religiosi ed ideologico-moderni, che provocano una scissione tra il mondo come è e come dovrebbe essere.
Questo gioco di antinomie nette è generato proprio dal pensiero umanista a detta di Marchesini, il quale vuole a tutti i costi differenziare la condizione umana da quella non-umana , sia che si tatti di non-umano (animale o macchina) o inumano (determinate strutture predicative ).
Vi è una identità pura, incorrotta, da purificare, ordinare, e che costituisce la massima aspirazione dell’uomo, di contro a ciò che è impuro, ctonio, tellurico, che invece che consentire un’ascesa infanga, mescola, trattiene, abbassa.
Da qui la generazione dei miti della purezza , con il conseguente igienismo, il razzismo, l’eugenetica, la fisionomia criminale, tutti modi per divergere dall’impuro, anziché procedere in maniera integrativa verso l’alterità, spogliarsi dalle sovrastrutture anziché accettare il meticciamento, la ridondanza[3] .
Pensiero postumano: la dicotomia natura vs cultura
Tra le dicotomie storiche , anche relative al pensiero postumano e al transumanesimo, e che vanno superate per Marchesini, vi è quella tra natura e cultura .
La natura perde la sua caratteristica di fissità , ma viene intesa in continua evoluzione, aprendo ai temi che inquadreremo nei prossimi paragrafi e cioè il superamento dell’essenzialismo, il divenire e l’evoluzionismo.
La natura non si oppone più alla cultura alla maniera degli umanisti, ma non è concepita nemmeno come inclusiva oppure una natura aprente verso il trascendente, alla maniera dei pre-moderni (physis ).
La natura come pluriverso , come le matematiche e le scienze novecentesche suggeriscono (da Heisenberg a Stephen J. Gould), un caos autorganizzato non più basato su processi lineari, ma su contingenza e ridondanza, dal quale fioriscono ibridazioni e attori strani.
La cultura , invece, intesa non più come lo strumento con il quale l’uomo domina la natura, in base alla necessità di purificarsi ed elevarsi rispetto ad essa, alla maniera degli umanisti; bensì come la capacità di adattamento da parte di un sistema neurobiologico complesso necessitante di una rete sinaptica cablata, e dalla lunga storia evolutiva, come quello dell’animale-uomo – per Marchesini l’uomo non si evolve dall’animale ma lo è, e non è il vertice gerarchico della catena come in certe letture evoluzioniste –, che più che purificarsi dalla natura è portato ad un’apertura verso la natura.
In sintesi, per Marchesini[4] :
La cultura come dimensione dell’antropopoiesi non è frutto di un deficit biologico dell’uomo, ma di una ridondanza
La carenza è l’esito di questo processo culturale non la causa del processo culturale
La cultura determina un meticciamento del sistema uomo non una disgiunzione dell’uomo dal non-umano
Ogni atto umano, dunque, provoca carenza e meticciamento, il contrario dunque di autosufficienza (l’autopoiesi di maturaniana memoria) e purificazione.
Homo videns: la modifica delle menti umane
Webinar & Live Q&A – 21 Marzo dalle 16:00
Il pensiero postumano e l’essenzialismo: il problema
Altro problema filosofico-scientifico al quale il pensiero postumano cerca di dare risposta , problema di derivazione antropocentrica, umanista, e a nostro avviso moderno, è l’essenzialismo .
L’antropocentrismo, l’umanismo, e il suo taglio dicotomico, tende a divergere, o meglio a distillare utilizzando un linguaggio alchemico caro anche ai rinascimentali, messi sotto accusa anch’essi dal Marchesini, il puro dall’impuro, in pratica l’essenza dalla sostanza.
Viceversa, per Marchesini, il darwinismo e il pensiero della complessità mettono in crisi tale paradigma, accettando il divenire come moto proprio della natura, la quale non va più vista come un fondale fisso da preservare, né tantomeno da sfruttare a proprio piacimento.
Accettazione del divenire, accettare anche la possibilità del superamento del limite, andando oltre al cosiddetto peccato di hybris , accettare uno stato di permanente apertura all’alterità, “in accordo con le direttrici che muovono gli enti naturali, non opporsi a essi “[5] , principio che sostituisce quello di hybris , con la sua superstizione di inviolabilità, e misurando l’impatto che le tecnologie hanno nella salvaguardia della alterità . Salvaguardia dell’alterità che diviene il nuovo principio fondante che sostituisce la hybris .
L’identità, dunque, il Sé, l’essenza perde la sua centralità, la sua necessità di estrapolarsi dal mondo, per Marchesini come per altri intellettuali postumanisti – vedere N. Katherine Hayles.
Il centro di coesione non esiste più, superando l’individualità tanto cara all’umanismo antropocentrico e aprendosi a possibilità multividuali che successivamente chiariremo in maniera più definita.
Il pensiero postumano tra evoluzionismo e neuroscienze: la base
Il darwinismo costituisce uno dei capisaldi sul quale si fonda il pensiero postumano, o meglio dai postumanisti viene riaffermata una originarietà del pensiero di Darwin , messa via da fraintesi e fondamentalismi vari (tra tutti quello genetista e biologista).
Per combattere questa visione riduzionista e meccanicista dell’evoluzione, in particolare sui criteri di selezione naturale e mutazioni casuali, ad opera in particolare dei neo-darwinisti, Stephen J. Gould ed Elisabeth S. Vrba , riprendono ed estendono il concetto di preadattamento con il neologismo exaptations , in italiano exattamento o esattamento, ovvero quei caratteri inizialmente non adattivi ma il cui scopo non è solo di vincolare ma anche di facilitare l’evoluzione.
A riguardo: “il processo iniziale di creare ridondanza genetica e la successiva miriade di conseguenze ineludibili del costruire uno strumento di calcolo tanto complesso quanto il cervello umano – potrebbero essere entrambi esempi di exaptations cominciati come non-aptations”[6] .
Biologia evoluzionista e neuroscienze, un connubio che fungerà da base alla filosofia postumanista , secondo il quale la natura umana, grazie alla sua complessità, tende a processi ibridativi, e per:
la particolare struttura neurobiologica dell’uomo
la dimensione epimeletica della nostra specie
Dunque una plasticità dei circuiti neuronali , definita ridondanza dalle neuroscienze, e la propensione del cervello ad essere plasmato dall’esterno proprio grazie a questa e tanto più intensa è questa, per cui la realizzazione della complessità di meccanismo cerebrale è dovuta allo stimolo esterno e non è possibile conoscerne sin dall’inizio l’architettura[7] .
E qui si apre il capitolo, sempre fondamentale all’interno di questo paradigma scientifico, sul rapporto tra caratteri innati e appresi , che diversamente da quanto inteso finora, è intrecciato, per cui un’importante dotazione filogenetica, richiede un importante apprendistato.
Il pensiero postumano e le tendenze naturali: animale e animale-uomo
Il pensiero postumano porta al superamento dell’umanesimo e della concezione antropocentrica, a partire dal concetto della specificità di ogni vivente, di ogni animale, tra cui l’animale-uomo.
Un pluriverso , dove per Marchesini trovano spazio intelligenze plurime , in cui ogni soggetto è inserito in un campo di possibilità filogenetiche dove le diverse intelligenze sono comparabili, ma non commensurabili; le cui identità si costruiscono attraverso dotazioni innate ricche di virtualità evolutive e possono organizzarsi in una molteplicità di modi – processo ontogenetico (rapporto dimensionale o direttamente proporzionale tra innato e appreso); in cui il soggetto si esprime sempre in maniera proattiva, in virtù di un obiettivo, una condizione problematica da risolvere .
In questo pluriverso trova posizione anche l’animale-uomo con le sue tendenze naturali, tra le quali quella improntata al desiderio, alla ricerca, e quella improntata alla raccolta.
Sempre per il filosofo bolognese, il postumanesimo respinge l’idea di una natura umana esaustiva, o di una natura che si definisce per contrasto ed è ininfluente nel processo di antropopoiesi.
La capacità dell’uomo di far nascere i predicati sta nel retaggio filogenetico, che è ciò che lo accomuna all’animale, e grazie a ciò si è potuta definire la sua identità[8] .
Il pensiero postumano e tecnosfera: homo sapiens e tecnologia
Il pensiero postumano si rapporta alla tecnologia in maniera completamente diversa rispetto al pensiero umanista e antropocentrico.
La tecnologia non viene più intesa come una capacità esterna all’uomo , grazie alla quale egli strumentalizza il mondo, in maniera fredda e calcolante, secondo quella che abbiamo definito l’epoca di Prometeo, in alternativa a quella di Dioniso .
Ma appunto, la tecnologia e più in generale quella che Marchesini definisce come tecnosfera mostra tutti altri aspetti e si integra nella vita dell’uomo .
La tecnologia e più in generale la tecnica, mostra il suo valore epifanico, aprendo alla meraviglia, alla perturbanza, in una dinamica che è invece di taglio dionisiaco e in un rapporto con la natura che è spiazzante, destrutturante, stupefacente[9] .
È questa la lezione di McLuhan, nella quale il medium è agente ristrutturante dal punto di vista antropologico e non è appunto uno strumento per l’ottenimento di qualcosa.
In questa prospettiva, e nel quadro di riferimento postumano da noi presentato, l’artificio tecnico, è il modo in cui l’azione dell’uomo si reintegra alla natura, e non il modo in cui si allontana , come pensa anche un certo pensiero ecologista che vede nella tecnica la forma di hybris prometeica da noi precedentemente presentata.
Secondo Helmuth Plessner infatti: “Soltanto perché l’uomo è per metà natura e sta (cosa essenzialmente connessa con quest’ultima) oltre se stesso, l’artificialità costituisce il mezzo attraverso il quale mettersi in equilibrio con il mondo”[10] .
Etica, consapevolezza ed equilibrio nel digitale
Roberto Siconolfi e Cristian Maddaloni
Webinar & Live Q&A – 12 Settembre dalle 16:00
Il pensiero postumano e la soggettività: il multividuo
Oltre le concezioni antropocentriche basate sull’individuo, ovvero quell’ente dotato di un Sé, di un’essenza, di un’identità fissa, e che come abbiamo detto all’inizio aspira alla purezza, con il postumanesimo si afferma la soggettività.
La soggettività del postumano è il multividuo , nella quale la molteplicità viene assunta come stato sincronico in una continua contaminazione con l’alterità. Dunque non ci si purifica dal mondo ma ci si apre e lo si assume.
L’essere non coincide più con l’esistere, nel senso di delimitazione collocativa, e con l’evolvere, nel senso dispiegare qualità interne.
La soggettività è invece “sterminata e devolutiva, contaminata e convergente” [11] .
La soggettività multividuale sarà basata sul concetto di resistenza e non di esistenza , non sarà situata e interlocutoria nel processo dialogico, bensì metalocata e permanentemente connessa attraverso la dimensione iconica. E poi sarà pluralmente espressiva, con più identità simultaneamente presenti. Infine nella costruzione biografica disperde ed integra, anziché dispiegarsi ed epurarsi.
Se la connessione è la modalità di apertura all’altro in luogo del dialogo, per il multividuo un ruolo fondamentale lo gioca il passato , in luogo del presente, nella costruzione della soggettività.
Il passato agisce sul presente tramite la ridondanza , con icone, registrazioni, ologrammi interattivi, che vanno oltre la semplice testimonianza e si sostituiscono alla “realtà dell’istante”[12] .
L’importanza di avere un consulente marketing esterno
Il pensiero postumano e multividuo: metalocazione e traslocazione
La metalocazione è per il postumano multividuale il nuovo modo di vivere il tempo e lo spazio , diversamente dall’essere limitatamente collocato nel tempo e nello spazio.
Allo stesso modo in luogo dell’interazione dialogica si giunge ad una traslocazione nella quale si supera la distanza di spazio tipica della dialogia, in virtù di declinazioni differenti a seconda degli spazi che si vengono a implementare sincronicamente.
La metalocazione è contemporaneamente molteplice e simultanea, e le icone, che in qualche modo collocano ancora la soggettività in una dimensione spazio-temporale, rappresentano un residuo individualistico ed antropocentrico.
L’icona non è individuo né la sua traccia , le locazioni sono sempre fittizie. Si è presenti solo “in quanto circolanti su un media”[13] .
Via via la realtà digitale diviene sempre meno simulata e più reale , e sulla base del concetto di resistenza, dove le tracce della realtà digitale – talvolta anche analogica pensando al ruolo avuto dai videotape – passata, si affiancano al fluire del presente in un continuo divenire.
Il pensiero postumano: brodo di coltura
Il pensiero postumano si forma come concezione della realtà nel quadro di una specie di reazione al cosiddetto dominio del maschio, bianco ed europeo verso tutto ciò che è altro da sé. In questa ottica la critica (attacco) all’antropocentrismo e all’idea dell’uomo di pensarsi metro di tutte le cose e di poterle conseguentemente dominare.
E il relativo dominio/sfruttamento sull’ambiente circostante, natura ed animali, concettualizzato nella teoria dell’antropocene , ovvero nell’era storico-geologica nella quale l’essere umano si consacra come vera e propria forza tellurica in grado di alterare gli equilibri naturali senza precedenti .
Sempre a riguardo, la tesi, o meglio l’ipotesi, secondo la quale l’attività industriale umana sia la causa dei cosiddetti cambiamenti climatici (ex surriscaldamento globale) in particolare per via delle emissioni di CO2 , definite senza precedenti nella storia umana.
E ancora, il postumanesimo, proprio nel superamento delle dicotomie oppositive , vede il superamento dell’idea della donna come intrinsecamente negativa in quanto portatrice di un maggior contenuto di natura , rispetto al suo correlativo dicotomico oppositivo di cultura[14] .
E ancora, nel superamento del mito della purezza , vede la mentalità tendente alla purificazione da ciò che è impuro come foriera di razzismo nei confronti delle culture differenti[15] .
Il pensiero postumano e teorie radicali: Donna Haraway e l’androginia cyborg
Proprio riguardo il superamento delle dicotomie oppositive, dei dualismi, nei quali il pensiero postumano vede il prevalere di un elemento sull’altro (uomo su donna, bianchi su neri, uomo su natura e animali), Donna Haraway, altra pensatrice di taglio forse più radicale, vede addirittura nel cyborg il simbolo perfetto di tale superamento. Esso è asessuato, e allo stesso tempo uomo e macchina .
Il cyborg è testimonianza anche del superamento dell’inviolabilità del corpo, manipolabile a piacimento, facendo venire anche a cadere l’altra dicotomia oppositiva sopracitata, quella tra natura e artificio[16] .
Ovviamente anche la Haraway si inserisce nel solco del superamento dell’antropocene e in virtù di una nuova epoca lo Chtulucene[17] , per la salvaguardia della natura , salvaguardia per la quale sostiene la posizione, molto accreditata in alcuni ambienti culturali, che il mondo sia in sovrappopolazione.
Sovrappopolazione che va limitata , secondo la Haraway, creando parentele, in senso ampio, piuttosto che mettendo al mondo bambini .
Una specie di androginia cyborg, grazie alla quale il femminismo – la base ideologica fondamentale della Haraway – coniuga gli opposti anziché portare avanti la separazione dualistica (a cominciare da quella col maschio).
Il cyborg in fondo è asessuato e dunque non passibile di utilizzo meramente strumentale per la riproduzione, non nasce da donna ma si rigenera.
Il pensiero postumano: N. Katherine Hayles e il Sé dell’umanesimo liberale
Un’altra letterata americana, N. Katherine Hayles, elaborerà il pensiero postumano ancora su altri aspetti. Marcando maggiormente la questione del superamento del Sé naturale, l’identità dell’individuo come intesa dell’umanesimo liberale e illuminista.
Per la Hayles “non ci sono differenze essenziali o demarcazioni assolute tra l’esistenza corporea e la simulazione computerizzata…”[18] .
In questo modo decostruisce il Sé , inoltre dà priorità all’informazione sulla materialità, considera la coscienza come epifenomeno e il corpo come protesi della mente[19] .
Importante per la Hayles andare oltre l’idea, cara a transumanisti ed iperumanisti, di creare una specie di immortalità preservando la conoscenza umana attraverso i computer, superando dunque i concetti di potere infinito e immortalità troppo spesso associati alle possibilità di sviluppo della tecnologia. Fondamentale per la Hayles è l’incarnazione (embodied) .
Nell’umaneismo liberale la cognizione aveva precedenza sul corpo, per quanto riguarda il soggetto.
D’altro canto, però, le concezioni comuni sul postumano avevano fatto del corpo un semplice contenitore di informazioni e codici.
Per la Hayles, invece, queste due concezioni simili andavano oltrepassate, superando la separazione tra i processi culturali e sociali e il materiale che li produce.
Il soggetto postumano è un “amalgama, un insieme di componenti eterogenee, un’entità materiale-informazionale i cui confini sono sottoposti a continua costruzione e ricostruzione”[20] .
Il pensiero postumano e divenire: la concezione panteista della realtà
Un presente fluido, caotico, dinamico che si riversa su un’identità instabile e confusa, una frantumazione del Sé dovuta alla permanenza di icone trascorse, oltre il qui ed ora senza legarsi ed abbandonare nulla: il soggetto e il pensiero postumano privilegia il divenire a dispetto dell’essere, e in una concezione panteista della realtà.
Il panteismo naturalistico è quella dottrina che divinizza la natura , sostituendola sostanzialmente al dio trascendente, e vede ogni sua manifestazione come una manifestazione del divino (teofanie ed epifanie). La natura come un tutt’uno di parti interconnesse tra loro .
In questo quadro, l’apertura all’altro propugnata dal Marchesini nella sua teoria postumanista diviene il quadro anche nel quale normare in senso etico-morale la società.
Una visione simile al nuovo vangelo di Papa Francesco, dove il divino si sposta dal piano verticale, nel rapporto con un Dio trascendente, a stare prevalentemente su quello orizzontale nel rapporto con gli altri esseri viventi.
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Il pensiero postumano e criticità: l’evoluzionismo
Il pensiero postumano, come abbiamo visto, ha alla base una teoria evoluzionista.
L’evoluzionismo è quel paradigma scientifico che sostiene l’evoluzione, appunto, della vita sulla terra come il frutto di una capacità di adattamento delle varie specie, compresa quella umana, a seconda dei contesti .
Tralasciando il dibattito ancora in corso all’interno di questo paradigma etno-antropologico nella lettura di Darwin – uno dei massimi esponenti di tale paradigma oltre a Lamarck – tra chi mette in risalto l’adattabilità o la competizione (il più forte prevale).
E ancora, tra chi dà risalto al corredo genetico e biologico e chi invece all’exaptations .
Tra chi abbia usato per scopi socio-politici o meno l’evoluzionismo (darwinismo sociale) e chi lo interpreti nel senso gerarchico, dell’uomo come estremo della catena rispetto alle altre forme di vita.
Ci chiediamo, e se fosse errato l’intero paradigma?
Perché mai deve essere data per assodata la teoria evoluzionista e il darwinismo, come presupposto del dispiegarsi della vita umana e delle altre specie sulla terra.
Senza la necessità di tirare in ballo il creazionismo biblico, ma gli antichi egizi e non solo, grandi costruttori di strutture megalitiche, sono per davvero stati questa società di cacciatori e raccoglitori come dovrebbe essere in base alla teoria evoluzionista?
E quelle costruzioni, di una precisione e di un avanzamento tecnico impensabile anche per i nostri tempi, sono il frutto di questo supposto popolo di cacciatori-raccoglitori?
E i giganti? I cui scheletri sono ritrovabili in tutto il mondo, a quale linea evolutiva di primati appartengono?
Questi sono forse tra i più banali degli interrogativi che creano falle nella teoria evoluzionista.
Il pensiero postumano e criticità: le scoperte di Graham Hancock
Proprio a riguardo, tra le ricerche che potrebbero smentire la base evoluzionista che anima la teoria del postumano, vi sono quella del giornalista e saggista Graham Hancock.
Hancock si iscrive in una scuola di ricerca alternativa al paradigma scientifico ufficiale (es. Sermonti, Fondi, ecc.), ma altrettanto scientifica, e forse anche di più, in quanto in grado di spiegare quelle lacune logico-concettuali, storiche e biologiche, che non vedono alcuna successione delle epoche nella storia umana a partire da una specie di stato di barbarie iniziale per giungere ad uno più civile.
Non vedono nessuna comunità primitiva iniziale dalla quale grazie all’evoluzione di natura e artifici, di regole di convivenza e tecnologie, l’umanità si sia in qualche modo sviluppata per giungere ai giorni nostri.
Per Hancock in realtà la famosa società di cacciatori e raccoglitori che secondo le teorie evoluzioniste ha in qualche modo dato vita all’epopea umana in maniera organizzata, esisteva sì, ma era stata affiancata, edotta, educata, dai resti di una precedente civiltà sopravvissuta ad un cataclisma giunto alla fine dell’era glaciale.
12.000 anni fa circa, una evolutissima civiltà scompare (Atlantide?) per via di un cataclisma (il diluvio?), e i sopravvissuti si ibridano con le società di cacciatori e raccoglitori presenti all’epoca.
Una civiltà evoluta decade e una involuta si evolve…il tempo e la storia non sembrano lineari!
Il pensiero postumano e l’evoluzionismo: la teoria dei cicli cosmici
Ovviamente le ricerche di Hancock sono completamente osteggiate dalla scienza ufficiale e dalla cosiddetta comunità degli scienziati , la quale sembra procedere non tanto per un atteggiamento scientifico ma più di tipo dogmatico, pena la rimessa in discussione di paradigmi vecchi di centinaia di anni, con tutto ciò che consegue anche nelle dinamiche di potere (accademico, politico, ecc.).
La teoria dei cicli cosmici è quella teoria presente in maniera diversa ma analoga in tutte le dottrine delle più grandi civiltà del mondo, e che smentisce completamente la linearità temporale e dunque il presupposto base della cosiddetta evoluzione, della quale è imbevuto anche il pensiero postumano.
Secondo tale teoria non si evolve da uno stato grezzo, per così dire, verso uno evoluto, ma ci si involve da uno stato aureo, lucente, invisibile, iniziale, per giungere ad uno sempre più incarnato, materiale , sub o post-materiale come potrebbe essere l’attuale mondo abitato da uomini, macchine ed ibridi uomo-macchina.
Dall’antica India all’antica Persia, dal mondo norreno a quello greco , la successione delle ere avviene sostanzialmente a partire da un’età dell’oro, passando poi a quella dell’argento, per poi giungere a quella del bronzo fino a quella del ferro (scansione temporale di Esiodo[21] ).
All’interno di questi cicli cosmici in successione, sono previsti, poi, a seconda delle varie dottrine dei microcicli interni . Tutto in una precisa successione circolare del tempo e della realtà , che non deve far presupporre però ad un semplice regredire o ripetere degli enti e degli eventi, ma anche ad un avanzamento di stato, a una maturazione di essi, così come l’anzianità rappresenta per la vita di un uomo il suo punto massimo, a completamento di un ciclo, prima della morte e della ripartenza del ciclo della vita.
Il pensiero postumano e criticità: le teorie scientifiche alternative all’evoluzionismo
Da un punto di vista cosmologico, la teoria evoluzionista, a base del pensiero postumano, metro di misura per la scienza per ogni fenomeno della realtà, può essere smentita dalla Cosmologia Ciclica Conforme (CCC) , la teoria elaborata da Roger Penrose e Vahe Gurzhadyan secondo la quale la realtà è un continuo susseguirsi di universi che nascono, si sviluppano e si chiudono, per poi a loro volta dar vita a un nuovo ciclo .
È inutile dire che la teoria è molto in linea con la teoria dei cicli cosmici, e contraddice, almeno da un punto di vista basale, l’andamento più o meno lineare evoluzionista.
Evoluzionismo che è abbinato all’altro grande signore della scienza ufficiale, e per forza di cose anche delle teorie postumane: il materialismo .
Contro le concezioni materialiste e i riduzionisti meccanicisti, pur tenendo per valida l’attuale ricerca scientifica, e sempre senza entrare in concezioni creazioniste, il filosofo Thomas Nagel ha invece dato importanza al fine teleologico all’interno della dinamiche naturali, e alla centralità, sempre in queste, dei fenomeni mentali e coscienti.
Centralità che va al di là dei semplici organismi viventi ma investe il funzionamento di tutto il cosmo[22] .
Anche per Rupert Sheldrake, la coscienza è fondamentale nella spiegazione dei fenomeni evolutivi, e non è una semplice formazione dovuta a cause fisiche e chimiche.
E ancora, con il concetto di mente estesa , egli allarga lo spettro dell’azione mentale oltre il cervello, questo, insieme al principio di causalità formativa e di risonanza morfica, spiega come le forme si generano, a partire da una vera e propria memoria collettiva, alla quale le varie specie biologiche attingono per orientare il loro comportamento.
“La nostra idea fondamentale è basata sul primato della coscienza, che non è una semplice estensione o derivazione del cervello, ma l’ente, la forza, che la governa, la plasma e ne costituisce la natura ultima.”
Il pensiero postumano e criticità: la coscienza oltre la materia
Quest’ultimo discorso introduce l’importanza del ruolo della mente e della coscienza nello sviluppo delle dinamiche naturali , in una scala non solo diversa ma addirittura opposta da quanto indicato dal pensiero postumano.
Jean Pierre Changeux ammette la possibilità di un’ipotesi metafisica nella generazione delle forme, oltre a quella di tipo “darwiniano”.
Secondo quest’ultima: “Il fenomeno si trova nello spazio e nel tempo all’interno di una serie temporale di cause ed effetti. Si occupa di una stratificazione a livello organizzativo e sulla transizione da un livello di organizzazione a un altro, qualunque sia il livello. Il presupposto è che il passaggio da un livello all’altro richiede due elementi fondamentali: un generatore di diversità e un sistema di selezione.”
Invece, quella di tipo metafisico fa appello alla teologia naturale di Platone, a John Paley o all’Abbe Pluche: le forme sarebbero astrazioni non materiali, non fisiche, extra-mentali, essenze, create da un ‘demiurgo’ o ‘grande orologiaio’. Si troverebbero, secondo Platone, hyperouranios topos, vale a dire oltre il cielo. Queste idee riaffiorano oggigiorno tra i seguaci del design intelligente[23] .
E ancora, secondo rilevazioni effettuate negli stati di premorte, Near Death Experience (NDE), il dr. Sam Parnia è giunto alla conclusione che il cervello è solo un tramite della coscienza[24] .
Un’ipotesi rinforzata dal filosofo Pier Luigi Fornari, circa l’aspetto psichico-spirituale autonomo della coscienza, all’interno della dualità col cervello. Questo nella condizione temporale risulta essere “il luogo della coscienza, dell’esperienza umana del ‘trascendente'”[25] .
Il pensiero postumano e criticità: la mente oltre il cervello, la coscienza oltre il corpo
Il paradigma evoluzionista, alla base del pensiero postumano, affonda interamente le radici nel materialismo .
Tuttavia, questa concezione non tiene conto di che cosa sia per davvero la mente , e che cosa sia per davvero la coscienza.
Gli spunti in ambito scientifico sopra proposti ci fanno abbracciare il paradigma esattamente opposto, ma a tutto ciò già era giunta la dottrina induista. Nelle Upanishad si dice che è col manas (la mente) che si vede, che si ode, che si gusta, ecc . Di conseguenza sono i sensi ad essere articolazioni del manas , non viceversa. Il manas è dunque la forza unitaria che attiva i vari sensi .
E non a caso, secondo alcune ricerche di laboratorio neuroscientifiche del dott. Dietrich Lehamann dell’Università di Zurigo in collaborazione con il Lama buddhista Ole Nydhal, si è riscontrato che nelle “visualizzazioni audio-visive” (tecniche di immaginazione che si effettuano all’interno delle pratiche meditative), vengono stimolate le stesse aree del cervello addette alla vista e all’ascolto nella realtà non immaginativa . Questo pur non attivando in maniera diretta il senso preposto.
Anche nel buddhismo, oltre a quelle relative ai vari organi sensoriali, vi è la coscienza della mente, la più importante tra tutte. Sempre per il buddhismo, così come la coscienza della mente è la più importante tra le coscienze sensoriali, la mente ha preminenza rispetto al corpo.
Ma che cos’è la mente? La mente è luce, la chiara luce raggiungibile attraverso le opportune pratiche che rendono l’uomo, ogni uomo potenzialmente, un buddha.
Tutto è luce, anche i fenomeni più densi, che in via solo apparente ci appaiano come materiali.
Il contrario insomma da quanto sostenuto dai postumanisti: la materia è prodotta da una realtà invisibile, e il giro sarebbe lungo da un punto di vista delle dottrine metafisiche, per farci affermare che la materia non è il primo né l’unico dei piani dell’essere, e che dunque è più la materia ad essere epifenomeno della coscienza che il contrario .
Il pensiero postumano e criticità: l’essenzialismo
Il pensiero postumano ha tra i suoi primi nemici l’essenzialismo , e come abbiamo visto le identità innate, fisse, il Sé, le forme permanenti, tutto questo produce automaticamente per i filosofi postumanisti un attacco alla divergenza, all’alterità, alla devianza, all’impurità, generando misoginia, razzismo e volontà antropocentrica di sottomettere tutto ciò che non è umano.
Dal nostro punto di vista vi è invece una cognizione errata di ciò che è essenza, una limitazione di questo concetto – o meglio di quella che è una vera e propria realtà e non un concetto astratto che si impone sulla realtà, seppur non tangibile – derivata dalla mentalità umanista e in ultima analisi moderna.
L’essenza non è un’astrazione del soggetto pensante cartesiano , né mai disgiunta dalla sostanza , come ci spiega la concezione induista della realtà (Purusha e Prakriti, essenza e sostanza ).
Al netto di tutte le concezioni dualiste , pur essendo l’essenza determinante nella produzione della manifestazione , non vi è alcun primato gerarchico dell’essenza sulla sostanza, ma due poli dell’unità che hanno bisogno l’uno dell’altro in un meccanismo di interdipendenza continua per darle vita . Essenza e sostanza, forma e materia, fanno parte entrambe dell’Uno e solo per comodità esplicativa possono essere suddivise[26] .
E dunque anche nel rapporto con le protesi tecnologiche – comprese le più avanguardistiche – la parte invisibile del soggetto non potrà mai essere travolta dal divenire materico, ma resterà lì, in interazione con esse. La divisione dualistica , la divergenza, il disprezzo dell’uno nei confronti dell’altro sono il frutto della mentalità moderna .
Tra l’altro stesso Marchesini parlerà di tendenze innate, cos’altro sono esse se non delle essenze?
E ancora, se la caratteristica del postumano sarà quella di saper integrare l’alterità, chi o cosa integrerà ciò che è altro da sé se non un Sé, un’identità, e in ultima analisi un’essenza che integra un’altra essenza?
E infine, la soggettività multividuale e non più individuale, esiste per davvero o è semplicemente una designazione nominale di un individuo, con una molteplicità di protesi a carattere multimediale, e il cui passato digitale semplicemente riarticola il presente, non lo sovrasta, così come è sempre stato nella storia dell’uomo e delle sue opere?
Homo videns: la modifica delle menti umane
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Il pensiero postumano e criticità: l’antropocentrismo
E qui veniamo all’ultima delle nostre critiche: la questione antropocentrica . Il pensiero postumano non sbaglia quando attacca, in maniera nemmeno tanto velata, la concezione antropocentrica dell’umanesimo . Ma tale concezione è anch’essa figlia del pensiero moderno e della percezione del mondo moderna .
Prima tale visione non esisteva, ma vi era il cosmocentrismo : essere tutti parte di un Tutto , e ogni parte e in interrelazioni con l’altra. Da questo punto di vista non esiste l’idea di disprezzo verso l’alterità, men che mai quella animale, in quanto essa è parte dello stesso Tutto, dello stesso cosmo del quale fa parte l’uomo e per il quale l’uomo vive in funzione.
“La vita non si genera in funzione tua, ma tu vieni generato in funzione della vita cosmica” (Platone, Leggi, X, 903 c-d).
Questa visione animava il mondo prima dell’avvento della modernità, anche il cristianesimo (concezione teocentrica), del quale si ricordano i passi biblici nei quali all’uomo viene affidato da Dio il compito di dominare sulla terra e sugli animali, in realtà ha anche altre linee e interpretazioni che portano ad una divinizzazione degli animali (resurrezione degli animali, giudizio per gli uomini in base al rapporto con gli animali, relazione tra taluni santi con gli animali).
Centralità del cosmo, e uomo come microcosmo , come ente che più di tutti si avvicina a Dio, anche la meno antropocentrica tra le tradizioni, il buddhismo, afferma sì che l’uomo non è l’estremo di una catena, ma che quella umana è una preziosa rinascita , tra le tante possibili, e che più di tutte facilita il cammino verso la buddhità .
Il pensiero postumano e criticità: politically correct e derive totalitarie
La critica al paradigma evoluzionista che anima il pensiero postumano meriterebbe decine e decine di articoli, nello svisceramento di tutte le teorie alternative non solo metafisiche ma anche scientifiche.
Si può attribuire al mondo metafisico, alle dottrine spirituali, di non essere prova scientificamente dimostrabile, visto che nella scienza si analizzano i fatti, ma si può rispondere allo stesso modo che i fatti sono muti, e tutto dipende dalle griglie interpretative nelle quali si iscrivono i fatti.
In generale l’atteggiamento di tacciare tutto ciò che diverge dalla scientificità ufficiale, vera o presunta, non è per niente un atteggiamento scientifico. La scienza è aperta, non ha pregiudizi e condizionamenti che possono risiedere nello stesso concepimento degli esperimenti e negli strumenti atti a validare come scientifici i fatti e le teorie presentate.
Non è una piega pulita quella che sovente prende il mondo scientifico (ufficiale) riguardo a dubbi, obiezioni, tesi, ipotesi e prove alternative.
Allo stesso modo anche certi passaggi del pensiero postumano sono potenzialmente pericolosi, come ad esempio l’edificazione di una specie di morale (o etica), addirittura con applicazioni giuridico-politiche, fondata sul dovere all’apertura verso l’alterità, o alla mutazione perpetua, o sul rivalersi sul non mutante, bandire la fissità. E tutta una serie di pieghe, che non esitiamo a definire totalitarie , del politicamente corretto imperante vanno già in questa direzione.
Webinar & Live Q&A – 21 Febbraio dalle 16:00
Il postumano: oltre l’umano, ma con il vero umano
Da questo scritto si può cogliere l’importanza del pensiero postumano , sia in ambito filosofico, ma anche per la vera e propria trasformazione antropologica in atto.
Tuttavia le domande, i dubbi, le critiche, le rettifiche e le integrazioni da apportare sono necessarie per uno sviluppo migliore e maggiore di questa concezione. Abbiamo cercato di articolare dei ragionamenti, e rimandiamo anche ad altri articoli.
La nostra idea fondamentale è basata sul primato della coscienza, che non è una semplice estensione o derivazione del cervello , come si pensa nelle teorie dominanti, o del corpo, o della materia più in generale, ma l’ente, la forza, che la governa, la plasma e ne costituisce la natura ultima .
Per l’inventore, tra le altre, del microprocessore, Federico Faggin, la macchina può solo ridurre l’esperienza umana, attraverso il processo binario del bit, che può essere conosciuta in maniera integrale solo attraverso la coscienza che si ha di essa[27] .
A conclusioni simili giunge John Searle, secondo il quale l’Intelligenza Artificiale non può essere umana, essendo priva dei qualia , ovvero un’interiorità, la visione della realtà in prima persona28 .
Una sana filosofia postumana e un essere postumano ma genuinamente umano, devono tenere conto di questo.
Bibliografia
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[4] Ivi . p.7.
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[8] Ivi ., p. 185
[9] Marcelloni M., recensione Marchesini R., Tecnosfera. Proiezioni per un futuro postumano , Lit Editori, Roma 2017 in Scienza&Filosofia n. 18, 2017, pp.317-320
[10] Plessner H, I gradi dell’organico e l’uomo. Introduzione all’antropologia filosofica (1928) , tr. it. Bollati Boringhieri, 2006, p. 334 e sgg.
[11] Marchesini R., Soggettività e ontopoiesi. Il multividuo , p. 3.
[12] Ivi ., p. 4.
[13] Iv i., p. 6.
[14] Op. cit. , p. 5
[15] Op. cit . p. 2
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[17] Haraway D., Chthulucene: sopravvivere su un pianeta infetto , NERO, 2019.
[18] Hayles N. Katherine, How We Became Posthuman:Virtual Bodies in Cybernetics , Literature and Informatic s, University of Chicago Press, 1999, p. 3.
[19] Ivi. , p. 2.
[20] Ivi. , p. 3.
[21] Esiodo, Opere e giorni , a cura di Arrighetti G., Garzanti, 2010.
[22] Nagel T., Mente e cosmo. Perché la concezione neodarwiniana della natura e quasi certamente falsa , Raffaello Cortina Editore, 2015, p. 9.
[23] Open Edition Journals, La vie des formes & les formes de la vie, colloque de rentrée , 13-14 octobre 2011
Extraits des interventions de J.-P. Changeux, P. Descola, A. Compagnon, J. Scheid et F.-B. Mâche , pp. 11-12
[24] Schiavone F., Coscienza e cervello , 2012.
[25] Carrara A., L.C., Passerini A., Pandolfi A., Neuroteologia e Neuromistica: l’esperienza umana del “trascendente”alla luce della Neuroetica e della psicoterapia contemporanea (seconda parte) , in Studia Bioethica – vol. 6, 2013.
[26] Guénon R., Il regno della quantità e i segni dei tempi , Adelphi, 2010, pp. 19-22.
[27] Faggin F., Irriducibile. La coscienza, la vita. i computer e la nostra natura , Mondadori, 2022.
[28] Amodio P., Lo Sapio L., Intelligenza artificiale e nuove piattaforme per un umanesimo a venire , in Scienza e filosofia, n. 27, 2022, p. 9