Daniel Casarin – Imprenditore ed analista indipendente, si dedica al mondo della comunicazione, del marketing, del business design e della trasformazione digitale.
Una “cosa tra le cose”?
Senza necessità di scomodare l’intero impianto teorico di Marx è chiarissimo come ancora oggi il lavoro non abbia ancora perso la sua essenza di moderna schiavitù, espropriando l’individuo della propria autonomia e riducendolo ad un ingranaggio, controllato da chi detiene il capitale.
L’uomo nobilita il lavoro.
A condizione che quest’ultimo si realizzi senza violentare il nostro “essere autenticamente umani”. E l’era della tecnica oggi è qui per ricordarcelo a grande voce. Ma è anche la teoria e la pratica dell’organizzazione e del management che dall’abbraccio mortale dell’economia deve guardare ad un nuovo umanesimo del lavoro.
Ed è qui che arriviamo all’edizione “Wellbeing revolution” di Alberto Ronco e Eleonora Valé curato da Matteo Sola per Ayros edizioni, con la postfazione di Guido Stratta di Enelgroup. Un’edizione veramente ricca di spunti, strumenti e suggestioni, a mio parere ancora sottovalutata nella portata operativa degli argomenti.
Gli elementi che emergono sono tanti, a partire dall’importanza di avere una strategia di benessere aziendale ma soprattutto una cultura del benessere, così come identificare i migliori OKR da calare in azienda grazie ad uno dei tanti canvas forniti. È ovvio, tutto parte da aver chiara la necessità di avere un approccio integrato della “strategia di benessere” che vogliamo attivare nella nostra impresa. Sicuramente un altro punto chiave che emerge dal lavoro degli autori è l’invito alla partecipazione da parte del personale alle decisioni di impresa, che se da un lato riduce le distanze, dall’altra dovrebbe far parte di una ricontestualizzazione valorizzante in grado di creare nuova e preziosa sicurezza psicologica, da cui apprendimento rapido, performance e innovazione (continua).
Imprese vincenti per persone felici
Wellbeing revolution è uno dei tanti strumenti essenziali per comprendere quel cambiamento necessario che ci deve portare ad una nuova idea di umanità profonda dell’individuo e della società, che non può escludere la dimensione del lavoro. È Michelstaedter che ce lo ricorda: “il lavoro si realizza nella costruzione di un essere nuovo del mondo”.
La responsabilità è realmente di tutti.
Buona lettura.