Roberto Siconolfi – classe ’83, campano, sociologo, saggista, mediologo.
Uno degli aspetti principali dell’azione dell’uomo nel mondo dei nuovi media, del digitale e della tecnologia più in generale, è la padronanza delle proprie emozioni.
Una connessione molto stretta, quella tra campo emozionale e i dispositivi di varia natura, che talvolta aumenta esponenzialmente la forza di tale campo, sprigionandola nel suddetto mondo.
La padronanza delle proprie emozioni, disciplina che oggi è entrata tanto in voga in vari ambiti e sotto il nome di “intelligenza emotiva”, è forse una delle qualità, delle “skills” principali, che deve avere colui che si appresta sempre al suddetto mondo.
Nel dettaglio parleremo di:
Webinar & Live Q&A 17 Novembre dalle 16:00
Intelligenza emotiva e le nuove skills dell’era digitale
Se il digitale, i nuovi media e le nuove tecnologie stanno prendendo sempre più il sopravvento nella scena umana , fino a costituire, come abbiamo detto altre volte[1] , il vero e proprio scenario esistenziale nel quale siamo immersi, allora è opportuno relazionarsi ad esse, entrare in questo scenario, nella maniera migliore possibile.
La “centratura” di se stessi, la padronanza della propria sfera psichica ed emozionale , è sicuramente uno di questi modi.
Non è un caso, che tra le skills[2] richieste per l’avvento della cosiddetta era digitale, vi sia quella legata all’intelligenza emotiva[3] , oltre a quelle che sempre sul piano psicologico, sono più legate al pensiero critico e analitico, alle capacità trasversali, al problem solving[4] , ecc.
Così come implementata ad altre competenze, essa diviene un punto fondamentale dell’intelligenza digitale, trasformandosi in intelligenza emotiva digitale , e trasferendo dunque le proprie capacità emotive nel mondo del web.
Media, tecnologia e campo emotivo: alle prese con la macchina
Ma sulle connessioni riguardo il campo emotivo e il mondo della tecnologia-mediatica si era già soffermato Marshall McLuhan.
McLuhan nei suoi studi che riarticoleranno la concezione base dei media, visti non più strumento per l’ottenimento di qualcosa, ma come fine stesso , in grado di riscrivere le funzioni neuro-cognitive umane e la storia stessa dell’uomo, bene, McLuhan vede l’azione principale dei media, dei media dell’era elettrica, sulla parte subconscia/inconscia dell’individuo, e non sulla sfera logico-razionale.
Ma non solo McLuhan ha parlato di un’azione di questo tipo.
Anche Derrick De Kerckhove ha messo in risalto tutto ciò, parlando addirittura di un trasferimento del campo emotivo del singolo a quello della folla con i social network.
Per De Kerckhove: “Le funzioni emotive dei SNC (social network sites), traslate in Rete, corrispondono più o meno agli organi biologici. Schermi e tastiere, e tutta l’attrezzatura tecnica di pc, tablet, telefonini collegati in Rete assumono la funzione di talamo trasmettendo informazioni al fine di partecipazione e, forse, azione. Aggregatori come l’ippocampus permettono all’informazione di combinarsi da parti diverse con media differenti e, così, di crescere e assumere spessore. I social media giocano il ruolo dell’acceleratore dell’amigdala. [Essi], ippocampus del sistema, portano e archiviano discorsi e immagini che sostengono emozioni e permettono di aggregare informazioni accessibili di fatti e documenti reperibili e condivisibili in tempo reale. Facebook, Twitter, chat e room, fanno reagire la gente in onde emozionali” (2014, p. 144).
Ma da un punto di vista più complessivo, per certi versi “spirituale”, anche in L’operaio (1932), Ernest Jünger, vede ben salda la concezione che quelle della tecnologia siano forze titaniche, e cioè forze con un’azione di carattere subcosciente, subpersonale, con le quali proprio l’operaio vi si confronta come un vero guerriero.
E ad una capacità di dominio di tali forze, con quiete ed equilibrio, in qualche modo si rivolge anche Marshall McLuhan.
Secondo il sociologo canadese “inserendo con i media elettrici i nostri corpi fisici nei nostri sistemi nervosi estesi, istituiamo una dinamica mediante la quale tutte le tecnologie precedenti, che sono soltanto estensioni delle mani, dei piedi, dei denti e dei controlli termici del corpo – tutte queste estensioni, comprese le città – saranno tradotte in sistemi d’informazione. La tecnologia elettromagnetica richiede dall’uomo una docilità profonda e la quiete della meditazione, come s’addice a un organismo che ha ora il cervello fuori del cranio e i nervi fuori della pelle. L’uomo deve servire la sua tecnologia elettrica con la stessa fedeltà da servomeccanismo con la quale serviva la sua canoa, la sua tipografia e tutte le altre estensioni dei suoi organi fisici. Ma con la differenza che le tecnologie precedenti erano parziali e frammentarie, mentre quella elettrica è totale e compatta. Il consenso o la coscienza esterna è ora necessario quanto la consapevolezza personale. Con i nuovi media comunque è possibile immagazzinare e trasformare tutto, e quanto alla velocità non esistono più problemi. Non sono possibili ulteriori accelerazioni senza superare la barriera della luce.” (2015, p. 72).
Le neuroscienze, hanno fatto fare passi da gigante alla scienza e alla conoscenza umana più in generale, scandagliando per bene tutte le aree della mente, e non solo, e tutte le varie funzioni e le relazioni tra esse.
L’uomo tra pensieri ed emozioni: le neuroscienze
Tutte queste specifiche concezioni in ambito mediatico, “mediologico”[5] , si innestano in altre di taglio scientifico.
Le neuroscienze, hanno fatto fare passi da gigante alla scienza e alla conoscenza umana più in generale, scandagliando per bene tutte le aree della mente , e non solo, e tutte le varie funzioni e le relazioni tra esse.
Riguardo proprio le emozioni, già LeDoux aveva scoperto che la loro sede (soprattutto rabbia e paura) fosse l’amigdala. Mentre Paul McLean prendeva in considerazione il sistema limbico, accusando LeDoux di aver ignorato l’amore, e di essersi soffermato solo su rabbia e paura[6] .
Interessanti sono, inoltre, le teorie di Antonio Damasio , e proprio per tutto il discorso inerente alla capacità di governo della sfera emotiva, in quanto sfera determinante alla edificazione di un’intelligenza integrale. Per Damasio non v’è scissione tra mente e corpo, così come non vi è tra mente e cervello.
In L’errore di Cartesio , Damasio parla di quanto questa scissione tra emotività e razionalità, sia erronea nel comprendere come agisce l’uomo. Viceversa per Damasio la ragione non funziona senza le emozioni, che sono collegate al corpo . Da qui infatti si offre continuamente il materiale col quale il cervello origina il pensiero, e sulla base delle immagini costruite.
E dunque si introduce l’interazione tra pensieri ed emozioni, e quanto sia importante il campo emozionale nella formulazione del pensiero , e il disciplinamento di entrambi per le stesse ragioni.
Le emozioni nelle varie tradizioni
Ma l’accento sulla sfera emozionale , prima di queste ultime scoperte scientifiche, era stato già posto in essere dalle scuole sapienziali d’Oriente e d’Occidente e la cui origine si perde ai primordi dell’umanità.
E interessante è notare già questa cosa, l’anello di congiunzione, ottenuto da due percorsi apparentemente opposti e che vanno dal passato e da Est per giungere all’oggi e ad Ovest.
L’Occidente contemporaneo raggiunge l’antichità e le sue probabili origini orientali, e questo chiude un cerchio, un ciclo, o una spirale[7] , per come vogliamo considerare questo movimento di taglio spazio-temporale ma soprattutto “metafisico”.
In queste scuole, in queste tradizioni, la conoscenza, l’azione o, come si direbbe oggi in ambito psicoterapeutico, il “lavoro” sulle emozioni è considerato uno dei campi principali ai quali dedicarsi.
Riconoscere, governare, trasmutare le emozioni, quelle di taglio negativo, è uno degli obbiettivi essenziali per ogni opportuno lavoro su di sé, mirante all’elevazione della coscienza umana verso “stati” sempre maggiori.
Il buddhismo ritiene infatti le emozioni distruttive come il principale nemico della felicità umana, la causa principale della sofferenza , e si dedica ad esse con degli antidoti specifici (es. la pazienza per la rabbia), e agendo sulle radici principali di tali emozioni (attaccamento, ignoranza e collera).
Nel mondo occidentale, invece, possiamo basarci sulle operazioni del “gruppo di Ur”[8] , e lo specifico lavoro sulle cosiddette “acque” (il mondo emozionale negativo), e alle quali si fa fronte tenendo il centro in se stessi, rivolgendo lo sguardo dentro e non fuori di sé, senza farsi prendere da esse.
Un ulteriore livello a tutto ciò sarà dato dall’emanazione, al sopraggiungere dell’emozione negativa, della forza contrapposta, l’amore, il tutto ovviamente con opportune operazioni metodiche e rigorose. Ma sulle emozioni ci si sofferma in varie “vie” spirituali.
Ad esempio nell’esicasmo[9] , in una purificazione che ha come fine il raggiungimento del cuore nel suo spazio di equilibrio spirituale massimo, in grado di superare il campo limitato delle percezioni sensoriali, e tutto il mondo dei pensieri, degli impulsi e quindi anche delle emozioni[10] .
Infine, pratiche e insegnamenti sulle emozioni li ritroviamo pure nelle correnti più ultime e più “popolari” dello spiritualismo contemporaneo.
Wellbeing revolution di Alberto Ronco ed Eleonora Valè
L’intelligenza emotiva: una vecchia conoscenza
Tutto questo bagaglio di conoscenze, a partire proprio da quella di sé, viene in qualche modo tradotto per l’uomo occidentale contemporaneo attraverso l’intelligenza emotiva.
Così come la “mindfulness”, tanto in voga nelle nostre società, deriva dalle pratiche meditative della tradizione buddhista, così come tante scoperte nel campo delle neuroscienze e della fisica quantistica si ricollegano ad antichi saperi dell’Oriente e dell’Occidente, allo stesso modo l’intelligenza emotiva traduce, rielabora e sintetizza in maniera accessibile per l’uomo occidentale certi discorsi e certe pratiche.
Il punto centrale dal quale si dipana questo tipo di conoscenza è la necessità da parte dell’individuo di riconoscere e gestire le proprie emozioni , ed essere in grado di interagire col prossimo entrando in relazione anche con le sue di emozioni.
Per Daniel Goleman, uno dei massimi ricercatori in questo ambito, è sì importante battere sul quoziente intellettivo per valutare le capacità cognitive, ma è necessario integrare tutto ciò con la conoscenza della sfera emozionale, la quale appunto trova il suo campo privilegiato nell’intelligenza emotiva.
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Intelligenza emotiva: i primi passi
Più nello specifico gli studi sull’intelligenza emotiva partono da una pubblicazione scientifica del 1990 di Peter Salovey e John D. Mayer dal titolo Emotional Intelligence , appunto.
In questa pubblicazione vengono delineati i 3 aspetti principali dell’intelligenza emotiva, ovvero la valutazione e l’espressione delle emozioni, la regolazione delle emozioni, l’utilizzo delle emozioni.
Ma ulteriori passi in avanti vengono fatti prendendo in esame la sfera dei sentimenti. In Emotional development and Emotional Intelligence: educational implications la definizione viene ampliata.
Quindi, l’intelligenza emotiva “coinvolge l’abilità di percepire, valutare ed esprimere un’emozione; l’abilità di accedere ai sentimenti e/o crearli quando facilitano i pensieri; l’abilità di capire l’emozione e la conoscenza emotiva; l’abilità di regolare le emozioni per promuovere la crescita emotiva e intellettuale” (Salovey e Sluyter, 1997, p. 5).
E più nello specifico per i due psicologi, l’intelligenza emotiva corrisponde a:
Percepire ed esprimere le emozioni
Usare le emozioni per facilitare il pensiero
Capire le emozioni
Gestire le emozioni
Intelligenza emotiva: Daniel Goleman
Su queste basi, nel 1996, sarà Daniel Goleman a definire l’intelligenza emotiva come “la capacità di motivare se stessi, di persistere nel perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni, di controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione, di modulare i propri stati d’animo evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare, di essere empatici e di sperare”11 .
E ancora più nello specifico, per Goleman l’intelligenza emotiva è l’insieme di 5 abilità:
La conoscenza delle proprie emozioni, ovvero tutto ciò che verte intorno all’autoconsapevolezza dei propri sentimenti . Attraverso l’osservazione di sé è possibile riconoscere i sentimenti positivi e negativi, e su questa base è possibile ricavare tutte le altre competenze in ambito emozionale.Il fine è quello di formare “individui autonomi e sicuri dei propri limiti, che godono di una buona salute psicologica e tendono a vedere la vita in una prospettiva positiva. Quando sono di cattivo umore, costoro non continuano a rimuginare e a ossessionarsi, e riescono a liberarsi dello stato d’animo negativo prima degli altri. Infatti il loro essere attenti alla propria vita interiore li aiuta a controllare le emozioni”. Un punto che attiene anche alle pratiche alchimiche trasmutative12 , legate alle sopramenzionata sapienza occidentale, e che è appunto basato sulla “osservazione interiore di sé”.
Il controllo e la regolazione delle proprie emozioni, ovvero la capacità di rimanere in equilibrio sulle proprie emozioni, che siano positive o negative . In entrambi i casi, attraverso il dominio dei propri impulsi, stati interiori e risorse, si rimane in questo equilibrio, evitando l’intensità degli stati emotivi e i sentimenti estremi, che invece sbilanciano tale equilibrio.Allo stesso modo si evitano le reazioni emotive, inefficaci nella risoluzione dei problemi, e a riguardo è utile conoscere oltre che i propri sentimenti anche quelli altrui, e i punti di vista altrui sulle cose. E anche in questo caso, il collegamento con la sapienza occidentale, la quale a sua volta si richiama a quella d’Oriente, è d’obbligo, visto che l’equilibrio dall’oscillazione, dal “pendolo” delle emozioni, è una delle abilità principali da acquisire.
La motivazione di se stessi, ovvero la capacità di non farsi prendere dalle emozioni negative, e viceversa da farsi motivare da sentimenti di entusiasmo e di piacere . Un pensiero positivo, un ottimismo “flessibile”, legato alla convinzione di essere in grado di raggiungere positivamente i risultati prefissati e con tutti gli strumenti, le sotto-abilità opportune derivanti dalla capacità di poter raggiungere risultati non in base al mero numero di abilità possedute, ma grazie al saper giostrare i mezzi a propria disposizione in una variabilità di circostanze diverse (autoefficacia).
L’empatia, ovvero il riconoscimento delle emozioni altrui. Grazie all’empatia si può fare esperienza delle emozioni altrui, “sentirle dentro” . E sentirle in base alla metacomunicazione (tono della voce, gesti e i vari canali non verbali). Il fondamento di tutto ciò è la capacità di saper riconoscere ciò che accade dentro di sé, l’“autoconsapevolezza”, perché quanto più “siamo aperti verso le nostre emozioni, tanto più saremo abili anche nel leggere i sentimenti degli altri”, viceversa “l’incapacità di registrare i sentimenti altrui è considerata come un gravissimo deficit dell’intelligenza emotiva” (Goleman, 1996).
La gestione delle relazioni, ovvero “un’arte raffinata delle relazioni che richiede la maturità di altre due capacità emozionali, l’autocontrollo e l’empatia” (Goleman, 1996) . Due capacità che fanno l’ingresso nella vita dell’individuo intorno ai due anni. La mancanza di tutto ciò, e quindi di trovarsi bene nelle relazioni intime, di mobilitare, ispirare, influenzare gli altri, facendo, comunque, sentire l’altro a proprio agio, può portare l’individuo, benché intellettualmente brillante, a non sentirsi in maniera appropriata nelle relazioni e a risultare insensibile e apatico.Inoltre per Goleman, questi due campi, quello delle qualità intellettuali (QI) e quello dell’intelligenza emotiva, non sono tra loro antagonisti ma integrati . E proprio per apprendere in maniera efficace è importante avere sette “ingredienti” facenti parte tutti dell’intelligenza emotiva:
La fiducia , il senso di controllo e padronanza sul proprio corpo, sul proprio comportamento e sul proprio mondo
La curiosità , la sensazione che la scoperta sia un’attività positiva e fonte di piacere
L’intenzionalità , il desiderio e la capacità di essere influenti e perseveranti
L’autocontrollo , la capacità di modulare e controllare le proprie azioni in modo appropriato all’età
La connessione , la capacità di impegnarsi con gli altri, basata sulla sensazione di essere compresi e di comprendere gli altri
La capacità di comunicare , il desiderio e la capacità di scambiare verbalmente idee, sentimenti e concetti con gli altri
La capacità di cooperare , l’abilità di equilibrare le proprie esigenze con quelle degli altri in un’attività di gruppo
L’intelligenza emotiva digitale
L’intelligenza emotiva è uno dei requisiti sempre più fondamentali in vari ambiti della vita, da quello professionale al nostro caro mondo del “digitale”. Ed è proprio Daniel Goleman, a metterne in luce gli aspetti di utilità in quest’ultimo, e ciò in collegamento a tutte le caratteristiche espresse dai nuovi media in precedenti articoli[13] e in questo.
Riconoscere le proprie emozioni, padroneggiarle ed immedesimarsi in quelle altrui è un ottimo modo di procedere nel mare magnum dei social network, e meglio ancora è educare a ciò tutta la generazione dei cosiddetti “nativi digitali”.
Secondo Daniel Goleman, tali competenze sono fondamentali oltre che nei nativi digitali, anche nelle nuove generazioni di lavoratori , in particolar modo nel trovare la motivazione giusta al proprio lavoro.
Inoltre, per Goleman è fondamentale aumentare i momenti di convivialità e condivisione all’interno degli ambienti lavorativi , proprio per aumentare il feeling, la fiducia, e la capacità di sintonizzarsi ed empatizzare cognitivamente.
Ma è riguardo la capacità di governare le proprie emozioni, e di comprendere quelle altrui nel mondo dei social network, che batte Goleman, per il quale “le comunicazioni virtuali, come le mail e i social network, possono ingannare il cervello. I nostri circuiti sociali sono progettati per interagire con la ricchezza informativa che caratterizza gli incontri vis-à-vis, in cui riusciamo a cogliere in maniera istantanea tutte le componenti emozionali implicite. Le comunicazioni mediate dalla tecnologia privano il nostro cervello di queste componenti, e ciò può portare a una comprensione errata, o scatenare reazioni impulsive. Una ricerca ha rivelato, per esempio, che le eMail sottendono un pregiudizio: chi riceve il messaggio tende a interpretarlo in una luce più negativa rispetto alle intenzioni del mittente. Il Web richiede una maggiore empatia: per esempio è necessario, prima di inviare una mail, fare una pausa e chiedersi come l’altra persona reagirà leggendola, e quindi magari rivederla utilizzando un tono più amichevole[14] .”
Un vero e proprio lavoro dunque, oltre che di ammodernamento della capacità umane in ambito professionale e comunicativo (social network e comunicare quotidiano), anche di evoluzione verso la scoperta e la conoscenza di sé.
Bibliografia
Damasio A., L’errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano , Adelphi, 1995.
De Kerckhove D., L’impatto di internet sul sistema limbico sociale , in G. Greco (a cura di), Pubbliche intimità. L’affettivo quotidiano nei siti di Social Network , FrancoAngeli, 2014.
Goleman D., Intelligenza emotiva , Bur Saggi, 1996.
Jünger E., L’operaio , Guanda, 2004.
LeDoux J., Il cervello emotivo , Baldini Castoldi Dalai Editore, 1996.
McLuhan M., Gli strumenti del comunicare , Il Saggiatore, 2015.
Salovey P., Mayer J., Emotional Intelligence, in Imagination, Cognition and Personality , vol. 9 (3), 1989-90, pp. 185-211.
Salovey P. and Sluyter D. J. (a cura di) Emotional development and Emotional Intelligence: educational implications , New York: Basic Books, 1997.
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1 La proiezione mentale del tuo Io digitale
2 Termine in uso nel linguaggio tecnico-aziendale, sta per capacità, competenze, abilità acquisite.
3 Intelligenza emotiva
4 Problem solving
5 La mediologia si approccia al medium non come sapere specialistico, non come a un qualcosa di fisso, ma legato alla versatilità crescente degli strumenti e al diversificarsi degli usi; e soprattutto come a un qualcosa di onnipresente e non più relativo ad alcuni momenti della vita umana
6 Le emozioni e le neuroscienze affettive
7 Il movimento spirale va al di là sia delle concezioni cicliche del tempo che di quelle lineari, in quanto abbina alla ripetitività degli eventi (conc. ciclica) il loro progredire (conc. lineare) verso un nuovo livello evolutivo.
8 Gruppo, “catena”, volta ad operare esotericamente nell’ambito dell’evoluzione spirituale dei suoi membri, e riguardo l’orientamento delle dinamiche storiche del proprio tempo. Il gruppo di Ur agì a partire dal 1927 e diede vita ad una rivista mensile.
9 Dottrina e pratica ascetica proveniente dall’oriente cristiano.
10 Il mondo dei pensieri, degli impulsi e delle emozioni
11 Daniel Goleman e l’intelligenza emotiva
12 Trasmutazione: trasformazione dell’essere, e del suo manifestarsi anche estetico, sulla base dell’interiorità e verso l’affermarsi della sua vera natura.
13 Tutto collegato. Dai media alla mente
14 Intervista a Daniel Goleman