Roberto Siconolfi – classe ’83, campano, sociologo, saggista, mediologo.
Il passaggio dall’età moderna a quella postmoderna si consacra anche per uno specifico passaggio del modello economico. Ma che cos’è l’economia?
L’economia è qualcosa di più del semplice fattore materiale, l’economia è produzione, e la produzione è creatività, e la creatività è genio, e il genio creativo è italico!
In quest’articolo parleremo di:
Postmodernità e nuova realtà digitale
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Economia è spirito
L’economia è ben più che economia, l’economia è “spirito” ! Ma l’economia per essere spirito deve possedere delle coordinate ben precise, deve essere diretta alla più piena realizzazione dell’uomo , il quale trova la sua più profonda vocazione la quale si concretizza “anche” nell’attività economica.
Certo non può essere condotta l’attività economica (lavorare) per “pagare le bollette a fine mese”, e della serie “mi sento fortunato ad avere un lavoro che mi da mangiare”, “non mi piace il mio lavoro, ma me lo tengo stretto”, e tutti i vari modi di dire relativi ad una sbagliata concezione dell’economia e più in generale di se stessi. È il principio stesso del lavoro che infatti è sbagliato, ed è un principio tutto moderno.
Nell’antichità infatti non si santificava tale attività come nelle società moderne. L’attività lavorativa veniva vista come la mera esecuzione delle faccende utili al soddisfacimento dei propri bisogni. Non vi era nulla volto alla realizzazione di sé in ciò, attività per la quale era prevista l’azione, la vocazione, la realizzazione del proprio dharma .
Il lavoro era per chi è schiavo, per chi è schiavo dentro! Parafrasando Evola “lo schiavo non è colui che è costretto a lavorare, ma colui che concepisce la vita solo come lavoro” (2010). E dunque se inteso come realizzazione del proprio dharma , l’attività economica non può essere che legata alla realizzazione delle proprie più profonde qualità naturali , ai propri talenti (nel senso cristiano del termine[1] ).
In ciò vi è la realizzazione dell’equilibrio, dell’armonia tra individuo e comunità : donare ciò che si è, senza sforzo, come il sole dona naturalmente la sua luce!
“Sviluppare la volontà in senso verticale”, “dentro di sé”, piuttosto che cimentarsi nella produzione/possedimento di beni orizzontali, seppur atti semplicemente a sfamare i propri bisogni, e attraverso un’attività che non rappresenta se stessi.
L’impresa: la produzione come vocazione
Anche l’impresa e la figura dell’imprenditore possono essere inserite nel quadro di chi agisce secondo una propria “vocazione” . A riguardo utili sono sempre le categorie del mondo tradizionale, dove ad esempio, nell’antica India esisteva la casta dei Vaishya , ovvero quella dei produttori, alla quale si apparteneva appunto per dharma personale, così come si apparteneva alle altre caste, quella dei brahmani (sacerdoti), quella dei guerrieri (kshatriya ) e quella degli schiavi da lavoro (gli shudra ). E infine quella dei fuori casta (pària ).
Ma un tale modello era in voga anche in altre tradizioni e modelli di organizzazione politica-statale[2] . È questa la qualità più profonda che va recuperata nell’azione nel mondo dell’economia e della produzione!
Produrre beni, organizzare servizi, non è semplicemente un’attività economica volta al profitto , così come concepito nelle economie di stampo capitalistico, oppure un’azione volta al benessere sociale , così come concepito nei modelli più di stampo socialista. Certo è anche questo, e il tutto si miscela a seconda dei gradi di esistenza di questo o quel modello, ma produrre è soprattutto un’arte, una vocazione, un talento, una qualità!
E sarebbe il caso di risvegliare questo di modello, questa visione dell’impresa, questa qualità profonda, “dormiente”, del mondo imprenditoriale, destandola in chi l’ha sopita dentro di sé, ed evitando di diffonderla in chi non ce l’ha, per un malinteso senso di egualitarismo. In altre parole “imprenditori si nasce, non si diventa”!
“Produrre beni, organizzare servizi, non è semplicemente un’attività economica volta al profitto oppure un’azione volta al benessere sociale. Produrre è soprattutto un’arte, una vocazione, un talento, una qualità!”
Impresa e genio creativo italico
E se imprenditori si nasce, allora probabile che anche il genio creativo italico sia innato , così come la capacità tutta italica di produrre e fare artigianato nei più svariati ambiti, di fare impresa. E questo va ben al di là della banalizzazione mercantile e di marketing relativa al “made in Italy”.
L’Italia la patria dell’artigianato, delle corporazioni delle arti e dei mestieri, dell’oreficeria e del monile, della lavorazione della pelle e dei tessuti, delle arti e della cultura, della moda, della cucina, delle professioni più in generale.
Ed è ancora su questo che bisogna contare, anche per una rinascita in vari ambiti dei nostri territori, da quello produttivo, creativo, “culturale” in senso lato, a quello meramente “economico”, intendendo economico nella maniera sovresposta. Ed è proprio in questa fase che l’Italia può tornare a contare, “rinascendo”, a far affiorare il suo genio creativo più profondo, inscritto nel suo carattere sotterraneo, “innato”, “permanente”, volgendolo però nella nuova fase, nella nuova direzione, scrostandolo della fase precedente, “moderna”, ed entrando nel “postmoderno”.
È proprio, qui, dunque, in questi territori, secondo la geografia sacra[3] baciati da particolari linee energetiche, che hanno favorito la nascita di Roma, che qualcosa di assai importante per le dinamiche storiche può nascere, o meglio rinascere, e proprio fondendo italianità, impresa ed economia al servizio dello spirito, e postmodernità e fasi di passaggio storico-epocali.
Postmodernità e femminile
Ed è proprio di un passaggio storico-epocale che si tratta, un passaggio chiarito in più occasioni anche dai nostri articoli, un passaggio che alcuni intellettuali come Michel Maffesoli non hanno esitato a definire come un ritorno del magico[4] , di un paganesimo di ritorno, e un ingresso verso un’epoca “femminile”, “matriarcale”.
E non sono un caso, infatti, tutta una serie di politiche, impostazioni, provvedimenti messi in atto da istituzioni quali l’Unione Europea, alcuni capi religiosi (Papa Francesco e il Dalai Lama), numerosi circoli culturali e d’élite, volti a promuovere tutta una serie di temi che hanno al centro politiche ecologiche e dei diritti delle minoranze, resilienza, pace , ecc.
Inclusione, “non violenza”, approcci alla vita a basso impatto, tutela se non addirittura “culto” di madre natura, volontà di autodeterminarsi anziché di farsi imporre scelte dalle istituzioni, ecco alcuni dei modelli, degli atteggiamenti, dei provvedimenti che risentono di una forte componente femminile anziché maschile da un punto di vista caratteriale, e spirituale inteso in un senso più profondo.
Come alla fine di un ciclo infatti, si passa dalla polarità maschile, quella +, a quella femminile, quella -, nel punto minimo della circolarità delle epoche storiche, secondo una concezione propriamente circolare e non lineare del tempo , tipica delle più importanti e antiche dottrine spirituali, d’Oriente e d’Occidente.
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Economia postmoderna
In questo quadro anche la sfera economica è coinvolta! Fare economia, o meglio produrre, in base alla propria vocazione, e all’interno di questo passaggio storico-epocale comporta tutta una serie di rivisitazioni, e proprio alla luce di quanto esposto.
Un’attività economica al giorno d’oggi, dovrà dunque non presentarsi con l’ambizione classica dell’economia moderna di “penetrare il mercato”, bensì di quella dell’accogliere il mercato. Secondo un movimento inverso, che potremmo definire “femminile”, postmoderno, o che forse, se visto in maniera più complessa e alla base di quel ponte che la postmodernità rappresenta verso un qualcosa di altro, potremmo definire premoderno, e cioè basato su una logica prettamente attrattiva.
Agire sull’interno anziché sull’esterno, “autorealizzarsi” , sviluppare le potenzialità insite dentro di sé, e a livello individuale – con la manifestazione del proprio genio creativo – e a livello di gruppo – con la capacità dell’azienda di attrarre acquirenti di prodotti, supporter, e possibili collaboratori e dipendenti.
Tutto si basa dunque sulla forza, sulla “potenza” che viene da dentro, e non più sul meccanismo proiettato sull’esterno , legato più a una “violenza”, che si concretizza nell’inseguire, talvolta “tartassare” il più possibile l’acquirente o il fruitore di un prodotto o di un servizio, o stesso il collaboratore o dipendente. E dunque su questo ultimo punto, un’azienda efficace non ha dipendenti, ma collaboratori , non ha vertici monolitici, “impositivi”, ma vertici collegiali, “circolari”, include non esclude, muove su basi empatiche, o meglio “emotivamente-intelligenti” , e non più, o solo, su calcoli razionali e logiche utilitaristiche.
L’economia, o meglio il guadagno, viene visto come giusto “rientro” di un’attività ben fatta, karmicamente corretta, armonica, equilibrata, dove non si forza nessuno, né tantomeno lo si frega, ma dove il giusto impegno, la realizzazione del talento, il flusso creativo, producono inevitabilmente un ritorno in abbondanza e ricchezza e sulla base di una energia pulita, fluida, equilibrata e non derivante da sforzi o iatture di chi sostanzialmente sta facendo quello che non vuole fare o che non dovrebbe fare.
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Diffondere la propria mission attraverso i media
E che cosa c’è di meglio per un’attività economica improntata non al penetrare il mercato, bensì ad attrarre a sé il mercato, se non l’uso intelligente del sistema digitale, dei media e della tecnologia-mediatica più in generale?
Proprio grazie all’uso dei social media, o anche a buone campagne di comunicazione , è possibile star li sulla scena, diffondere la propria mission , esporre i propri cataloghi di vendita, le proprie competenze, mettere in luce la propria creatività ed attrarre le persone giuste , ovvero quel segmento di mercato al quale è destinata la propria attività, la propria creazione, la propria vendita. Un’attività che non consiste dunque nell’inviare messaggi di convincimento, promozioni, o forme di pubblicità porta a porta per così dire, face to face, o meglio potremmo dire “chat per chat”.
Bensì nel potenziare la propria essenza imprenditoriale , una specie di “agire senza agire” si direbbe utilizzando un frasario legato alle dottrine orientali, ovvero non effettuare azioni “verso il mondo esterno”.
Un vero e proprio cambio di “direzione” potremmo dire, dove tutto il lavoro lo si rivolge verso l’interno, l’autorealizzazione, l’autoperfezionamento , che per certi versi esula anche dalla logica della competizione. E questo si collega ad un’altra dinamica, quella secondo la quale l’intuizione, la creazione, la produzione di un bene, di un servizio, di un prodotto, un oggetto, sono un qualcosa che appartiene esclusivamente a colui a cui è stato “donato” di poter giungere a ciò grazie alla “scintilla divina” che è dentro di noi, e che giunge dentro di noi attraverso l’istante creativo.
Di conseguenza non c’è alcuna competizione da fare! Il prodotto è tuo! È già tuo! Così come “è già tuo” dal versante dell’acquirente, il quale è attratto esattamente da quel prodotto, che è concepito proprio per lui, così come è concepita per lui tutta quella nicchia di mercato.
Centralità di sé e comunicazione
Agire sempre meglio creando, perfezionando, comunicando, ma tenendo il proprio “centro” , e spostandosi sempre meno da esso. È da questo “centro” infatti che si irradia la forza magnetica dell’azienda, del proprio brand[5] , il quale fa esso stesso da catalizzatore per tutti coloro ai quali è “già” destinato il tuo prodotto, e che se non è oggi o domani verranno da te. Il tutto necessita di perseveranza, “pazienza”, oltre che del continuo impegno e l’attività creativa alla luce delle caratteristiche sopraelencate.
I media, la diffusione digitale delle proprie produzioni, saranno delle vetrine e degli amplificatori di tutto ciò, degli amplificatori che seguono le loro regole, e che abbiamo più volte presentato, in particolare in ambito energetico.
Più l’attività tecnologico-mediatica e la comunicazione emanano le cariche energetiche giuste , equilibrate, “positive” – non nel senso naif tanto in voga oggi ma nel senso di non connotato da emozioni negative –, più tutto ciò si abbinerà ad un’attività economica che segue le stesse linee, e più allora la magia dei media sarà in grado di combinarsi a quella dell’economia dando i migliori risultati. È questa l’economia di spirito, è questa l’economia di spirito all’epoca della postmodernità!
Più l’attività tecnologico-mediatica e la comunicazione emanano le cariche energetiche giuste e più allora la magia dei media sarà in grado di combinarsi a quella dell’economia dando i migliori risultati.
Digitale e comunicazione: il servizio alla nuova economia
La conversione di tutto il mondo imprenditoriale all’epoca del digitale porta con sé delle novità , nonostante non tutto ancora sia stato messo a punto per questa transizione. Pensiamo solo all’Italia, terzultima in Europa per popolazione con competenze digitali almeno di base (42%), e con una quota di imprese che ha offerto formazione in ambito ICT ai propri dipendenti ferma al 16%. Infine al 25esimo posto per l’utilizzo complessivo della banda larga fissa e all’ultimo posto per l’utilizzo della banda larga mobile6 .
Ma più in generale, secondo il rapporto sulle tendenze digitali del 20227 , oramai molti clienti si aspettano dall’avvento del digitale delle esperienze personalizzate , e proprio grazie all’affermazione o meglio alla “ricablatura” e all’utilizzo stesso dei dati dei clienti. Secondo Ajit Sivadisan, vicepresidente Lenovo “Se non stai pensando al cliente in modo olistico, deluderai il cliente in grande stile”.
Importante è anche la personalizzazione in tempo reale come elemento di differenziazione competitivo, circa il 37% dei professionisti intervistati afferma che sistemi tecnologici scarsamente integrati rappresentano l’ostacolo principale alla personalizzazione , nonostante questo rappresenti un elemento di differenziazione competitivo. E sempre riguardo la personalizzazione è interessante vedere come ci si avvii verso il superamento dell’uso dei cookie e verso un uso più responsabile dei dati dei clienti , ma un 38% degli intervistati si dice ancora impreparato ad un futuro senza cookie.
Bibliografia
Brizzi S., La Via della Ricchezza. Il denaro al servizio dell’umanità , Anima Edizioni, 2017. Durand G, Le strutture antropologiche dell’immaginario. Introduzione all’archetipologia generale , Dedalo, 2009.
Evola J., Rivolta contro il mondo moderno , Conclusione, Appendice sull’«Età oscura», Edizioni Mediterranee, 2010.
Maffesoli M., Le réenchantement du monde. Une éthique pour notre temps. La table ronde, 2007.
[1] Parabola dei Talenti, dal Vangelo secondo Matteo 25,14-30
[2] Dalla civiltà iranica al medioevo europeo
[3] Conoscenza delle linee energetiche della terra
[4] Postmodernità e media: il reincanto del mondo
[5] Brand: oltre all’immagine c’è di più
[6] Indice DESI e DMI: lo stato della digitalizzazione in Italia
[7] 2022 Digital Trends
La conversione di tutto il mondo imprenditoriale all’epoca del digitale porta con sé delle novità