Roberto Siconolfi – classe ’83, campano, sociologo, saggista, mediologo.
Dinnanzi alla marea di informazioni che ci arriva dal mondo del web e del digitale, è necessario tenere attiva la lucidità del proprio pensiero.
Capacità di analisi, di discernimento, di critica, di articolazione del ragionamento e di sintesi sono fondamentali per mantenersi ben saldi all’interno di questa marea.
Ma il pensiero, o meglio il “logos”, ha anche un’altra dimensione, quella legata all’intuizione, alla profondità e all’analogia, dimensione che può essere addirittura stimolata dal web, se vi si agisce in maniera opportuna, cioè mantenendo la centralità del proprio Sé.
In quest’articolo affronteremo i seguenti argomenti:
Medium “amplificatore dell’ inconscio”
Il funzionamento tecnico dei media
Roberto Siconolfi e Daniel Casarin
Webinar & Live Q&A
Skills del mondo digitale
Tra le skills richieste in ambito digitale , come attestato dallo stesso WEF[1] , vi è quella del pensiero analitico e critico e quella della capacità di ragionamento.
Più volte abbiamo riferito dell’importanza della lucidità mentale , oltre che dell’equilibrio in ambito emozionale[2] , o della “quiete meditativa”, per utilizzare un’espressione di Marshall McLuhan in Gli strumenti del comunicare (2015, p. 72) riguardo l’uso dei media elettrici.
Ma è fondamentale soffermarsi anche sulle capacità del pensiero , il quale va trattato sia in un ambito strettamente logico-filosofico, il logos che anima e che informa la vita stessa della nostra tradizione scientifica e culturale; sia nel collegamento di tali capacità, nella specificità dell’uso della tecnologia-mediatica.
È proprio all’interno del mare di informazioni, che va messa a frutto l’aderenza del saper pensare e ragionare. E per informazioni, ricordiamolo, non intendiamo solo i contenuti scritti, che tra articoli, blog, bacheche FB, ecc. quotidianamente mandiamo giù, troppo spesso senza troppa attenzione.
L’informazione, sempre per McLuhan è tante cose in ambito mediatico, l’informazione è addirittura l’energia elettrica stessa con la quale i nostri dispositivi si animano.
E “informazione”, dunque, è anche video, immagini, foto, canzoni, tutto quello che leggiamo, ascoltiamo e vediamo in internet o che noi stesso creiamo per “condividere” poi, sempre in internet.
Logica del mondo digitale
Il mondo del digitale, il web e il mondo della tecnologia-mediatica più in generale funzionano con delle precise dinamiche.
Dinamiche diverse da quelle a cui la forma mentis della società della stampa ci ha abituati, per dirla con McLuhan. La lettera scritta, la parola stampata, frammentano, isolano, abituano alla logica consequenziale.
I nuovi media invece reintegrano, unificano, e uniscono alla luce di una totalità organica, in una ritribalizzazione del mondo[3] .
E ancora, leggendo i nuovi media alla luce di un passaggio più complessivo ed epocale, quello che va dalla modernità alla postmodernità, si notano cambiamenti sostanziali anche nel modo di pensare e ragionare.
In Homo Videns per Sartori “la filosofia postmoderna va rancorosamente all’assalto della verità” (2007, p. 93), in quanto la ritiene espressione di un modello elitista. Un’ottica assai interessante per l’inquadramento di questo passaggio.
Sempre per il sociologo e politologo, il postmoderno si consacra in tutti i campi come l’attacco ad ogni possibile forma di autorità, anche in campo culturale e persino all’interno del percorso gerarchico di apprendimento culturale (metodo, logica centripeta e lineare, principio della consecutio, rigore, sforzo e costanza nello studio e nell’elaborazione).
Tuttavia, questo quadro può essere letto anche in senso inverso, e cioè accettando lo stato di cose anziché “attaccarlo”. Accettare, per casomai “rettificare”, “integrare” e vivere a pieno la società fondata sull’avvento dei nuovi media.
Ed entrando in relazione con essi, “comprendendoli” – “Understanding media” (cit. Marshall McLuhan) – e sulla base di tutte le trasformazioni nelle quali siamo immersi e alle quali essi hanno contribuito[4] .
“Capacità di analisi, di discernimento, di critica, di articolazione del ragionamento e di sintesi sono fondamentali per mantenersi ben saldi all’interno della marea di informazioni che ci arrivano dal mondo digitale.”
Ipertesto e connessioni reticolari: la nuova logica
Ma anche da un punto di vista più specifico, i nuovi media riarticolano determinati percorsi mentali , e proprio il pedagogista Roberto Maragliano definisce la specificità del linguaggio multimediale come un intreccio di tre componenti:
Analitica e oggettivante della stampa
Immersiva e sensualizzante dell’audiovisivo
Interattiva e operativizzante del videogioco
Per Maragliano non è più la scrittura da sola a governare il territorio della “metacognizione”, ma vi si inseriscono altre prospettive, come quella di tipo immersivo e reticolare, e di tipo “pragmatico” con possibilità di manipolare e “fuggire alle insidie di una rappresentazione esclusivamente verbale scritturale dei dati dell’esperienza”.
Sempre per Maragliano “i media pensano dentro di noi e ci orientano ad agire […] nei modi della reticolarità, del connessionismo e del costruzionismo”.
Si supera in questo modo anche la funzione del sapere che era di “assicurare la stabilità dell’edificio culturale dell’individuo. Ora è di rendere l’individuo più sensibile a ogni forma di trasformazione”. Di conseguenza non è più possibile “configurare il sapere come un testo o ‘cosa’. Esso si presenta sempre meno come una struttura ‘data’ di elementi fissi e sempre più come uno spazio a enne dimensioni, un conglomerato fluido” (Maragliano, 1998, pp. 48-52).
In tutto ciò è fondamentale la logica di funzionamento dell’ipertesto , che consiste proprio nel superamento della sequenzialità lineare riguardante l’approccio e l’apprendimento di informazioni.
Attraverso l’ipertesto ci si avvia verso le suddette connessioni reticolari , collegamenti associativi, che costruiscono una forma di conoscenza di diverso tipo, non più legata, appunto, alla logica dell’inizio, svolgimento e fine, o dei rapporti di causa-effetto.
Conoscere un argomento, attraverso le innumerevoli connessioni ipertestuali legate a un termine, e a sua volta interconnettersi ad altri argomenti, che in qualche modo ci colpiscono nel ventaglio di argomenti/parola contenuti all’interno di quello stesso argomento.
E dunque è possibile studiare la vita e il pensiero di un Mussolini o Stalin, non affrontando tutto il percorso logico che ci porta dalla storia del novecento alle ideologie, dalle ideologie ai suoi uomini di riferimento e viceversa, e poi alle guerre, e al post-guerra e agli ultimi sviluppi di tali ideologie.
Ma invece studiando uno di questi personaggi, è possibile poi riferirsi alla sua ideologia, e poi per contrapposizione studiare quella contraria, e poi facendo un salto passare ai gruppi politici portatori di tale ideologia al giorno d’oggi, e poi tornare alle guerre e al novecento, e magari connettersi dal novecento allo studio della Russia o dell’Italia (storico, geografico, politico, ecc.), per tornare alla Russia di oggi e all’Italia di oggi, e ai partiti al comando politicamente e alle loro ideologie o storie ideologiche di riferimento.
Una connessione continua, con continui rimandi associativi senza causa-effetto, o meglio con modelli non “lineari” di causa-effetto.
Una rete basata su dei nodi fondamentali[5] più che su una linea consequenziale.
Wellbeing revolution di Alberto Ronco ed Eleonora Valè
Nuova logica: tra problemi e antidoti
Se tutti questi cambiamenti delle forze mediatiche provocano altrettanti cambiamenti del modo di ragionare, di pensare, intendendo ciò nel modo più radicale possibile, ovvero nel modo di approcciarsi ai ragionamenti e alla logica che sta alla base, alla radice appunto; bene, se tutto questo provoca ciò allora si rende necessario un antidoto in grado di “bilanciare”, per poter trarre il meglio sempre dai suddetti cambiamenti.
La storia del nostro mondo, che volgarmente e semplicemente possiamo definire come l’Occidente, ha in sé proprio lo specifico antidoto che stiamo cercando, e tale antidoto si chiama “logos”.
Logos che permea la storia d’Europa, l’Europa occidentale, mediterranea, ma anche quella nordica e che passa attraverso il mondo greco, poi quello romano, la storia della filosofia e della sapienza antica, medioevale e anche moderna, e poi il cristianesimo.
Un logos che grazie alla sua grandezza ha potuto influenzare o confrontarsi con le altre zone del mondo.
Per logos, nel nostro caso, intendiamo sia la capacità di ragionare , alla luce della filosofia moderna occidentale, e dunque di saper pensare in maniera oggettiva, critica, razionale, scendendo nelle pieghe del ragionamento e non facendosi sbilanciare da ciò che è pregiudizio, credenza, sentito dire, senso comune, emozionalità, ecc.
Ma tornando anche al mondo greco e a Platone, logos è la capacità di saper definire una cosa, e di saperla esprimere sulla base di caratteristiche, unicità e differenze[6] .
E poi è anche, collegandosi ad Aristotele e alla sua logica, alla “logica formale”, quel modello base di ragionamento in grado di affermare una cosa alla luce delle sue premesse.
È questa la base del sillogismo, per cui se tutti i ragazzi dai 19 ai 23 anni della mia città vanno all’università e Marco è un ragazzo dai 19 ai 23 anni della mia città, allora Marco va all’università.
O ancora con il principio di identità per cui A = A, e il principio di non contraddizione per cui A ≠ A. E quindi le mele sono uguali alle mele, ma sono diverse dalle pere.
Una logica lineare, in alternativa alla quale si ergerà la dialettica, da Eraclito a Hegel, fino a certe tendenze della fisica quantistica. Sarà la dialettica degli opposti, compreso il principio di complementarità degli opposti, a superare la logica lineare.
Per Hegel (ripreso da Marx ed Engels) dal gioco Tesi e Antitesi, scaturirà la Sintesi, la quale sarà nuova Tesi di una nuova Antitesi e così via, in un continuo movimento triadico, a “spirale” più che lineare.
O ancora in alternativa abbiamo la fisica quantistica, dove il quanto può essere sia onda che particella, in un rapporto di complementare contraddittorietà.
Webinar & Live Q&A 17 Novembre dalle 16:00
Sartori e l’Homo Videns
Sopra abbiamo menzionato Sartori, ed è proprio dell’attacco al tipo di logica lineare e formale che parla il professore in Homo Videns (2007).
Innanzitutto, dagli studi di Sartori si evince che con l’avvento dei nuovi media, si ha una modifica neuro-antropologica dell’uomo, in particolare nelle nuove generazioni.
Tale modifica consiste nella perdita della capacità di astrazione del cervello umano. Capacità che va tenuta in funzione proprio come quando un muscolo si allena, e la cui funzione scaturisce dalla lettura.
Leggendo infatti si compiono tutte quelle formulazioni, ragionamenti, calcoli, che consentono di tenere viva questa capacità di astrazione.
Esponendosi esclusivamente allo schermo, invece, con l’avvento dell’Homo Videns, si perde tale capacità, “assorbendo” solo immagini , e immagini non più filtrate razionalmente, in quanto tale funzione deriva sempre dalla lettura e dalla capacità di astrazione.
Da qui deriva tutto l’attacco alla logica, poiché una mente non più strutturata in questo senso, per Sartori, non sarà più nemmeno in grado di fare ragionamenti articolati, di analizzare le cose nella maniera opportuna e perderà addirittura la proprietà linguistica necessaria a descrivere i fenomeni e gli oggetti.
A tutto ciò si sostituirà la logica del computer, che oltre ad essere riduzionista, è ipertestuale, “circolare” , il che per il sociologo significa sostanzialmente un continuo girare a vuoto.
Una logica, come dicevamo, fondata sull’unicità contro ogni autoritarismo, persino della ragione e della logica stessa, dove “io sono io”[7] per dirla con un Negroponte, ma che per Sartori, invece è buona solo a riempire le cliniche psichiatriche.
Sartori: tra modernità e postmodernità
Le analisi di Sartori, tuttavia, risentono di una mentalità conservatrice , una delle parti in causa in quel gioco tra apocalittici e integrati ben messo in luce da Umberto Eco, proprio in merito all’avvento delle nuove tecnologie[8] .
Ancor più nello specifico le analisi di Sartori risentono della mentalità dei moderni, formatasi sulla filosofia e la scienza moderna (Bacone, Cartesio, Kant, ecc.).
Quelle di Sartori sono le analisi di un liberale, umanista, borghese, “chiuso” – in senso neutro – al mondo postmoderno che avanza. Le analisi di Sartori, riguardanti la profonda mutazione – in peggio – neuro-antropologica dell’essere umano, oltre che culturale, dell’essere umano, sono valide a nostro avviso per la massa.
Tuttavia, i nuovi media e il mondo del digitale e della postmodernità più nel complesso, nascondono al proprio interno delle profonde verità , che possono venir fuori proprio analizzando l’andamento della macchina e dei media per poi ritrovare l’andamento umano e della realtà.
Forse è proprio Internet a farci capire che “tutto è uno”, che “tutto è collegato”, attraverso il continuo meccanismo di associazioni, e rimandi, tra persone e tra argomenti , e che può essere in realtà bypassato andando a scoprire il funzionamento stesso della menta umana[9] .
L’uomo consapevole e il digitale
Determinate “prospettive” aperte dalla realtà postmoderna e postmediale , quella nella quale siamo immersi, si scorgono in particolare per coloro che riescono a fare un uso consapevole di tali tecnologie.
L’uso consapevole della tecnologia non va però confuso con quella mentalità tipica del positivismo, e in ultim’analisi dei moderni, secondo la quale il mezzo è neutro e l’importante è il fine per il quale lo si usa.
No! Il mezzo non è affatto neutro. E diverse sono state le nostre analisi a riguardo, analisi che ci fanno capire che in fondo “è il mezzo stesso il messaggio” (cit. McLuhan), perché il mezzo porta dentro di sé tutta una serie di forze, non solo tecniche, non solo fisiche, e in ultim’analisi evocative e metafisiche[10] , con le quali il soggetto costantemente si confronta.
Avere padronanza di queste forze è la vera sfida dell’epoca dei nuovi media, e per avere padronanza di queste forze è necessario tutto un lavoro di carattere squisitamente interiore.
Lavoro che possa portare il soggetto, l’uomo, a riporre dentro di sé il proprio centro, il proprio essere, e proprio per non farsi travolgere dalla potenza titanica[11] di tali forze.
Un lavoro che è utile alla vita stessa dell’uomo, in tutti i suoi vari ambiti, perché più l’uomo è centrato su di sé, sovrano di se stesso, e più riesce ad affrontare la vita, in tutti i suoi aspetti , da quello psicologico, a quello del vivere quotidiano, fino a quello di carattere prettamente spirituale.
L’uomo centrato, sovrano di sé, sarà in grado anche di beneficiare del mondo di Internet, non capitola di fronte alla “infodemia” ad esempio, ovvero quell’eccesso di informazioni che è presente in rete , e che rischia letteralmente di mandare in pappa i cervelli, senza che a questi rimanga nulla delle cose ricercate, lette, o come si dice in gergo “googolate”.
Del resto, come direbbe Jean Baudrillard “invece di trasformare la massa in energia, l’informazione produce sempre più massa” (2018, p. 50).
L’uomo padrone di sé sarà in grado di beneficiare di tale massa di informazioni e fonti, come dice lo stesso Sartori.
Magari integrando, “ibridando” (cit. McLuhan) il suo sapere, che è fondamentalmente “fatto dai libri”, con la vastità di fonti che può offrire Internet, che a tutti gli effetti potremmo considerare come la più grande biblioteca e videoteca di massa mai esistita.
Più l’uomo è centrato su di sé, sovrano di se stesso, e più riesce ad affrontare la vita, in tutti i suoi aspetti. Non capitola di fronte alla “infodemia”, a quell’eccesso di informazioni che è presente in rete.
La logica intuitiva
Ma la logica non è solo deduzione, sulla base di ragionamenti formali, come abbiamo visto. La logica è anche, o forse soprattutto, “intuizione”.
E come tale era stata già vista da Platone e poi ripresa da Aristotele, la cui correttezza della logica formale nulla può se le premesse del sillogismo sono sbagliate.
Al più tale logica formale può, oltre che servire a descrivere, spiegare l’intuizione, o meglio l'”intuizione intellettuale”, che sta al di sopra del mondo razionale, così come vista da Platone: quando le idee che risiedono nel mondo trascendente si riflettono sul piano immanente, e attraverso l’atto di intuizione, appunto, che costituisce il collegamento tra questi due mondi.
Questo chiarisce anche il luogo di nascita, di quella che a questo punto acquisisce la valenza di una vera e propria “forza”, e cioè il “logos”.
Il logos è una forza, una forza primordiale che anima essa stessa il pensiero per come lo conosciamo e il ragionamento. Se alla base di tutto vi è un mondo sovrarazionale, trascendente, che prende forma e nell’intuizione e nel modo di ragionare che poi descrive l’intuizione e la mette in pratica, allora tale mondo è la sede del logos.
È questa la visione anche di tutte quelle tendenze della spiritualità occidentale e contemporanea, che hanno fatto del logos e del pensiero lucido il fulcro del proprio percorso di elevazione[12] .
La logica associativa e la magia dei media
Su queste ultime basi, dunque, si può prendere per davvero il meglio dal web, da una certa forma mentis digitale e usare al meglio i nuovi media e determinate tecnologie.
Questi mondi possono dunque fare da “ponte” verso una comprensione piena della realtà, comprensione che va in tutti quegli aspetti che sono nascosti della realtà ma che pure esistono, e che sono in primis gli aspetti più sottili e “veri”, a cominciare da quelli della mente umana.
Oltre a tutti quelli precedentemente richiamati, uno di quelli più interessanti sui quali calare l’attenzione, è quello della mente associativa, la mente che procede per analogie e che è sostanzialmente promossa dal web , e forse ne costituisce la base sostanziale.
È proprio il meccanismo dell’ipertesto a favorire questo tipo di connessioni reticolari , associazioni tematiche che cambiano il modus operandi della mente e del ragionamento, associando a una tematica un’altra tematica e poi rimandando ad un fatto un altro fatto.
Non si procede linearmente, come dicevamo, passando all’interno della stessa tematica per lo sviluppo temporale della medesima, rimanendo sempre, però, sulla medesima. Qui si passa da argomento in argomento, che sia un fatto storico, o una nazione, o un’ideologia, o una squadra di calcio, uno stile musicale, in una sequenza che è orizzontale e verticale allo stesso tempo, oseremmo dire “tridimensionale”.
Ma ovviamente, questa capacità va affinata e raffinata, e proprio per evitare lo sterile girare a vuoto descritto da Sartori.
Più il soggetto dispone di lucidità mentale , di profondità nel pensiero e di quiete emozionale, più questo tipo di collegamenti tridimensionali, analogici, associativi, fluiscono nella maniera migliore e produttiva.
Ed è questo forse un altro degli insegnamenti che i nuovi media ci concedono, analizzando proprio il loro funzionamento e donandogli qualità, profondità appunto.
La mente è fatta di logica sì, ma soprattutto di intuizioni e di associazioni , una specie di magia che ci porta sempre nella strada ricercata, e che ci mostra tutte le varie vie che sono connesse a quella strada, dandoci un quadro ancor più chiaro e profondo degli eventi e delle cose.
Se una cosa assomiglia a un’altra pur nella diversità apparente allora le due cose hanno una base simile, o più propriamente potremmo dire che “nella loro essenza sono la stessa cosa”. Una similitudine che si ripete per tutti i fatti della vita e nei quale siamo “avvitati”.
Un “eterno ritorno” dal quale si esce soltanto con la “comprensione”, la comprensione profonda ed essenziale del “vero” e non apparente senso delle cose.
Bibliografia
Eco U., Apocalittici e integrati: comunicazioni di massa e teorie della cultura di massa , Bompiani, 1964.
Heidegger M., Saggi e discorsi , a cura di Vattimo G., Mursia, 1991.
Maragliano R., Nuovo manuale di didattica multimediale , Editori Laterza, 2007.
McLuhan M., Gli strumenti del comunicare . Il Saggiatore, 2015.
Negroponte N., Esseri digitali , Sperling & Kupfer, 1995.
Platone, Teeteto , trad. Andrea Capra, Torino, Einaudi, 2018
Sartori G., Homo Videns. Televisione e post-pensiero , Editori Laterza, 2007.
Mediologia e concezione del mezzo oltre il positivismo
Roberto Siconolfi e Daniel Casarin Webinar & Live Q&A – 22 Giugno
[1] WEF
[2] Odio in rete ed effetto boomerang
[3] Ritribalizzazione del mondo
[4] Tutte le trasformazioni nelle quali siamo immersi e alle quali essi hanno contribuito
[5] Come nelle reti neurali, modelli computazionaliche simulano le reti neurali biologiche, e che sono costituite da nodi (i neuroni) interconnessi tra loro.
[6] Platone, Teeteto , 206d ss.
[7] Si veda Negroponte N., Essere digitali , trad. G. Filippazzi, Sperling & Kupfer, 1995.
[8] Si veda Eco U., Apocalittici e integrati: comunicazioni di massa e teorie della cultura di massa , Bompiani, 1964.
[9] Il funzionamento stesso della menta umana
[10] Per Martin Heidegger in La questione della tecnica la tecnica non ha nulla di tecnico, ma è una manifestazione dell’essere. “La tecnica, dunque, non è semplicemente un mezzo”, bensì “un modo del disvelamento” della verità (1991, p. 9).
[11] Nel senso di grandezza delle forze materiali che sconfinano oltre l’ordina naturale o divino.
[12] Si vedano le ricerche dell’esoterista Massimo Scaligero.