Daniel Casarin – Imprenditore ed analista indipendente, si dedica al mondo della comunicazione, del marketing, del business design e della trasformazione digitale.
Saper leggere correttamente la realtà odierna è fondamentale per chiunque voglia aprirsi degli spazi di produzione, di azione, di economia, e in ultim’analisi di vita.
Ma per leggere correttamente la realtà bisogna riconoscerne tutta la sua composizione, in tutti i suoi piani, e quindi quello sociale, culturale, economico, quello politico, storico, quello “metafisico”.
In fin dei conti l’uomo è inserito in un gioco più grande di lui, The Big Game , il “Grande Gioco”. Un gioco “divino”, e di cui lui non è che una “pedina”.
Una pedina “attiva” però, non passiva, e dalla cui attività dipende il corretto funzionamento del gioco.
In questo articolo diviso in due parti parleremo proprio di questi punti:
“La proiezione mentale del tuo Io digitale”, dice Morpheus a Neo nel film dei fratelli Wachowsky Matrix (1999).
È l’iniziazione dell’eroe odierno, dell’eroe postmoderno, alla conoscenza vera e profonda della realtà, e che come ogni conoscenza iniziatica si pone al di là del mondo sensibile, dell’illusione della maya come direbbero gli induisti.
Postmodernità e nuova realtà digitale
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Postmodernità e nuova realtà: la tecnologia-digitale come nuova materia
Ma dunque la realtà tecnologico-digitale, tecnologico-mediatica, come quella del film Matrix , come vera realtà? Come realtà oltre il mondo sensibile? O forse, più precisamente, come scenario d’esistenza dell’oggi?
Possibile? Probabile! Molto probabile!
Le trasformazioni dell’esistente già procedono da millenni, come un “moto storico” che fa il suo corso.
Potremmo dire che se un tempo la realtà, l’esistente, era costituito da alberi, fiumi, mari, montagne, sole, cielo, nudo corpo umano, man mano, con la meccanica e l’industrializzazione, si è introdotta la macchina, la fabbrica, il carbone, gli idro-carburi, e tutta una serie di trasformazioni dunque dell’esistente.
Un processo che potrebbe rientrare in quelle che il filosofo René Guénon definirebbe come “modificazioni dell’ambiente”[1] (2009, p. 47).
Un moto di decadenza della realtà, che a partire da una forma “aurea” iniziale, solo spirito per intenderci, discende sempre più ad un livello massimo di materialità[2] , e della quale lo scenario mediatico-tecnologico-digitale potrebbe essere nient’altro che la sua ultima veste.
Perché questo potrebbe essere la nostra realtà odierna, postmoderna più che moderna, realizzando un passaggio oltre che filosofico, scientifico, economico, politico, sociale, culturale, innanzitutto d’“esistenza”.
Tale processo procede a partire dal materialismo, tipico della modernità, ma va oltre la “solidità” del mondo nella sua molteplicità di manifestazioni, tipica del materialismo (dal materialismo scientifico alla chiusura della vita ordinaria alle forze invisibili del trascendente).
A questa fa luogo un movimento successivo, di “smaterializzazione”, di “polverizzazione” della realtà (compresa l’apertura alle forze “infere del subcosciente”).
E dunque, come nuova forma di materia, che va “oltre la materia”, è possibile avere una realtà che sia composta da strutture hardware e software, connessioni, chip, cavi, macchinari, robot, elettromagnetismo, computer e sistemi binario-informatici, metaverso, ecc.
E l’era della macchina potrebbe essere innanzitutto questo, più che una invenzione dell’uomo. O della quale, forse, alcuni uomini, i creatori di tutto ciò, si sono fatti semplicemente canale: “gli agenti, consapevoli o meno, dell’avvento dell’era della macchina e della smaterializzazione!”
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La postmodernità ad ogni livello
E tale trasformazione, come dicevamo, è complessiva, e avviene da questo nodo fondamentale, in questa fonte primaria – l’esistente –, e poi in tutti i campi della vita umana e anche dello scibile.
È un ingresso nel “post” a più livelli: postumano, post-pensiero, post-ideologico, postgiudaico-cristiano, post-mediale, ecc.
Quest’ingresso ha in sé un suo specifico portato di carattere “fisico”, “pratico”, caratterizzato dai seguenti movimenti: dissoluzione della religione e della spiritualità; dissoluzione dello Stato e delle istituzioni; dissoluzione della famiglia e della comunità; dissoluzione del sapere finora accumulato (religioso, filosofico, ideologico-politico); dissoluzione del tessuto economico-produttivo; dissoluzione dell’individuo stesso per come da noi conosciuto.
Diverse sono le tappe salienti di questo passaggio: la fine delle grandi narrazioni ideologiche connesse ad alcuni fatti storici – es. la caduta del Muro di Berlino; l’affermazione di un certo edonismo di stampo commerciale; l’importazione del cosiddetto american way of life3 anche in Europa occidentale, e da qui anche ad altri contesti ad essa estranei (Est Europa, Africa, paesi arabi, ecc.); il superamento delle grandi costruzioni filosofiche, epistemologiche, o anche scientifiche e sociologiche, a vantaggio di modelli “leggeri”, che superino lo stesso sistema positivistico, illuministico e cartesiano.
A riguardo le teorie di Gilles Deleuze e Félix Guattari, circa il “rizoma”, figura presa in prestito dalla botanica, ma “capovolta” in senso orizzontale (Dugin, 2017, p. 242), e che rappresenta il cardine di questo sistema, articolato da “reti” e connessioni interdisciplinari “non verticali” e dunque “non autoritarie”.
E ciò investe anche la sfera della religione – l’affermazione di sincretismi spiritualistici non più istituzionalizzati –, come del pensiero – l’attacco all’autorità, e proprio grazie a media e computer, anche in campo culturale e all’interno dello stesso percorso gerarchico di apprendimento (metodo, logica centripeta e lineare, principio della consecutio , rigore, sforzo e costanza nello studio e nell’elaborazione) (Sartori, 2007).
Anche dal punto di vista societario e nel mondo delle relazioni interpersonali abbiamo un passaggio importante, quello che è stato definito dal sociologo Zygmunt Bauman della “società liquida” (Bauman, Modernità liquida , 1999): una rimodulazione dei rapporti interpersonali – dato il processo di dissoluzione della struttura sociale “classica”, o “moderna” a seconda dei punti di vista – dalla quale emerge l’individualismo sfrenato, l’“apparire” e il consumismo – intesi come “ancore” che tengono vivo il senso di appartenenza.
Questo processo viene completato a livello culturale dalle tendenze proprie alla postmodernità e al “globalismo” – l’ideologia di fondo della globalizzazione –, le quali favoriscono l’edificazione di una società di “identità omologate”, “atomi intercambiabili”, già predetta tra gli altri dal filosofo Julius Evola (1970) .
“Saper leggere correttamente la realtà odierna è fondamentale per chiunque voglia aprirsi degli spazi di produzione, di azione, di economia, e in ultim’analisi di vita.”
Dall’Io al digitale, dal digitale all’Io
In questo quadro, “la proiezione mentale del tuo Io digitale” segna un importante passaggio. Non si tratta infatti della mente che produce l’Io digitale ma del contrario.
È il cambio di paradigma nella concezione del mezzo tipico della scena mediologica inaugurata da un Harold Innis e soprattutto da Marshall McLuhan, nella quale il medium, il mezzo, non è più “strumento per” ma è il fine stesso: “medium is the message”.
Del tutto simile il motto dei Fab Lab, la nuova officina dell’industria 4.0, ovvero “dal bit all’atomo”[4] .
Questa concezione rientra esattamente nel processo, nel passaggio alla postmodernità per come da noi indicato: il medium che riscrive la realtà, essendo egli stesso il fine delle cose, l’Io digitale che produce la realtà, il bit che produce l’atomo.
Per tornare a McLuhan e alla sua concezione postmediale, o meglio, “mediologica”, che esce da quella positivista secondo la quale il mezzo è strumento per ottenere un fine, tale concezione fonde il medium al messaggio, e rende il medium agente principale dei processi storici e delle stesse mutazioni di carattere antropologico (neurologico e psicologico-sociali) che li accompagnano.
Questa concezione si forma in Marshall McLuhan a partire dalla sua opera La Galassia Gutenberg. Nascita dell’uomo tipografico (2011) e prosegue con Gli strumenti del comunicare (2008), oltre che con tutta la sua opera e con la scena della “mediologia” abbracciata da tanti altri ricercatori.
La mediologia si approccia al medium non come sapere specialistico, non come a un qualcosa di fisso, ma legato alla versatilità crescente degli strumenti e al diversificarsi degli usi; e soprattutto come a un qualcosa di onnipresente e non più relativo ad alcuni momenti della vita umana.
Il medium come agente principale dei processi storici, in grado di traghettarne le dinamiche politiche e societarie, e in grado anche di riscrivere l’uomo, di ristrutturarlo antropologicamente, di plasmarne l’Io, e a partire dalla sua sfera subconscia, la vera sfera d’azione dei media secondo lo stesso McLuhan.
Una totale innovazione dunque del modo di intendere i media, e come abbiamo visto della realtà tecnologica e digitale più nel complesso; invertita di direzione, in quello che potrebbe essere il suo processo naturale, e quindi: “la proiezione mentale del tuo Io digitale!”.
Bibliografia e filmografia
Dugin A., La quarta teoria politica , NovaEuropa Edizioni, 2017.
Evola J., I saggi della “Nuova Antologia” , Edizioni di Ar, 1970
Guénon R., Il regno della quantità e i segni dei tempi , Adelphi, 2009.
McLuhan M., Gli strumenti del comunicare . Il Saggiatore, 2008.
McLuhan M., La galassia Gütenberg . Armando Editore, 2011.
Pireddu M. e Serra M., Mediologia . Liguori Editori, 2012.
Sartori G., Homo Videns. Televisione e post-pensiero , Editori Laterza, 2007.
Matrix, L. Wachowski, A. Wachowski, Stati Uniti d’America , Australia, 1999.
[1] Modificazione dell’ambiente, si intende il cambiamento della parte “sottile”, prima ancora che fisica, dell’uomo e dell’“ambiente”, sempre sottile, ad esso relativo. Cambiamento determinato dal procedere “verso il basso” del ciclo cosmico, “poiché ogni periodo della storia dell’umanità corrisponde propriamente ad un ‘momento cosmico’ determinato, deve necessariamente esservi una correlazione costante fra lo stato stesso del mondo, o della cosiddetta ‘natura’ nel senso più comune della parola, e più specialmente dell’insieme dell’ambiente terrestre, e quello dell’umanità la cui esistenza è evidentemente condizionata da questo ambiente”.
[2] Secondo la scansione del tempo dell’antica India, ripresa da Esiodo nel poema “Le opere e i giorni” del VIII secolo a.C., il tempo è suddiviso in questo modo: Satya Yuga o Krita Yuga , l’“età dell’oro” esiodea; Treta Yuga , l’“età dell’argento” esiodea; Dvapara Yuga , l’“età del bronzo” esiodea; Kali Yuga , l’“età del ferro” esiodea. Sempre per Esiodo tra l’“età del bronzo” e quella “del ferro” vi è quella “degli eroi”.
[3] Categoria sociologica con la quale si intende lo “stile di vita americano”.
[4] I fabrication laboratory (Fab Lab), nascono con Neil Gershenfeld, professore del Massachusetts Institute of Technology (MIT) nel 1998 ad un laboratorio universitario per la sperimentazione su nuovi materiali e tecnologie. Per Gershenfeld la rivoluzione introdotta dalla tecnologia digitale non poteva rimanere al livello bidimensionale dello schermo, ma doveva essere completata nel passaggio dal bit ad atomo, da informazione a materia.