Roberto Siconolfi – classe ’83, campano, sociologo, saggista, mediologo.
I media hanno connesso le menti, creando quella che in precedenti articoli abbiamo definito come una gigantesca “coscienza collettiva psichica”, o “campo unificato” per dirla con McLuhan o “infosfera” per dirla con Luciano Floridi.
Ora, quello che ci viene spontaneo da chiedere è, ma sarebbe possibile “tornare”, per così dire, da questa gigantesca connessione “virtuale” ad un’effettiva connessione “reale” delle menti?
E sarebbe possibile riscoprire una connessione basilare delle menti, anche senza il medium, andando a “vedere” che le menti in realtà sono già connesse, e tanto connesse che potrebbero fare a meno dello stesso medium per esser tali?
Quesiti che sembrano avveniristici, o che possono aprire ad aspetti magici della realtà, dove le cose avvengono senza passare in maniera diretta nel mondo dei sensi.
Ma ricordiamoci che questa è l’era del “reincanto del mondo”, e i media ne sono parte integrante!
In quest’articolo parleremo di alcuni meccanismi che vanno oltre la realtà tangibile, “materiale”, oltre il mondo dei sensi, e che sono possibili grazie ai media.
Ma alla base di ciò vi è una visione più profonda della realtà, e che ci fa capire come essa funziona per davvero!
In questo articolo ci occuperemo di:
Postmodernità e nuova realtà digitale
Unisciti agli oltre 7.500 professionisti che leggono la nostra newsletter per approfondire la comunicazione strategica e la trasformazione digitale!
Sincronie e mente unica
Fateci caso. Pensate a una persona e vi arriva il suo messaggio!
Ma allora c’è qualcosa di più del semplice medium?
Il medium non è semplicemente un mezzo per raggiungere qualcosa, come direbbe McLuhan, ma nel mezzo vi è lo stesso fine che costruisce una nuova realtà.
O, in senso ancora più profondo, potremmo dire che il mezzo possiede già una nuova realtà in formazione, crea una nuova realtà dove soggetto e mezzo sono fusi in tutt’uno e dove il mezzo estende gli stessi poteri effettivi, “veri”, della mente del soggetto, quelli che vanno al di là del mondo sensibile.
“Essere, sentirsi, tutt’uno”, è forse questa una delle nostre potenzialità.
La divisione tra i soggetti, o tra un soggetto e un oggetto è un retaggio, per così dire, della concezione moderna della realtà.
Con la modernità, la filosofia di Cartesio in particolare, il soggetto si scinde dall’oggetto, a partire dal dualismo tra res cogitans e res extensa .
Il soggetto, la mente del soggetto, non si percepisce più come collegata al mondo esterno.
L’uomo rompe con il mondo dello spirito (separazione su un asse verticale), e con l”altro’ (separazione su un piano orizzontale).
Con la postmodernità, invece, questa separazione è recuperata.
O meglio, se da un lato è recuperata in forma “caricaturale”[1], dall’altro, invece, in forma “evolutiva”, e questo e con la vita pratica, quotidiana, e con la nascita di concezioni scientifico-filosofiche più all’avanguardia.
Pensiamo stesso alla fisica di David Bohm, e alla sua teoria sull’Universo olografico, dove vi è un ordine “implicato”, “sottile”, che muove, determina un ordine “esplicato”, materiale, e senza scissioni tra i due campi.
La teoria è completata da un collegamento anche di tipo orizzontale tra i soggetti, o meglio, per Bohm esiste un “soggetto unico”, che è frazionato nei vari soggetti particolari, i quali rimandano l’essenza della loro esperienza come “distillati” al soggetto unico e universale.
Di teorie prodotte dalla fisica quantistica o dalle neuroscienze ve ne sono a bizzeffe, e molte delle quali che confermano il collegamento tra un mondo “superiore”, “invisibile”, e quello “inferiore”, “visibile”.
Un ritorno a concezioni metafisiche del cervello e della realtà più in generale, può avvenire anche grazie alla teoria di Jean-Pierre Changeux sull’“Uomo neuronale”, la parte riguardante la “forma”, ovvero “un’organizzazione nello spazio e nel tempo di elementi semplici”.
In La vie des formes et les formes de la vie Changeux (2012) ammette la possibilità di un’ipotesi metafisica nella generazione di esse, oltre a quella di tipo “darwiniano”.
Essa “fa appello alla teologia naturale di Platone a John Paley o all’Abbe Pluche: le forme sarebbero astrazioni non materiali, non fisiche, extra-mentali, ‘essenze’, create da un ‘demiurgo’ o ‘grande orologiaio’. Si troverebbero, secondo Platone, hyperouranios topos, vale a dire oltre il cielo … Queste idee riaffiorano oggigiorno tra i seguaci del ‘design intelligente’”.
Un modello, dunque, che torna a dare il ruolo primario alle essenze, che sono esse stesse a “formare”, a “plasmare”, la materia e non viceversa!
A Platone si ricollega anche la teoria di Bohm.
In sostanza per il fisico americano esiste una “forza invisibile” che, come nel Timeo platonico (2001), governa le proprietà materiali ed energetiche ed è in grado di agganciarsi sin nelle particelle più piccole (particelle elementari).
Infatti, proprio nella filosofia di Platone è necessario andare oltre la superficie della materia, per giungere a conoscere la natura essenziale e autentica della realtà; per cui la vera natura delle cose è ciò che si conosce con il “pensiero” – “pensiero” inteso non nel senso “moderno” e “razionalistico”.
In ultim’analisi, per Bohm, abbiamo un “ordine implicato” che è in grado di dirigere l’“ordine esplicato”, definito da egli stesso un’“illusione”, proprio alla stregua della Maya dei Veda (2003), gli antichissimi testi sacri indiani.
L’“ordine implicato”, che come lo spirito agisce sulla materia (l’ordine esplicato), assume le sembianze del “mondo delle idee” di Platone, che governa la realtà con meccanismi propri ed armoniosi.
Una connessione a più livelli dunque, tra le scoperte scientifiche occidentali ultime e d’avanguardia, la tradizione filosofica occidentale antica e premoderna, le dottrine spirituali d’Oriente di ieri e di oggi.
Il tutto sulla base del principio di integrazione dei soggetti e della mente e a un piano superiore, dal quale discende la realtà visibile, e a un livello orizzontale (tra tutti i vari soggetti).
Su questa falsariga ve ne sono altre ancora di teorie e di connessioni tra queste stesse teorie e le dottrine filosofico-metafisiche suddette.
E dunque tornando al punto, la prima riflessione riguarda proprio la possibilità a cui aprono i media, in particolare i social network.
Possono essi fare da ponte, da sovrastruttura tecnologica, la quale ci può rimandare alla visione evidente di una connessione già alla base dei soggetti, come in un tutt’uno, il “soggetto unico” che ci lega tutti?
Se quando penso a una persona mi arriva un suo messaggio in chat, sarà che vi sia già una connessione con la sua mente, e con quella dell’altro più in generale, e che dunque sarebbe possibile sentirsi quantomeno connessi col prossimo, senza bisogno del medium?
E questo in particolare dove tra le menti vi è già una particolare sintonia, un “sinergismo” già esistente, ad esempio tra amici, fidanzati, fratelli, coscienze gemelle, praticanti di cammini “spirituali” e soggetti particolarmente dotati di intuito vari.
Può dunque essere, la conoscenza dei media, una porta d’accesso anche per una consapevolezza più profonda della realtà, e questo già per come indicava McLuhan, ma andando anche “oltre” McLuhan, verso sentieri più nascosti, che attivano traiettorie “magiche” della realtà?
Più è alta la presenza, la “centratura”, la qualità, l’impegno e la “pulizia” dell’energia impiegata per elaborare il contenuto, maggiori sono i riscontri positivi.
Il lavoro tra vocazione e responsabilità – Intervista a Massimiliano Pappalardo
Sincronicità verso il medium
Ma un fenomeno di sincronicità avviene anche nei confronti del medium stesso, e in due direzioni.
O pensando ad un contenuto (una canzone, un film, ecc.), o addirittura a una situazione della nostra vita quotidiana, la quale ci viene riportata nella home di Facebook o di YouTube.
Con ciò possiamo ipotizzare che si possa essere realizzato un collegamento sottile con il medium dovuto proprio all’intelaiatura del medium con la nostra sfera neuro-cognitiva[2] .
Un vero e proprio collegamento invisibile, che può generare dipendenza (vedi l’uso continuato e per certi versi ossessivo che si fa dei social), e che può alimentare il fatto che i media pensino al posto nostro (cit. Roberto Maragliano).
E talvolta può capitare addirittura la decrittazione di una situazione specifica, magari emergente da una conversazione in chat, nella quale il social o la piattaforma ci rimandano a un contenuto che rappresenta meglio di tutti quella situazione (es. litigare con la propria ragazza in chat e poi il video sul come gestire determinate situazioni con le donne).
E questo non è addebitabile per forza a un particolare sistema di intercettazione di ciò che stiamo dicendo, delle parole che usiamo, per scopi pubblicitari ad esempio, bensì a una possibile connessione “sincronica”, “invisibile”, che si gioca a più livelli, e in grado di decifrare e riportarci a situazioni più strutturate del semplice “pensare a una canzone e trovarla subito nella home di YouTube”.
Questa cosa ha delle basi anche tecniche, dovute al funzionamento stesso di determinati media e dunque per estensione del mondo mediatico più nel complesso.
Ad esempio, con la domotica, a detta dello stesso Jean Baudrillard (sociologo e filosofo francese morto nel 2007), si instaura un collegamento “sottile” oltre che fisico, un sistema di rimandi e implicazioni funzionali tra il soggetto-utente e l’insieme di accessori, diversi per natura, grandezza e funzione, i quali “informano” il nostro ambiente domestico (Il sistema degli oggetti, 1972).
O ancora per Roberto Maragliano (pedagogista) “i media pensano dentro di noi e ci orientano ad agire […] nei modi della reticolarità, del connessionismo e del costruzionismo”. (1998)
Su queste basi, e alla luce del discorso fatto in precedenza, sarebbe possibile “vedere”, “ipotizzare”, legami veri, sostanziali con i media, che vanno al di là della semplice connessione fisica nella quale si pigia un bottone per avere qualcosa.
Bensì legami psichici, o anche emozionali, un collegamento che seppur non visibile, non dotato di materia “tangibile”, esiste tra il soggetto e il medium, e che è in grado di ritornare dal medium al soggetto, presentandoci almeno in via embrionale ciò che pensiamo e ciò che desideriamo, o ciò di cui abbiamo bisogno.
E qui, a questo punto, ci verrebbe da chiedere se da questa forma ancora “embrionale” sia possibile giungere a tipi di situazioni e forme ancor più complesse.
Delle “piccole forme di vita” in erba, ibridi uomo/medium e che possono essere ancor di più potenziate con certe tecnologie all’avanguardia (es. 5G o metaverso).
Presenza e connotazione energetica dei media
Una connessione anche emozionale non solo psichica!
Talvolta lo stesso stato psicologico, il “come ci sentiamo”, trova a specchio il suo riscontro nel medium.
Un’ottima esperienza la possiamo fare sempre sui social, dove talvolta la scrittura di uno “stato”, di un post, a seconda del carico emozionale che abbiamo produce per riverbero quella stessa emozione nei nostri follower, i quali ci restituiscono la medesima con commenti sulla stessa lunghezza d’onda.
E questo ha una base concreta nel funzionamento tecnico del medium, come ci riporta stesso Marshall McLuhan da alcuni studi sul telefono o sulla telescrivente.
Esso è un amplificatore dell’inconscio – o subconscio a seconda delle scuole di pensiero[3] – (differenza tra gli approcci nella conversazione dei russi o degli statunitensi, ad esempio).
Da qui un certo potere di “carico”, di connotazione “energetica” del medium, può concretizzarsi. E proprio da questa parte nascosta, sconosciuta, nel senso di “inconsapevole”.
E’ questa la sede di tutto quel mondo di ribollimenti, impulsi, emozioni, istinti, che si attagliano e alle azioni dell’uomo nella vita reale, ma allo stesso modo anche nella vita virtuale internettiana, fondendosi con lo stesso mezzo e generando dunque comportamenti a reazione corrispettiva, potremmo dire genericamente “karmici” [4] .
Tutto ciò proprio grazie al livello di consapevolezza e di carico energetico che infondiamo nell’uso del medium.
Ricordiamo anche in questo caso il funzionamento tecnico del medium, e in proposito ricordiamo le parole di De Kerckhove per il quale il social, la “rete”, “estende il sistema limbico del corpo singolo a quello della folla” (2014, p. 144).
Una stretta correlazione tra la tecnologia mediatica e la parte psichico-emozionale dell’individuo, che si riverbera sia sull’ambiente[5] (Postman, 1983, p. 154) che sull’individuo stesso.
Dunque è fondamentale il grado di presenza mentale, di “presenza a sé”, quando si agisce nel mondo del web, anche per la qualità e i risultati della nostra stessa azione nel mondo del web.
I migliori riscontri spesso si hanno proprio quando questo grado è alto.
E’ li che a specchio l’universo mediatico reagisce nel migliore dei modi, e la cosa è constatabile proprio nell’elaborazione e pubblicazione del contenuto.
Più è alta la presenza, la “centratura”, la qualità, l’impegno e la “pulizia” dell’energia impiegata per elaborare il contenuto, maggiori sono i riscontri positivi.
Viceversa il medium amplifica le forze negative che noi generiamo, restituendoci le stesse in maniera amplificata (nei commenti a un post ad esempio).
I media sono a tutti gli effetti forze “subcoscienti”, “sub-materiali”, che nel primo articolo abbiamo definito come la realtà materiale specifica dei nostri tempi[6] .
Quindi l’attenzione a non farsi travolgere da essi deve essere massima!
Essi sono come le forze titaniche del lavoro della fabbrica delle quali parlava Ernst Jünger in L’Operaio (2004), il quale come un vero guerriero manovra e padroneggia tali forze titaniche.
Riuscire a muoversi nel mondo del web, o della tecnologia-mediatica più in generale, come un Sioux, un guerriero indoario, o tolteco, o spartano, è la vera scommessa dei nostri tempi.
Presenza, lucidità di pensiero, capacità di discernimento (ad esempio nella valutazione di contenuti vari), capacità di azione (in video o di parola) equilibrata, mirata, mai eccessiva, rabbiosa, o comunque mai eccessivamente rabbiosa.
Disciplinarsi, disciplinare l’Io, e farlo fuori e dentro il web, e di nuovo dentro e fuori il web, in un continuo flusso evolutivo!
Postmodernità e nuova realtà digitale
Unisciti agli oltre 7.500 professionisti che leggono la nostra newsletter per approfondire la comunicazione strategica e la trasformazione digitale!
Bibliografia
Bohm D., Universo, mente, materia , Milano, Red Edizioni, 1996.
Changeux J.P., La Vie des formes et les formes de la vie , Paris, Odile Jacob, 2012.
De Kerckhove D., L’impatto di internet sul sistema limbico sociale , in G. Greco (a cura di), Pubbliche intimità.L’affettivo quotidiano nei siti di Social Network , FrancoAngeli, 2014.
Floridi L., La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo , Raffaello Cortina Editore, 2017.
Jünger E., L’operaio , Guanda, 2004.
Maragliano R., Nuovo manuale di didattica multimediale , Editori Laterza, 2007.
McLuhan M., Gli strumenti del comunicare . Il Saggiatore, 2008.
Panikkar R., I Veda. Mantramañjarī , Milano, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, 2001.
Platone, Timeo , (a cura di G. Reale), Milano, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, 2003.
Postman N., Ecologia dei media. L’insegnamento come attività conservatrice , Armando, 1983.
Siconolfi R., La proiezione mentale del tuo io digitale [parte 1] .
[1] Siconolfi R., Postmodernità e media: il reincanto del mondo .
[2] Siconolfi R., Comprendere i media, riscoprire il Sé.
[3] Il subconscio rappresenta le zone al di “sotto” della propria soglia cosciente, mentre l’inconscio quelle completamente sconosciute. I due concetti sono spesso usati come sinonimi.
[4] Nelle dottrine orientali (induismo e buddhismo), si intende l’insieme degli effetti e dei contro effetti determinati da un’azione.
[5] Secondo il sociologo Neil Postman i media “non sono dei meri strumenti per facilitare le cose. Sono degli ambienti […] all’interno dei quali noi scopriamo, modelliamo ed esprimiamo in modi particolari la nostra umanità”.
[6]Siconolfi R., La proiezione mentale del tuo io digitale [parte 1].